Secondo l'esperto Nicolas Giannakopoulos, manca la volontà politica di combatterla e ormai tutto il Paese è infettato già da tempo
BELLINZONA - C'è un cancro asintomatico, che si sta diffondendo in Ticino. Non fa rumore, ma riprendendo le parole del presidente dell'associazione delle polizie comunali ticinesi Dimitri Bossalini rilasciate recentemente a «LaRegioneTicino», «sta erodendo il tessuto economico ticinese e non solo».
Questo cancro si chiama "criminalità organizzata" e «non risparmia nessuna regione della Svizzera».
Nicolas Giannakopoulos, criminologo che studia il fenomeno, fondatore dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata a Ginevra e che ha scritto un libro sul tema, intervistato da LaRegioneTicino, afferma: «Tutte le organizzazioni criminali mondiali (siciliani, albanesi, cinesi, nigeriani, messicane...) hanno cellule in Svizzera da parecchi decenni. Non solo la mafia calabrese. Ma è solo da 15 anni che le autorità elvetiche hanno iniziato ad affrontare il problema».
La 'ndrangheta, che ha un giro d'affari stimato in 44 miliardi di euro secondo una stima Eurispes, pari quanto a multinazionali come Renault o Novartis, in Svizzera «è da 40 anni che investe e acquista immobili». Ma non solo. Le cosche calabresi puntano sugli appalti. Giannakopoulos, a tal proposito, spiega: «In Svizzera a fare la differenza, negli appalti pubblici o privati, è spesso il prezzo: chi entra con tariffe assolutamente fuori mercato recupera risparmiando sulla manodopera, sul materiale (ossia usando quello più scadente di seconda o terza mano che viene pagato una cifra e rifatturato anche dieci volte tanto) con giri di subappalti che nessuno o quasi controlla e permettono infiltrazioni mafiosi».
In Svizzera, sempre nel nome del risparmio, i controllori sono pochi e i risultati dei controlli eseguiti fanno riflettere: «l'80 % dei cantieri controllati nel Canton Vaud e il 50% a Ginevra è fuori norma».
Il problema di fondo, spiegato sempre dallo studioso del fenomeno, è che gallerie, strade, palazzi costruiti con materiale scadente potrebbero diventare un pericolo per tutti. Ma il problema è che «non interviene nessuno». Manca secondo Giannakopoulos la volontà politica nel volere contrastare il fenomeno. Il rischio che si presenta è che «le ditte sane, rispettose delle norme spariscano, lasciando sul mercato quelle legate al crimine organizzato: in vari cantoni è già così».
Un metodo per combatterla? «La trasparenza totale sulle offerte di tutti i concorrenti: mettiamole online».