Ombre sul Consorzio Betoncablo Castiglioni di Busto Arsizio, aggiudicatosi il mandato per le opere frangiflutti. L’autorità: «Hanno scontato la loro pena. L’appalto non va ridiscusso»
GAMBAROGNO – Ancora dubbi sui lavori di costruzione per il nuovo porto regionale del Gambarogno. Non bastavano le polemiche legate all’annullamento del primo bando di concorso da parte del Municipio. Ora spunta un’altra “novità”. Il Consorzio Betoncablo Castiglioni di Busto Arsizio (Varese), che si è portato a casa l’appalto, sarebbe legato a due imprenditori condannati nel 2016 per frode fiscale in Italia.
Avevano l'offerta più alta – È l’estate del 2015, quando il Comune di Gambarogno lancia il concorso per le opere frangiflutti del porto. Presentano l’offerta cinque aziende: due italiane e tre ticinesi. Quella della Betoncablo-Castiglioni risulta essere la più alta. Supera i 7 milioni e mezzo di franchi. Mentre il minor offerente ticinese avanza un’offerta di poco inferiore ai 5 milioni.
Un nuovo concorso – Il Municipio a un certo punto ritratta. Bisogna abbattere i costi. E allora si rifà il concorso, ridimensionando il progetto in maniera sostanziale. Apertura: aprile 2016, ma stavolta i concorrenti sono a conoscenza del limite massimo di spesa del Comune. La Betoncablo si aggiudica il mandato, dimezzando addirittura l’offerta. Si passa a un’offerta di 3,9 milioni, contro un preventivo del committente di 3,6 milioni. Le ditte ticinesi in lizza restano con un pugno di mosche.
Scintille – La strategia del Comune fa imbestialire la Società Svizzera Impresari Costruttori. «Non condividiamo la scelta del committente di rifare il concorso, esplicitando quanto si vuole spendere – ribadisce ancora oggi il direttore della sezione ticinese Nicola Bagnovini –. In particolare quando si è confrontati con ditte estere che hanno dei salari di base ben al di sotto dei nostri».
La sentenza – Ora, trapelano ulteriori dettagli. Nell’aprile del 2016, dopo anni di inchieste, i due fratelli titolari del Gruppo Castiglioni sono condannati per frode fiscale dal Tribunale di Busto Arsizio. Caduta, invece, l’accusa di riciclaggio.
Sindaco ignaro – Il Municipio di Gambarogno ne era al corrente? Sembrerebbe proprio di no. Almeno a giudicare dalle parole del sindaco Tiziano Ponti. «No, non ne ero a conoscenza – ammette –. E non so nemmeno dirvi se questo aspetto pregiudichi il mandato della ditta in questione».
L'ingegnere – Qualcosa in più lo indica, invece, Gianfranco Sciarini, ingegnere che ha analizzato le candidature. «La questione – spiega – era emersa al momento in cui una ditta ticinese aveva fatto ricorso. L’avvocato ticinese del Gruppo Castiglioni, tuttavia, ci ha fatto notare che questa condanna non può portare all’annullamento del mandato. Perché i due responsabili hanno pagato la loro pena. L’appalto dunque non va ridiscusso».
Gestione sbagliata – Bagnovini, dal canto suo, si limita a confermare quanto già espresso pubblicamente in passato. «Non riusciamo proprio a capire la modalità con cui è stato gestito questo progetto. Finora ha solo causato ingenti costi alle ditte ticinesi che hanno calcolato le offerte».