È una giungla in mano a pochi personaggi. La testimonianza choc di alcune ragazze. La polizia: “Per intervenire, ci serve la collaborazione delle vittime”
LUGANO - “Abbiamo lavorato per mesi in tre in quell’appartamento di Lugano. A ognuna di noi chiedevano 400 franchi a settimana d’affitto, quando in realtà la pigione effettiva e complessiva era di soli 1400 franchi mensili”. A raccontarlo è una 25enne russa, prostituta. La sua è una testimonianza forte, perché mette l’accento su un problema sempre più grosso: gli appartamenti a luci rosse ticinesi sono, spesso, nelle mani di usurai. Persone che subaffittano gli spazi a prezzi maggiorati e che, soprattutto, riescono ad aggirare i controlli di polizia. “Lavoravamo lì e dormivamo lì - riprende la ragazza -. Alla sera mettevamo un lenzuolo sul letto ‘da lavoro’ e ci addormentavamo”.
I numeri - Stando ai dati della sezione Tratta e sfruttamento degli esseri umani (TESEU), nel 2014 erano circa 150 le lucciole attive in circa 130 appartamenti noti (464 in generale quelle registrate). “Abbiamo già constatato situazioni con pigioni ricaricate - evidenzia Marco Zambetti, a capo del Reparto giudiziario 2 della Polizia cantonale -. L’affittuario non dovrebbe avere alcuna incidenza o controllo sull’attività della prostituta”.
Storie truci - La realtà però dice altro. E così emergono storie truci legate ad appartamenti in via Tesserete a Massagno, in via Guisan a Chiasso, in via Taddei a Viganello, nello stabile dell’ex Bosco a Cadenazzo. Stando ai racconti delle lucciole, sarebbero soprattutto tre i personaggi che governano questo regno. “Alcuni nominativi ritornano spesso - dice Zambetti -. In relazione ai rapporti, la polizia parla generalmente con l’ultimo affittuario dell’appartamento. Se ci sono elementi oggettivi, viene aperta un’inchiesta penale”.
Denunce e condanne - Nell’ambito dell’operazione Domino, ad esempio, sono state denunciate per usura 6 persone al Ministero Pubblico. “Successivamente a questa operazione, nell’ambito del controllo degli appartamenti, sono emersi elementi per denunciare per lo stesso reato altre 2 persone”. Chi viene colto con le mani nel sacco rischia grosso. “Per il reato di usura, si può arrivare a dovere scontare condanne anche di un anno e mezzo o di due anni”.
Dietro al tendone - E chissà se tra le persone finite nell’inchiesta non ci sia anche il responsabile di un appartamento situato nei pressi delle scuole elementari di Massagno. Ce ne parla una 23enne rumena che ci ha lavorato. “Lavoravamo in tre lì dentro. Una collega riceveva in cucina, l’altra in una stanza. E io nel soggiorno, nascosta dietro a un tendone. Mentre lavoravo, intravedevo i clienti delle mie colleghe che facevano avanti e indietro. Ogni settimana dovevamo versare al padrone dell’appartamento 500 franchi a testa. Il posto in cui lavoravamo era anche lo stesso in cui vivevamo”.
Scarsa collaborazione - Zambetti, tuttavia, fa notare un aspetto importante. “Noi vigiliamo sul fenomeno. E in presenza di prove, interveniamo denunciando i responsabili per usura. Però abbiamo bisogno della collaborazione delle potenziali vittime. E non è assolutamente scontata da ottenere”.
Questione di licenza - Nei casi di prostituzione da appartamento, fa stato la legge edilizia cantonale, applicata dai comuni. “Quando si ha a che fare con la prostituzione - riprende Zambetti - occorrere che l’appartamento riceva una licenza a scopo commerciale. Nelle situazioni in cui l’appartamento è a scopo residenziale, non si potrebbe esercitare un’attività a luci rosse”.
Tendenze - Le proiezioni per il 2015 indicano che, ufficialmente, la prostituzione da appartamento è in calo in Ticino. “Si può intuire una diminuzione degli appartamenti - conferma Zambetti -, così come del numero di persone che ci lavorano”. Intanto, però, sembra che in Via dei Pedroni a Chiasso stiano per essere ‘inaugurati’ due nuovi appartamenti del sesso. Da gennaio saranno verosimilmente attivi.