Secondo uno studioso inglese l’invasione delle onnipresenti faccine ci renderà analfabeti. Ma non tutti sono d’accordo
LUGANO - Emoji amore mio, una volta non c’erano e oggi come faremmo senza ? Cosa sarebbero i nostri messaggini quotidiani senza le ormai onnipresenti faccine, manine e animaletti? Difficile saperlo ormai, è un dato di fatto, sono indissolubilmente legate al nostro modo di comunicare via testo.
Un fatto, questo, che per qualcuno è un chiaro segno di regressione e degrado: lo dice il linguista anglosassone Vyv Evans, l’ “emojese” è uno dei linguaggi con il più ampio tasso di crescita (almeno in Inghilterra). La sua paura? Che questa forma di geroglifico moderno finisca per riportarci a un’era oscura addirittura pre-letteraria.
Allarmismo o preoccupazione fondata? Lo chiediamo a un’eminenza grigia dell’accademia svizzera Antonio Loprieno, egittologo e rettore dell’Università di Basilea: “Personalmente ritengo che, come i geroglifici, gli emoji contribuiscano ad arricchire la comunicazione con elementi che rappresentano l’aspetto emozionale, per certi versi è una sorta di ritorno al passato ma ad una tradizione in cui l’elemento visuale era presente e arricchente”.
Sono figli di una necessità del nostro tempo fatto di scrittura in movimento ed estemporanea: “La comunicazione di oggi è sì testuale ma è anche e soprattutto istantanea e continuata”, ci spiega Marco Meschini storico e docente Usi autore del saggio Digito Ergo Sum, “è un costante riversarsi di emozioni. Se ci facciamo caso, nelle email, più formali, tendiamo a non usarli, invece per uno scambio di messaggini su WhatsApp è quasi impossibile rinunciarci. A differenza dei geroglifici, però, che erano una scrittura delle élite, gli emoji sono senz’altro più popolari e democratici”.
Ma possiamo veramente considerarla una lingua? Si può creare frasi a base di sole faccine? “Probabilmente sì ”, conferma Meschini. “Attualmente siamo ancora agli inizi, si tratta di un linguaggio fluido e non ancora completamente codificato, però un primo passaggio c’è già stato: dall’emoticon (la semplice faccina) siamo arrivati a qualcosa (l’emoji più complessa che raffigura diverse cose) che si presta alla combinazione”.
Per vedere se resteranno o svaniranno bisognerà aspettare. “È il destino di tutte le scritture”, spiega Loprieno, “attualmente siamo in una posizione intermedia, verranno integrati nel nostro alfabeto o diventeranno un linguaggio indipendente? Tutto dipende… dalla grammatica!”
Probabilmente non ci renderanno più stupidi, ma di sicuro hanno dei limiti. “Tendenzialmente vengono utilizzati per esprimere emozioni e stati d’animo e poco più”, spiega Meschini, “inoltre per ora non sono autonomi: una frase solo di emoji difficilmente avrà un significato chiaro e univoco a meno che non ci si metta d’accordo prima. Sono già stati fatti esperimenti in questo senso, chiedendo a due persone di comunicare frasi complesse utilizzando solo emoji e i risultati sono stati… disastrosi! A meno, appunto, di chiarificare prima ed esattamente il codice comune. Perché la comunicazione umana è molto più che un'emozione”.
E tu? Quali sono i tuoi emoji preferiti? Sei un creativo del “faccinese”? Dicci la tua sul WhatsApp di tio.ch al numero 076 337 35 00.