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MILANO / TICINOTicinese bloccata tra i profughi: "Voglio tornare a casa"

12.08.09 - 10:47
È la storia di Marusca Schenk, rinchiusa nel Centro d'identificazione ed espulsione di via Corelli
La Repubblica
Ticinese bloccata tra i profughi: "Voglio tornare a casa"
È la storia di Marusca Schenk, rinchiusa nel Centro d'identificazione ed espulsione di via Corelli

MILANO - Marusca è una ragazza ticinese di 33 anni. È appena uscita dalla prigione milanese di San Vittore, dopo aver scontato una condanna per traffico di stupefacenti. Ma non può tornare a casa sua, a Lugano: essendo svizzera, cioè extracomunitaria, secondo la legge italiana è stata portata al Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli, il tristemente noto ex Cpt milanese, teatro di rivolte d'immigrati negli scorsi anni.

Rinchiusa - Come si legge sulla sezione milanese di Repubblica.it, Marusca è rinchiusa insieme alle donne africane e sudamericane senza permesso di soggiorno. Sorvegliata dai militari, Marusca rischia di restare in via Corelli fino alla fine dell'anno. Con il discusso decreto sicurezza, infatti, il Governo italiano ha prolungato da due a sei mesi il periodo di custodia per le persone colpite da provvedimento di espulsione.

L'arresto - Eppure, per Marusca, il viaggio per tornare a casa sarebbe breve, giusto un'oretta di treno. Marusca Schenk era stata fermata il 7 febbraio 2007, a Milano, insieme al fidanzato. A bordo della loro auto erano stati trovati sei chili di eroina, trasportati dal Kosovo via Bari.

In attesa d'espulsione - Lei aveva chiesto di essere rimpatriata per scontare la pena in Svizzera, ma senza risultato. «Al mio avvocato è stato risposto che una convenzione fra i due Stati lo impediva», racconta la donna. La prefettura milanese ha consegnato alla giovane il decreto di accompagnamento alla frontiera “per motivi imperativi di pubblica sicurezza” e ora si trova in via Corelli in attesa dell’esecuzione del provvedimento. "Sembra incredibile, ma in prigione ero più libera rispetto a ora" dichiara Marusca, che a San Vittore poteva godere di permessi premio. Tutt'altra situazione rispetto a quella del Cie.

Pressioni - I parenti della giovane fanno pressione sul consolato svizzero a Milano perché Marusca possa ritornare. Fino ad ora, però, i tentativi dei familiari sono andati a vuoto: «Gli aspetti legali non rientrano nelle nostre mansioni, a occuparsi della questione devono essere gli avvocati», dichiara al quotidiano italiano il vice console Peter Brunold.

Proteste - Da tre giorni un gruppo di reclusi sta attuando uno sciopero della fame, per protestare contro le condizioni di questi centri di identificazione ed espulsione. Il giudice di pace, questa mattina, dovrà convalidare il decreto di espulsione.  «Ho carta d’identità e passaporto svizzeri — dice Marusca Schenk — sono extracomunitaria e voglio essere cacciata dall’Italia, è mio diritto».

I bilaterali – Non ci sono bilaterali che pensano agli svizzeri che escono di prigione. Secondo le leggi italiane, dunque, la situazione di Marusca è perfettamente regolare. A far rumore è il fatto che la "vittima" del sistema sia svizzera, e non di qualche regione della lontana Africa.


Red

Foto d'apertura: La Repubblica

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