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Le emoji ci rendono più stupidi? “No, le usiamo per raccontare emozioni”

CANTONELe emoji ci rendono più stupidi? “No, le usiamo per raccontare emozioni”

10.06.15 - 06:08
Secondo uno studioso inglese l’invasione delle onnipresenti faccine ci renderà analfabeti. Ma non tutti sono d’accordo
Foto Fotolia
Le emoji ci rendono più stupidi? “No, le usiamo per raccontare emozioni”
Secondo uno studioso inglese l’invasione delle onnipresenti faccine ci renderà analfabeti. Ma non tutti sono d’accordo

LUGANO - Emoji amore mio, una volta non c’erano e oggi come faremmo senza ? Cosa sarebbero i nostri messaggini quotidiani senza le ormai onnipresenti faccine, manine e animaletti? Difficile saperlo ormai, è un dato di fatto, sono indissolubilmente legate al nostro modo di comunicare via testo.

Un fatto, questo, che per qualcuno è un chiaro segno di regressione e degrado: lo dice il linguista anglosassone Vyv Evans, l’ “emojese” è uno dei linguaggi con il più ampio tasso di crescita (almeno in Inghilterra). La sua paura? Che questa forma di geroglifico moderno finisca per riportarci a un’era oscura addirittura pre-letteraria.

Allarmismo o preoccupazione fondata? Lo chiediamo a un’eminenza grigia dell’accademia svizzera Antonio Loprieno, egittologo e rettore dell’Università di Basilea: “Personalmente ritengo che, come i geroglifici, gli emoji contribuiscano ad arricchire la comunicazione con elementi che rappresentano l’aspetto emozionale, per certi versi è una sorta di ritorno al passato ma ad una tradizione in cui l’elemento visuale era presente e arricchente”.

Sono figli di una necessità del nostro tempo fatto di scrittura in movimento ed estemporanea: “La comunicazione di oggi è sì testuale ma è anche e soprattutto istantanea e continuata”, ci spiega Marco Meschini storico e docente Usi autore del saggio Digito Ergo Sum, “è un costante riversarsi di emozioni. Se ci facciamo caso, nelle email, più formali, tendiamo a non usarli, invece per uno scambio di messaggini su WhatsApp è quasi impossibile rinunciarci. A differenza dei geroglifici, però, che erano una scrittura delle élite, gli emoji sono senz’altro più popolari e democratici”.

Ma possiamo veramente considerarla una lingua? Si può creare frasi a base di sole faccine? “Probabilmente sì ”, conferma Meschini. “Attualmente siamo ancora agli inizi, si tratta di un linguaggio fluido e non ancora completamente codificato, però un primo passaggio c’è già stato: dall’emoticon (la semplice faccina) siamo arrivati a qualcosa (l’emoji più complessa che raffigura diverse cose) che si presta alla combinazione”. 

Per vedere se resteranno o svaniranno bisognerà aspettare. “È il destino di tutte le scritture”, spiega Loprieno, “attualmente siamo in una posizione intermedia, verranno integrati nel nostro alfabeto o diventeranno un linguaggio indipendente? Tutto dipende… dalla grammatica!”

Probabilmente non ci renderanno più stupidi, ma di sicuro hanno dei limiti. “Tendenzialmente vengono utilizzati per esprimere emozioni e stati d’animo e poco più”, spiega Meschini,  “inoltre per ora non sono autonomi: una frase solo di emoji difficilmente avrà un significato chiaro e univoco a meno che non ci si metta d’accordo prima. Sono già stati fatti esperimenti in questo senso, chiedendo a due persone di comunicare frasi complesse utilizzando solo emoji e i risultati sono stati… disastrosi! A meno, appunto, di chiarificare prima ed esattamente il codice comune. Perché la comunicazione umana è molto più che un'emozione”.

E tu? Quali sono i tuoi emoji preferiti? Sei un creativo del “faccinese”? Dicci la tua sul WhatsApp di tio.ch al numero 076 337 35 00.

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