Il rapporto presentato quest’oggi dal Governo contempla solamente i permessi respinti o revocati ai frontalieri e stranieri residenti respinti o allontanati grazie al casellario giudiziale.
BELLINZONA - Sono 33 le persone potenzialmente pericolose non accolte dalla Svizzera grazie all’obbligo di presentazione del casellario giudiziale. Questa misura, in un rapporto presentato oggi alla stampa, ha soddisfatto il Consiglio di Stato. Le conseguenze della misura, si legge nel rapporto, sarebbero «un effetto dissuasivo» e il consentire «di esaminare in maniera approfondita i dossier presentati».
Difficili i termini di confronto - Leggendo il sunto del rapporto consegnato alla stampa, i dati statistici presentati riguardano il numero di permessi B e G richiesti negli anni 2011-2016, la quantità di richieste dall'introduzione della misura e il numero di permessi negati (i famosi 33 su 192 casi approfonditi). Ci sarebbe piaciuto confrontare questo dato con quello degli anni precedenti. Cifre che abbiamo richiesto alla Segreteria di Stato della migrazione a Berna e al Dipartimento delle Istituzioni ticinese ma che non sono disponibili. Bellinzona aggiunge che sarebbero «difficilmente comparabili».
Non è cambiata la legge, è cambiata la procedura - L’Allegato I all’Accordo sulla libera circolazione delle persone, permette alla Svizzera di rifiutare il soggiorno o l’entrata di persone «per motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza e pubblica sanità». In vigore dal 2002, la norma consentiva già di non concedere il permesso. Fino al 2008 ciò è stato fatto senza la presentazione di alcun documento, solo approfondimenti spontanei delle autorità avrebbero portato a scoprire eventuali elementi pericolosi. Dal 2009 si è introdotta l’autocertificazione, rimasta in vigore fino al 2015. I dati sui permessi non concessi in precedenza non sono presentati.
«Difficilmente comparabile» - Abbiamo chiesto a Morena Antonini-Simionato, Responsabile dell’Ufficio della migrazione (UM), il perché di questa omissione. «I dati presentati oggi riguardano le persone a cui il permesso non è stato concesso per informazioni scaturite dal casellario giudiziale», ci spiega. Sono quindi più di 33 le persone ritenute pericolose per la Svizzera? «Sì, non sono stati menzionati altri casi di rifiuto, come condanne subite in Svizzera o altre situazioni». Per questo, il Dipartimento delle Istituzioni non ha presentato il dato storico dei permessi negati perché «difficilmente comparabile».
«Autocertificazione, molti sottacevano» - Secondo Antonini-Simionato la mancanza della procedura precedente è legata soprattutto al fatto che «molte persone sottacevano delle condanne subite all’estero». Non tutti però: «Sì, vi sono state persone che ammettevano dei precedenti sulle autocertificazioni, che in taluni casi hanno portato al diniego». L’introduzione del casellario giudiziale, ci conferma la Responsabile dell’UM, ha permesso però di scoprire in fase di rinnovo alcuni casi in cui il richiedente aveva precedentemente omesso delle condanne.
Il casellario funziona? - Questi casi sono senza dubbio motivi di valore della misura introdotta lo scorso anno dal Dipartimento delle Istituzioni. Così come alcune drammatiche circostanze avevano mostrato in passato la necessità di verificare più puntualmente i precedenti di un immigrante. Riteniamo però che il Consiglio di Stato non abbia fornito i dati che avrebbero permesso di giudicare oggettivamente l’introduzione dell’obbligo del casellario giudiziale.