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LOCARNOLocarnese in Siria: "Sto facendo buon uso delle armi, come ho imparato nell'esercito svizzero"

15.02.15 - 15:35
L'ex sergente elvetico Johan Cosar è pronto ad affrontare un eventuale procedimento penale, l’accusa è di "Indebolimento della forza difensiva del Paese"
Locarnese in Siria: "Sto facendo buon uso delle armi, come ho imparato nell'esercito svizzero"
L'ex sergente elvetico Johan Cosar è pronto ad affrontare un eventuale procedimento penale, l’accusa è di "Indebolimento della forza difensiva del Paese"

LOCARNO - Non cerca scuse e analizza la situazione con lucidità. Johan Cosar, nato a San Gallo, cresciuto a Locarno, ex sergente dell’esercito svizzero che ora combatte in Siria, raggiunto da Il Caffè ha spiegato la sua posizione: "Magari alla fine non sono neanche io perché in Siria ce ne sono di jihadisti svizzeri". Il riferimento è alla decisione della giustizia militare della Confederazione che ha aperto un procedimento penale contro un cittadino svizzero che fa parte di una milizia armata in Siria. L’accusa è di "Indebolimento della forza difensiva del Paese", per legge un ex militare svizzero non può entrare in un esercito straniero senza autorizzazione. La pena è di tre anni di carcere.

Le accuse - "Da ex sergente dell'esercito svizzero magari sono un fuorilegge e ci sono leggi scritte nero su bianco che vanno rispettate certamente, per cui è giusto che mi pongano delle domande sul perché abbia creato un consiglio militare siriaco in Siria, quali sono state le cause e soprattutto valutare contro chi combatto, ovvero lo Stato islamico. Non è che io sono partito con la baionetta in bocca e col fucile svizzero in mano, ma sono arrivato in Siria per documentare la situazione".

"Come mi ha insegnato l’esercito svizzero" - Oggi Cosar risiede nel nord del paese, dove è rimasto bloccato. Spiega di contribuire a distribuire aiuti umanitari. "Ovviamente ci sono delle regole da rispettare, però intanto non sapevo nemmeno dell'esistenza della legge - afferma - e una guerra civile mica la comandi… Chi avrebbe mai pensato che nel ventunesimo secolo il conflitto siriano sarebbe arrivato a questo punto". Racconta di usare le armi così come gli è stato insegnato nell’esercito svizzero: "Sto facendo buon uso delle armi,  io non uccido ma mi difendo e difendo le persone che sono in pericolo, un'intera popolazione per essere precisi". Racconta di aver salvato centinaia di persone degli Yazidi sul monte Sinjar. “Non sono un mercenario”.

Un eventuale condanna - "Se dovrò rispondere, risponderò. Non scappo dalla legge perché non ho nulla da nascondere, non sono un fuorilegge, sono trasparente. E non mi vergognerei mai di dire ciò che sto facendo”. Secondo Cosar oggi le armi sono l’unica soluzione. "Lo Stato islamico è un pericolo internazionale, Europa e Svizzera sono ugualmente nel mirino, e quello che è successo a Parigi n' è la dimostrazione, quindi è giusto condannare chi è sul fronte a combatterlo? E che nello stesso tempo sta lottando per costruire un sistema democratico in cui diverse etnie vivano pacificamente in uno stesso un sistema sociale, esattamente come nella Confederazione elvetica?". E se fosse condannato? "Non posso lasciare la Siria in questo momento. Qua si parla di milioni di persone che vivono sul filo del rasoio, se l'Isis riesce a prendere queste zone, verranno sterminate. Poi una volta che avrò finito, potrò tornare e se necessario scontare anche più anni di pena, ma almeno sarò a posto con la mia coscienza".

 

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