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MORBIO INFERIOREPiacere, Anna: ti riordino l’armadio. Per me è come giocare con i lego

28.04.15 - 06:16
Una professione più unica che rara in Ticino: Anna Rocca, 36 anni, si offre per organizzare cambi di stagione e sistemare case altrui.
Piacere, Anna: ti riordino l’armadio. Per me è come giocare con i lego
Una professione più unica che rara in Ticino: Anna Rocca, 36 anni, si offre per organizzare cambi di stagione e sistemare case altrui.

MORBIO INFERIORE - Il nome è immaginifico, come accade per ogni professione o cosa che ancora non esiste. Sul biglietto da visita Anna Rocca, 36 anni da Morbio Inferiore, è “consulente in organizzazione creativa”: definizione accattivante che è venuta dopo essersi inventata un lavoro più unico che raro qui in Ticino. «Ho messo insieme le mie esperienze, ciò che mi piace e mi sono detta: “Ecco, potrei fare questo”».

Il disordine? Non esiste - Ci si inventa un lavoro anche così: la voglia di divertirsi bene in mente, il taglio col passato da inseguire. «Dopo il divorzio mi sono ritrovata a dovermi ricostruire»: parola che non è scelta a caso, se poi svela che per lei la propria attività «è come giocare con il lego». Mentre la primavera avanza e penetra negli interstizi delle case, con i suoi buoni propositi di cambio di stagione e di rinnovamento, lei si offre per riordinare armadi o stanze all’occorrenza, guardare il caos e trasformarlo in ordine. «Non che quello che mi trovo di fronte sia disordine: sarebbe un grave errore considerarlo in quel modo. È una fase di passaggio verso il nuovo: come i cubetti lì ammucchiati in attesa di diventare qualcosa di diverso dalla precedente costruzione».

Nessuna regola o imposizione - Aiutare a organizzar gli spazi: a ripensarli. Ecco il suo «concetto chiave: che si tratti di scaffali, guardaroba, salotti o anche cantine. Il mio obiettivo è arredare». Non servono elenchi di regole perfette: «La perfezione non esiste: là dove appare come tale, non è detto invece che sia il massimo». Lascia che ogni ambiente le si offra e si proponga, aspetta che la creatività scritta sulla carta le si faccia incontro, sotto forma di un’intuizione: «Ma senza intimare nulla. Il cliente è lì con me, ci mette del suo: altrimenti il risultato è un’imposizione che svanisce non appena esco dall’appartamento».

Darsi un tempo massimo - Tenere, buttare, spostare: a ogni oggetto viene così associato un verbo. «Ma questo accade solo poi, dopo un colloquio in un ambiente neutro e un primo sopralluogo in casa, entrambi gratuiti». A quel punto, se la fiducia vien concessa, si comincia: per 60 franchi all’ora e un tempo massimo di tre ore a volta. «Altrimenti si raggiunge il livello di saturazione e ci si scoraggia. Bisogna darsi un tempo limite: ed entro quei confini raggiungere la riorganizzazione migliore che si possa».

Alle idee il tempo di prendere forma - Poco a che vedere con le teorie delle scuole americane, tutte norme e lavoro a oltranza. «Bisogna dare alle idee l’occasione di prendere forma, senza fretta. Io non preparo un progetto in anticipo: semplicemente perché una soluzione sola non esiste. Ci sono diverse possibilità: quella più appropriata la scopro con la persona al mio fianco, mentre mi dà il suo punto di vista. Altrimenti trasformerei ogni casa altrui in casa mia».

"Volevo aiutare gli uomini" - È così che si finisce per far ciò che si desiderava: e non si era mai osato. Studi di ragioneria e un passato prima in stamperia, poi in farmacia, Anna si è sempre dimostrata creativa. «Gli amici hanno spesso mostrato di apprezzare i miei consigli. Diciamo che li ho accompagnati verso una scelta». Gli uomini, per esempio: che ha seguito nello shopping per suggerire stili e accostamenti, «ma sempre nel rispetto del gusto altrui». L’idea della consulenza nasce per loro: per quelli che, spaesati all’indomani di una separazione, non volevano tornare a fare affidamento sulla propria madre. «Anche se, al momento, si sono rivolte a me più donne».

Mai vergognarsi del proprio caos - Giovani single, adulti che non hanno tempo a sufficienza, persone mature che credono nei talenti altrui e non provano imbarazzo a domandare aiuto. «Se devo tracciare un identikit, dico che finora il mio cliente è stato una persona che lavora nel campo dell’educazione o della consulenza, che sa riconoscere come ciascuno abbia i propri punti forti e non si vergognano ad affidarsi a chi è più dotato. La maggior resistenza, invece, viene dalle casalinghe: convinte del proprio metodo e delle proprie capacità». Lei lascia che tutto faccia il proprio tempo, aspetta che per ciascuno sia giunto il momento. Poi si parte.

Attenti all'effetto coriandolo - Primo errore da evitare: «L’effetto coriandolo. Quando le cose, che siano vestiti da stirare o giochi dei bambini, non sono ammucchiate in maniera più o meno caotica ma sono sparse in ogni angolo. Quello si si può chiamare disordine. Ci sono “luoghi sacri” che lo proibiscono. Divano in primis: un divano ingombro è segno di rifiuto degli ospiti. Il tavolo in secondo luogo. Uno spazio che si presta a molteplici interpretazioni quotidiane, dal pranzo, ai compiti, all’angolo caffè, l’atelier per lavorare o colorare coi pastelli: ma perché questo sia possibile, deve essere libero. Conclusa ogni attività, va sgomberato».

Addio vittime dei dettagli - Secondo errore: «Badare al dettaglio e anteporlo alla funzionalità generale. Una disposizione bella da vedere ma poco pratica, che costringa a spostare mille cose prima di trovare quella di cui hai bisogno, non è un lavoro ben fatto». Spesso è bene cominciare là dove la confusione pare cosa giusta, doverosa anzi: «La cantina. È un locale di transito, un luogo verso cui si muove l’energia prima di arrivare a nuova destinazione: non è un banale ripostiglio».

Divertirsi è così semplice... - Il segreto è scantonare l’ovvietà: «Lasciarsi sorprendere, non ancorarsi a luoghi fissi e standard. Il piumino invernale, per esempio, può diventare un’ottima imbottitura per i cuscini del soggiorno: si libera spazio nell’armadio e si dà alle cose una nuova utilità. Le soluzioni sono così semplici che a volte vien da chiedersi. “Com’è che non ci ho pensato prima io?”». Questione di attitudine, è convinta Anna, che a fatica cerca di convincere anche gli altri. «Io sono portata per questo. Altri avranno talento in qualcosa di ugualmente importante, nella propria vita. A volte la gente è fermata dal prezzo. Ma in fondo io non riordino e basta: faccio corsi personalizzati, offro delle dritte da riciclare altrove. Altre volte è bloccata dal pregiudizio: “Chi è lei per farlo”, s’interrogano, solo perché non ho studi specifici. È una passione: mi diverto. E qualcuno pensa: perché mai dovrei pagare il suo divertimento?».

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