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LUGANO«Vi spiego perché voglio decidere quando morire»

17.03.16 - 10:09
Niente suicidio assistito nelle case per anziani, lo ha deciso il Parlamento. Ma il tema è sempre meno tabù. La storia di Mariella Bassi, 72enne ticinese iscritta a Exit
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«Vi spiego perché voglio decidere quando morire»
Niente suicidio assistito nelle case per anziani, lo ha deciso il Parlamento. Ma il tema è sempre meno tabù. La storia di Mariella Bassi, 72enne ticinese iscritta a Exit

LUGANO - Niente Exit e Dignitas nelle case per anziani ticinesi. Dopo la recente decisione della commissione sanitaria del Gran Consiglio, che ha respinto un’iniziativa di Michela Delcò Petralli (Verdi), il tema del suicidio assistito è tornato di strettissima attualità nella Svizzera italiana. Tanto che qualcuno ha pure deciso di esprimere pubblicamente il suo disappunto. Lo ha fatto Mariella Bassi, 72enne di Lugano, con una breve lettera a un quotidiano. «Voglio decidere io quando morire», il suo pensiero in sintesi. E noi Mariella l’abbiamo cercata, a casa sua, per strapparle una testimonianza. È la prima volta che una ticinese iscritta a Exit si espone fino a questo punto in un’intervista. «Anche se a me - puntualizza la 72enne - non piace apparire. Io ho scritto a quel quotidiano perché volevo semplicemente dire la mia opinione».        

Una donna energica - Bionda, occhi azzurri, fisico da persona in perfetta salute. Mariella è originaria di Mendrisio, ma vive a Molino Nuovo dagli anni ’70. «Perché ho sposato un luganese». Per oltre 30 anni ha gestito un negozio di abbigliamento in Via Zurigo. Oggi Mariella, un figlio già adulto e due nipoti, è in pensione. Da quando sua madre è morta, 7 anni fa, abita da sola con il suo gatto, Stella. «Vede, la morte di mia madre, che negli ultimi anni della sua vita stava in casa con me, mi ha fatto tanto male. Eppure io non penso di rivederla un giorno…»

Fede - E la parentesi, a questo punto, diventa doverosa. «Io non sono credente, anche se rispetto tanto chi lo è. Penso che l’aldilà non esista. Questo ha sicuramente influito sulla mia scelta. So che forse è sbagliato pensarla così, ma non riesco a concepire un’altra vita dopo la morte». 

Convinzione - Mariella si è iscritta a Exit una decina di anni fa. Per convinzione, dice lei. «Era da diverso tempo che ci pensavo. Dicevo che se avessi avuto un problema grave, ad esempio un'infermità dovuta a un ictus, avrei preferito morire. Io amo la libertà, in tutte le sue forme. A un certo punto ho contattato la sede centrale di Exit, a Zurigo. Mi hanno mandato un formulario di iscrizione, tutto è stato parecchio discreto. Da allora pago una quota di 45 franchi all’anno, non ho mai incontrato nessuno di loro, ma a me sta benissimo così».

Testamento - Alla 72enne di Lugano sono state inviate tre tessere da parte dell’associazione per la morte assistita. «Una ce l’ho io. Una l’ho data a mio figlio. E l’altra alla mia dottoressa. Lì c’è scritto che faccio parte di Exit. E c’è anche il mio testamento biologico. Non voglio che ci sia un accanimento medico nei miei confronti nel caso in cui un giorno io non possa più né muovermi, né parlare». 

Serenità - Parenti e amici sono a conoscenza della scelta di Mariella. «Mio figlio l’ha accettata serenamente. E anche le mie due sorelle più “grandi”. A volte c’è qualche amica che mi dice: “Io non lo farei”. Ma si tratta di pensieri personali. Nessuno ha mai tentato di farmi cambiare idea. Anche perché sanno che io non mi smuoverei». 

Il potere di decidere - La recente decisione della Commisione sanitaria del Gran Consiglio ticinese ha infastidito Mariella. «Io sono una persona che ama la vita, sono sempre contenta. Però quando sento di certe situazioni nelle case anziani o negli ospedali davvero mi viene da pensare. Sì, io voglio decidere quando morire. Mi creda, non voglio assolutamente che le altre persone la pensino come me, questa è davvero solo una mia convinzione personale».

Fumo e carte - È una donna loquace, la 72enne di Molino Nuovo. Tra una chiacchiera e l’altra racconta del suo passato da fumatrice. «Ho smesso di fumare due anni fa, dopo mezzo secolo con la sigaretta in bocca». E della sua grande passione per il gioco delle carte. «Ultimamente ho scoperto il burraco. Con le amiche partecipo anche a tornei. Meglio se per beneficenza. A me piace fare qualcosa per il prossimo».

Donazione di organi - Di Mariella colpisce soprattutto la schiettezza. Così come la leggerezza con cui parla della morte. Per lei non è un tema tabù. Anzi. «Non so come morirò. Nessuno può saperlo. Forse me ne andrò nel sonno e non avrò neanche bisogno di Exit. In ogni caso dopo la mia morte, voglio che i miei organi siano donati a qualcuno che ne ha bisogno. Tanto a quel punto il mio corpo non servirà più a nulla».   

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