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LUGANOTi piazzo il figlio, ma mi devi 4.000 franchi

06.05.15 - 16:19
Lo strano business di una fondazione che aiuta gli adolescenti a trovare un posto di apprendistato. Dubbi da parte di alcune famiglie. Ma la responsabile si difende
Ti piazzo il figlio, ma mi devi 4.000 franchi
Lo strano business di una fondazione che aiuta gli adolescenti a trovare un posto di apprendistato. Dubbi da parte di alcune famiglie. Ma la responsabile si difende

LUGANO - “Non hai ancora un posto d’apprendistato per il 2015? Chiamate subito per assicurarvi un posto d’apprendistato...” È l’incipit di un singolare annuncio comparso sui media ticinesi nelle scorse settimane. Firmato: Fondazione Svizzera per il sostegno professionale della gioventù. Inserzione allettante, viste le difficoltà degli adolescenti ticinesi nel trovare un impiego di tirocinio. I retroscena, tuttavia, sono poco chiari. Con le famiglie a dovere sborsare cifre elevate per sperare di potere piazzare i propri figli.

L’appuntamento - Una telefonata, un appuntamento dal vivo. E solo al termine di una chiacchierata di oltre mezzora si scopre che dall’altra parte chiedono un compenso di ben 4.000 franchi. A raccontarlo sono alcuni genitori presentatisi con i loro figli negli uffici della fondazione, a Besso. “In sostanza - racconta un papà - avrei dovuto mettere sul piatto 4.000 franchi. Senza avere le garanzie che mio figlio entro settembre sarebbe stato collocato”.

Coaching - Un coaching personalizzato per ogni giovane, che viene seguito sia a livello di ricerca d’impiego, sia durante il triennio di formazione. Il costo? Ben 2.000 franchi subito, 1.000 al momento della firma del contratto e una ‘donazione’ di 1.000 franchi al termine del tirocinio che dovrebbe servire per aiutare altri giovani in futuro.

Trasparenza - Lo strano business, attivo in Svizzera già da una decina d’anni, sbarca in Ticino a febbraio. Con tanto di presentazione pubblica. Chi c’era ricorda un fatto strano. La testimonianza, per ragioni di privacy, è anonima. “Hanno presentato il loro progetto a 360 gradi. Ma solo al termine, e grazie alla domanda di una persona in sala, si è capito che il servizio era a pagamento. C’è stata davvero poca trasparenza”.

Contributo - L’idea che una fondazione fornisca un simile servizio a pagamento senza dirlo subito e in modo esplicito non fa l’unanimità. e anche negli uffici della Divisione della formazione professionale c’è chi storce il naso. Sarà un modo per approfittare del momento di difficoltà di alcune famiglie? La responsabile ticinese della fondazione, Margherita Maffeis, respinge ogni possibile critica al mittente. “La fondazione è attiva in Svizzera da 10 anni e ha già piazzato oltre 600 ragazzi. Siamo professionisti. Abbiamo degli sponsor privati, ma purtroppo non bastano per coprire i costi. Ecco perché chiediamo un contributo alle famiglie. Chi davvero non può permetterselo può comunque chiedere un sussidio alla nostra casa madre, a Berna”.   

Autostima - Sulla trasparenza, Maffeis è categorica. “Noi siamo chiari con tutti e non obblighiamo nessuno ad aderire al nostro progetto”. Le facciamo presente che le cifre da sborsare sono esplicitate solo al termine del colloquio con le famiglie. “Non è assolutamente vero”, replica Maffeis. E aggiunge: “In pochi mesi abbiamo già ricevuto parecchie telefonate. In questo momento stiamo seguendo una decina di ragazzi, li aiutiamo a prendere autostima, a sapersi presentare, incentiviamo la loro personalità. Alcuni faranno degli stage”.

Accompagnamento - Nessun giovane però è ancora stato collocato definitivamente. “Siamo in attesa di risposte da parte dei datori di lavoro - riprende Maffeis -. In alcuni settori non è facile, magari serve un anno per trovare il posto giusto. Noi però non abbandoniamo mai nessuno, seguiamo il ragazzo dall’a alla zeta, in tutto il suo percorso, fino alla fine dell’apprendistato. E restiamo a disposizione dell’azienda formatrice in caso di problemi. Questo il Cantone non lo fa. Offriamo un servizio complementare a quanto offre lo Stato”.       

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