Dopo il 12 febbraio, nuova legge sugli assegni integrativi e di prima infanzia. Il caso del cuoco Domenico Ferraro: «Ci hanno tolto 564 franchi al mese di colpo».
BODIO – «Ci hanno tolto 564 franchi al mese di colpo. Non sappiamo più da che parte girarci». Domenico Ferraro, classe 1979, è un giovane papà di Bodio. Di mestiere fa il cuoco e percepisce 3900 franchi al mese “puliti”. Troppi, stando al nuovo sistema di calcolo del Cantone per l’assegnazione degli assegni integrativi e di prima infanzia. «Mi hanno bloccato gli assegni integrativi da un giorno all’altro – dice – . Io e le mie bimbe siamo vittime del voto popolare».
Votazione decisiva – Il voto in questione è quello dello scorso 12 febbraio. Quel giorno il popolo ticinese ha approvato, con il 52,5% dei voti, la modifica della Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali. A Domenico la fatidica lettera è arrivata lo scorso 28 febbraio. Ma il cuoco leventinese è in buona compagnia. La manovra, voluta per riequilibrare le finanze cantonali, nelle ultime settimane ha colpito centinaia di famiglie ticinesi. E c’è anche chi ha perso un sussidio mensile di 2.000 franchi.
Fatica – Domenico ha due bimbe di 2 e 3 anni. Sua moglie non lavora. E, oltre allo stipendio, riceve 400 franchi complessivi di assegni famigliari. «Con gli assegni integrativi riuscivamo ad avere una vita dignitosa. Adesso faremo fatica. Molta fatica».
Una rivoluzione partita da lontano – La rivoluzione degli assegni integrativi e della prima infanzia era già iniziata a gennaio 2016, dopo una decisione del Parlamento ticinese. Con grosse limitazioni, ad esempio, per gli stranieri e per i lavoratori indipendenti. Ora, il nuovo giro di vite: riceveranno il sostegno solo le famiglie con un reddito complessivo molto basso.
Inversione di rotta – Fino a dicembre 2015 erano 3200 le famiglie ticinesi che beneficiavano di assegni integrativi o della prima infanzia. Adesso sono centinaia in meno. Sui social network c’è subbuglio da qualche settimana. E si parla di manifestazioni in piazza. «Io non so come comportarmi – conclude Domenico –. La decisione ci è stata comunicata senza preavviso. Non avrei mai pensato di rientrare nella categoria soggetta ai tagli. È vero, il popolo si è espresso. Però forse tanta gente non si è resa conto realmente di quali sarebbero state le conseguenze concrete del voto».