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DANGIO“Dalla legione straniera alle ossa in quel convento”

05.03.15 - 08:36
Flavio Braga ha alle spalle una storia di violenza e di sangue. Oggi dipinge e si batte per creare un centro artistico in Valle di Blenio. Di recente ha ritrovato i resti di una bimba in Basilicata
Foto Federica Palmarin
“Dalla legione straniera alle ossa in quel convento”
Flavio Braga ha alle spalle una storia di violenza e di sangue. Oggi dipinge e si batte per creare un centro artistico in Valle di Blenio. Di recente ha ritrovato i resti di una bimba in Basilicata

DANGIO - Un’infanzia terribile, colma di violenza, la rabbia che cresce dentro di lui. A 16 anni uccide la sua padrona di casa, a Bellinzona, per prenderle del denaro. Poi evade dal carcere e, in Francia, si arruola nella legione straniera. In Libano e in Libia farà il soldato mercenario. Eppure oggi , Flavio Braga, 57 anni, leventinese, soprannominato ‘il guerriero di luce’, sostiene di avere cambiato vita. Nel suo chalet di Dangio (Valle di Blenio), questo personaggio indecifrabile dipinge, scrive poesie, compone testi musicali. E si batte per portare un centro artistico nella regione. “All’ex Cima Norma. Sogno uno spazio dove fare arte a 360 gradi”. Di recente Braga è stato protagonista di un particolare ritrovamento al convento di Tursi, in Basilicata. “Sotto terra c’erano le ossa di una bimba morta secoli fa”.

Una scoperta singolare, parzialmente confermata anche dal Museo archeologico di Policoro. Come sono andate effettivamente le cose?

Mi trovavo laggiù in vacanza da amici. Nella notte successiva alla visita al convento di San Francesco a Tursi, ho sognato il volto di una bambina. Da quel momento qualcosa mi ha spinto a tornare là e a scavare.

Scusi, ma è una storia non propriamente basata su fondamenta scientifiche.

Può essere. Ma io con il tempo mi sono accorto di avere facoltà particolari. Lo sa perché mi chiamano ‘il guerriero di luce’? Perché una volta mi hanno fatto il test dell’aura e ci sono rimasti tutti di sasso. Mi porto dietro una strana energia.  

Lei però guerriero lo è stato per davvero. E con la divisa ha pure ammazzato. Signor Braga, come sta la sua coscienza oggi?

Io ho sempre agito con consapevolezza. E ho pagato per i miei sbagli. Sento di avere fatto un percorso.

A 16 anni lei uccise la sua padrona di casa…

Quello fu un grave errore. I soldi non mi bastavano. E allora commisi quella sciocchezza. Vede, mi tiravo dietro una rabbia incredibile dalla mia infanzia. In casa mia, a Nivo, volavano botte da orbi. Io ce l’avevo con il mondo. E a un certo punto sbottai.

E finì dietro le sbarre…

Sì. In un carcere minorile nel Giura. Ci rimasi per un paio d’anni e seguii pure una formazione da imbianchino.   

Poi?

Verso fine pena capii che mi volevano comunque imbrigliare. E così una notte d’inverno evasi. Fuggii in Francia, a Parigi. E lì notai un manifesto che mi cambiò l’esistenza.

Vale a dire?

Cercavano giovani per la legione staniera. Io non avevo nulla da perdere. Mi feci avanti. Seguirono 12 mesi di addestramento durissimo, a Marsiglia e in Corsica. Prima di partire. A Beirut prima di tutto.

Un legionario, a volte, uccide in maniera spietata. Come si è trovato in queste vesti?

Partimmo in 140 e tornammo con 84 bare. Per essere un buon legionario non devi porti troppe domande. Devi solo eseguire. Io tendevo a fare un po’ di testa mia. Emergeva il mio spirito ribelle. Oggi penso veramente che la maggior parte delle guerre siano inutili e dovute all’idiozia della gente. Io,  nonostante tutto, cercavo sempre di agire in un’ottica di giusto o sbagliato.

Mi faccia un esempio.

Ricordo di un episodio accaduto in Libia. Due ufficiali russi violentavano donne e bambini. Quando venni a saperlo, piazzai loro due pallottole in testa.

Lei venne anche accusato di un omicidio su suolo francese.

Sì. Fu un regolamento di conti. La mia compagna di allora venne uccisa in modo subdolo. E io reagii. Di fronte alle autorità me la cavai anche grazie ai giusti agganci.   

Ecco, appunto. Sente di avere pagato il suo conto con la giustizia?

Sì. In seguito, per scontare le mie pene, fui costretto per alcuni anni a collaborare con i servizi segreti francesi. Anche perché l’interpol nel frattempo non aveva mai smesso di cercarmi, dopo la mia fuga dal carcere minorile.

In Ticino in molti continuano a reputarla un criminale.

Purtroppo è così. All’estero, però, ho tanta gente che mi stima. Ho contatti con personalità importanti. E poi mi sento diverso. È stato l’incontro con Tosca, mia moglie, a cambiarmi.

Tosca è la sua anima gemella?

Sì. Nella vita ho avuto tante donne, con alcune ci ho pure fatto dei figli, mi sono sposato altre tre volte. Ma non avevo mai trovato una persona così. Ci siamo visti per la prima volta a Olivone, cinque anni fa. Io covavo ancora tanta rabbia. Lei questa rabbia ha saputo spegnerla. Già da tempo avevo iniziato a lavorare in campo artistico, ma grazie a Tosca oggi so di potere investire le mie energie in progetti positivi. A Tosca ho regalato il mio braccialetto d’infanzia. Con lei sarà amore per sempre.

Torniamo alla sua infanzia difficile. Molti giovani oggi vivono situazioni di violenza domestica.

E io li invito a chiedere aiuto a tutti i costi. Io mi rivolgevo al parroco, al sindaco. Nessuno mi ascoltava. Ho sbagliato ad arrendermi e così ho preso una brutta strada. Queste cose ti segnano. E chi le vive non deve mai mollare.   

Lei fa parte dell’ordine dei templari. Perché?

Mi hanno cercato loro. E io ho aderito. L’ambito esoterico-religioso mi affascina.

Ci parli dei suoi dipinti.

Racconto ciò che vedo. Le cose belle e le cose brutte. In un quadro descrivo il percorso della vita. In un altro l’orrore della pedofilia…

Oggi lei si occupa di promozione di eventi culturali e artistici. Il suo passato la frena nella concretizzazione dei suoi progetti?

La gente o mi ama, o mi odia. In ogni caso noto, al limite, un filo di gelosia. C’è chi non digerisce il fatto che io abbia i contatti giusti. Altri, invece, non dicono nulla. Ma chissà cosa pensano.  

Perché ce l’ha tanto con le autorità ticinesi?

Perché in passato non sono stato capito. Sono stato etichettato e basta. Però se ne guardano bene dal mettermi i bastoni tra le ruote. Conosco retroscena della vita pubblica ticinese che potrebbero mettere in imbarazzo parecchie persone.

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