Mentre gli altri chiudono, lei ci prova: «Venderò solo prodotti locali», dice con accento toscano
MAGLIO DI COLLA - Il primo cliente è stato Giancarlo, il postino. Erano le otto meno un quarto, è entrato a dare il benvenuto e se n'è uscito con un panino. Fino all'altro giorno «sarebbe dovuto andare fino a Tesserete», per uno spuntino. Adesso è arrivata lei: Santina Bicci Schnetzler con la sua bottega a Maglio di Colla che, in tempi in cui i negozi piccoli stentano perfino a sopravvivere, vuole rilanciare l'economia della "sua" valle.
«Un posto del genere mancava proprio» - «Sono una temeraria che apre, lo so», ammette con accento palesemente toscano. Perché la parte ancor più bella della storia, stavolta, è che lei il Ticino l'ha dovuto acquisire dai 24 anni in poi, quando, giovane laureata, arrivò «per amore» a inaugurare il suo laboratorio di restauratrice a Bodio. Oggi di anni ne ha 46 e «una ventina di lavoro ancora davanti, la valle la conosco da 11 anni e che mancasse un posto del genere me lo sono sempre detta». Però poi è arrivata Viola, che di anni invece adesso ne ha 13. E il momento di provare, con un'attività che aspirasse a essere «un servizio per gli altri e un punto d'incontro per la gente», si è procrastinato. Fino a questo lunedì.
Dagli alimentari all'artigianato locale - Pane fresco, pasta, formaggi dei contadini della zona, salumi ma anche «penne biro e scotch, accendifuoco, corde, cavatappi»; o piccolo artigianato locale di chi, alla stregua sua, voglia provare a raggranellare qualche soldo con una passione, vedi «saponi, portatabacchi o portaocchiali, per il momento». Da ieri si posso trovare lì da lei, senza percorrere quei «diciassette chilometri andate e ritorno» che separano dal primo punto vendita importante.
Maglio: un crocevia che fa al caso - «Il progetto è ardito, ma ho energie e voglia di investire», dice mentre ribadisce che «da tempo mi ronzava nella testa». Solo che, per andar controcorrente, sfidar l'economia con la lettera maiuscola che sembra solo negare possibilità, «bisognava trovare il locale giusto. Altrove non avrebbe funzionato. Maglio invece è un crocevia». Ex ufficio postale, stabile Ristorante Campana. «Un giorno sono passata e ho visto il cartello affittasi. Sono entrata. Due giorni dopo è stato tolto».
A bottega per imparare il mestiere - Era settembre, anno 2016. In quattro mesi neanche voleva già mettere in piedi tutto: e ce l'avrebbe fatta a cominciare a gennaio, non fosse stato per un'ernia imprevista. «Ma ho un grande team di amici che mi hanno aiutato. Ho anche dovuto imparare il mestiere». Vendere generi alimentari non è un gioco, lascia intendere; una scommessa con se stessi. «Sono andata a bottega a Isone, da un'amica. Mi ha insegnato ad affettare, fare pesi, controllare i prodotti e le scadenze». Roba scontata, fino a che non te ne occupi.
Rigorosamente "made in Ticino". Ma... - Poi la scelta dell'assortimento, rigorosamente "made in Ticino". «Ho preso contatti personalmente. La pasta Simona o la Morga. I formaggi solo dei produttori della valle. Il miele. Poi, però, su alcune cose ho dovuto cedere alla fine». Multinazionali dal nome rinomato, che tu voglia o non voglia il cliente chiede. Perché qui funziona che un po' sceglie lei, un po' che è l'artigiano a proporsi e un po' la gente a domandare.
Un punto d'incontro per residenti e turisti - «Ho allestito anche una bacheca di scambi o affissioni di informazioni utili alla comunità e ai turisti». A loro si rivolge: «Anziani, villeggianti che sono sempre di più, operai, persone di passaggio. Lo so bene: da me non si verrà a fare la spesa. C'è chi continuerà ad andare in Italia. Ma capiterà prima o poi di non avere il pan grattato in casa. E gli anziani: non tutti hanno la possibilità di fare acquisti altrove. O chi fa una scelta ecologica e non vuole prender sempre l'auto».
Uno stipendietto, magari - Sufficiente per viverci? Tassativo, non illudersi. «Viverci no. Tirarci fuori uno stipendietto, magari. Certo in due non ci si campa. Io lo vedo anche come un servizio sociale. È un'incognita, come fu la bottega di restauro. Comincia con tanto entusiasmo, poi vidi che non funzionava. Ma bisognava provarci, no?». Qui entrano e le dicono «Ce la farai». Ieri, primo giorno, giura che son state già soddisfazioni.