Ci sono quelli col "braccino corto" e quelli che si sentono figli di Masterchef e non gli va bene nulla. Quando il cliente si trasforma in una spina nel fianco per un gerente
LUGANO - Con l'arrivo dell'estate si fa sempre un gran parlare di turisti infelici per conti troppo salati o fregature di qualche genere prese in ristoranti inadeguati. Eppure, se potessero parlare i ristoratori, di cose da dire contro quei clienti che "hanno sempre ragione" ne avrebbero a volontà.
Esemplare, in tal senso, è l'animata discussione nata da un post su Facebook di Massimo Suter. «Ma a che livello siamo? Questa non mi era mai successa e riflette a pieno il livello di turismo presente in Ticino - si sfoga sul social il presidente di GastroTicino oltre che chef-patron del Ristorante della Torre di Morcote -. Nel mio locale abbiamo la regola di servire un "amuse bouche" (assaggini gratuiti che generalmente i ristoranti offrono al cliente appena seduto in attesa che arrivino le portate n.d.r.) ad ogni cliente serale come benvenuto, ed ecco la chicca: mi presento al tavolo di 4 clienti e mi sento dire: "Ma lo dobbiamo pagare? Se sì non lo vogliamo"».
Quelli che si alzano e se ne vanno... - A Suter rispondono in tanti. Tra i primi c'è per esempio David Baldassari, che lavora presso il Ristorante Vetta Monte Bré. Il suo racconto si commenta da solo: «Oggi mi chiama un tipo per prenotare un tavolo per 10. Sarebbero arrivati in un quarto d'ora. Prepariamo subito il tavolo all'ombra. Arrivano 45 minuto dopo, dicono di volere un tavolo in prima fila, direttamente sul lago. Tutti occupati, ma avrebbero aspettato senza problemi. 10 minuti più tardi il tavolo era pronto. Si sono accomodati e, dopo aver scattato qualche foto al panorama, se ne sono andati! Lavorare col sorriso a volte è veramente difficile».
Ma è davvero così? Facendo un paio di telefonate a caso per verificare la tendenza emerge effettivamente una realtà che, se non si può dire preoccupante, è quanto meno concreta. «Sicuramente qualcosa sta cambiando - ammette Persyo Cardololo, chef della Locanda Locarnese -. Una cosa che 10 anni fa non capitava mai ed ora, invece, è sempre più frequente è il cliente che arriva, si siede, si fa apparecchiare e portare l'acqua, guarda la carta, poi si alza e se ne va. Magari perché voleva la pizza, ma basterebbe leggere la carta esposta fuori dal ristorante per capire qual è la nostra offerta», spiega.
Quelli che si sentono figli di Masterchef - Il cliente sopra le righe sembra essere ormai una presenza comune a tutti. Anche per quei posti più alla mano, come può essere ad esempio un Grotto. «Sono da 40 anni nella ristorazione e ne ho viste di cotte e di crude - ci spiega il titolare del Grotto Bundi -. Noi cerchiamo di marginalizzare questi avvenimenti, di rispondere con un sorriso. Però è vero pure che il successo di molte trasmissioni di cucina ha trasformato chiunque in chef. E certe volte ti trovi il cliente che vuole saperne più di te che fai questo mestiere da una vita».
Quelli con il "braccino corto" - Cliente sempre meno educato, quindi, o prevenuto di fronte alle tante, troppe, fregature? La domanda la poniamo a colui che ha lanciato il sasso. E che non nasconde la mano. «Purtroppo ho riscontrato una tendenza che mi preoccupa un po' e non riguarda solamente il comportamento della clientela, ma la tipologia di gente che sceglie di visitare il Ticino», spiega Suter. Il ristoratore ammette che sempre più persone vogliono spendere poco, troppo poco. «Ovvio che il turismo non possa essere tutto di prima classe. Ma una pizza in due e una caraffa d'acqua è deleteria. Così non si coprono le spese e si arriva a dover lavorare molto di più per guadagnare sempre di meno».
E i ristoratori furbetti - Suter ammette, però, che essere prevenuti nei confronti dei ristoratori, oggi, non è un atteggiamento ingiustificato: «Non puoi fare pagare un caffé 8 franchi, o una mousse 22 franchi. A meno che nel prezzo non siano compresi piatto, posate e tovaglia. Così distruggi la fama di un locale, ma anche quella di una destinazione. Come accade nel locarnese, che passa per essere zona cara e dove si mangia male. Quando non è per niente vero».