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CANTONE«Mi hanno segregata in casa per otto mesi. Qui, in Ticino»

25.01.17 - 07:56
Le "prigioniere domestiche" sono una realtà anche alle nostre latitudini. Quando si liberano, però, rischiano l'espulsione.
foto 20min
«Mi hanno segregata in casa per otto mesi. Qui, in Ticino»
Le "prigioniere domestiche" sono una realtà anche alle nostre latitudini. Quando si liberano, però, rischiano l'espulsione.

LUGANO - Chiusa in casa per otto lunghi  mesi. A fare da guardia alla " prigioniera", la famiglia del marito. «Mi sorvegliavano notte e giorno. Non mi lasciavano nemmeno andare a far la spesa, o portare da sola mia figlia al parco dietro casa, per paura che scappassi». Alla fine, grazie a una distrazione, la fuga. E il processo, a novembre. Assomiglia alla trama di un film la disavventura di Fatima*: 23 anni, kosovara, è stata segregata nell'abitazione del marito e picchiata più volte nel corso del 2013. L'uomo è stato condannato nelle scorse settimane dalla Corte d'appello di Locarno. 

Il racconto - La giovane madre, contattata da tio.ch-20minuti, ha accettato di raccontare la sua storia sotto garanzia di anonimato. Il timore di ripercussioni è infatti forte. «Mio marito era solito picchiarmi e ho ricevuto minacce di morte dai suoi famigliari, anche davanti alla Polizia» spiega la giovane. «Tutto è iniziato quando è nata mia figlia. Di colpo lui è cambiato». E Fatima si è accorta di avere accanto «un altro uomo, irascibile e violento». Un uomo che non conosceva: il matrimonio era stato combinato a distanza, tra il Kosovo e il Ticino, dalle famiglie. «Prima di raggiungerlo qui l'avevo visto una volta, per un giorno. Da noi le cose funzionano così».

Il fenomeno - Una storia estrema, ma purtroppo non unica. Al Consultorio delle donne di Lugano i casi di donne in fuga dalla violenza domestica sono stati «oltre 300» nel 2016. «Non di rado all'interno di matrimoni combinati si producono queste situazioni» spiegano dal Consultorio. «I numeri del fenomeno però sono purtroppo molto più estesi». Sono circa 700 all'anno gli interventi della Polizia cantonale, uno ogni 12 ore. 

La fuga - Tra le centinaia di telefonate al 117, ben tre sono arrivate dai vicini di casa di Fatima, preoccupati per le grida. «Dopo vari tentativi un giorno, non vista, ho preso mia figlia e siamo scappate via così, senza nulla, solo il passeggino. Non conoscevo l'italiano né la città in cui mi trovavo».

«Un disincentivo alla denuncia» - Poi la denuncia, il processo. Ora però sulla 23enne pende una nuova minaccia: quella del decreto di espulsione. E anche questa non è una rarità. «Senza il sostegno del marito queste donne spesso rischiano effettivamente di dover lasciare il Ticino, venendo meno il ricongiungimento familiare. Questo, purtroppo, costituisce un disincentivo alla denuncia nel nostro Cantone» conferma Mario Amato di Sos Ticino: nel 2016 l'associazione ha trattato 3 casi del genere, fornendo assistenza legale a donne nella situazione di Fatima. «Dal 2008 però, con l'introduzione della nuova legge sugli stranieri, il diritto al soggiorno per donne separate in situazioni di violenza è garantito. Le cose sono migliorate: ma il percorso rimane tutt'altro che una passeggiata, molte ci pensano due volte».  

 * nome noto alla redazione

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