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TicinoG8 al Festival, scontri e colori da Genova a Locarno

09.08.01 - 12:37
Non solo scontri e violenza nel documentario che raccoglie i filmati di 15 cineasti che hanno ripreso i fatti del G8 di Genova, ma anche i colori e la musica delle manifestazioni pacifiche del primo giorno. La proiezione, attesissima, sta diventando uno dei momenti più discussi del Festival ed Irene Bignardi ne parla gettando acqua sul fuoco. Intervista con Osvaldo Verri che ha montato i 15 filmati.
Foto TiPress
G8 al Festival, scontri e colori da Genova a Locarno
Non solo scontri e violenza nel documentario che raccoglie i filmati di 15 cineasti che hanno ripreso i fatti del G8 di Genova, ma anche i colori e la musica delle manifestazioni pacifiche del primo giorno. La proiezione, attesissima, sta diventando uno dei momenti più discussi del Festival ed Irene Bignardi ne parla gettando acqua sul fuoco. Intervista con Osvaldo Verri che ha montato i 15 filmati.
Perché il Festival si occupa di immagini, di cinema, ed è necessario aprirsi anche a generi nuovi anche se non prettamente cinematografici.

Questo il credo che sta alla base della decisione di Irene Bignardi di portare al Festival di Locarno un documentario che raccoglie i filmati realizzati da quindici persone durante le giornate del vertice del G8 che si è tenuto a Genova. Il progetto, coordinato da Gabriele Salvatores è una sorta di diario che mostra tutte le giornate del G8. Una testimonianza che - come precisa la direttrice artistica del Festival - non rivela nulla in più rispetto a quello che è già mostrato nei telegiornali. Si parte dai momenti di gioia iniziale, di vago sapore sessantottino, fino alla degenerazione degli eventi. Non è d’altronde la prima volta che in un Festival si portano delle testimonianze di un episodio di storia contemporanea. L’anno scorso al Festival di Venezia Daniele Segre presentò un documentario sulla chiusura dell’Unità.

Nelle testimonianze che verranno presentate domenica a Locarno ci saranno, oltre agli scontri, anche immagini mai viste nei telegiornali, ma sono solo i momenti di allegria iniziale, le feste, le manifestazioni collaterali che in tv non sono mai state mostrate perché ritenute poco sensazionaliste. La Bignardi è davvero stupita per tutta la curiosità morbosa che si è venuta a creare attorno all’evento. «Non vedremo nessun morto, né qualcosa che ci hanno tenuto nascosto le tv - precisa la direttrice del Festival - perché se così fosse tutto il materiale sarebbe già stato sequestrato dalla magistratura». Portare al festival un documentario su un evento di cui ancora oggi, a distanza di alcune settimane, se ne discute, non è stata una decisione facile per Irene Bignardi che di fronte al ruolo di critico, di direttore e di spettatrice ha preferito scegliere quest’ultima dimensione. Più volte si è chiesta quale potesse essere l’interesse dello spettatore di fronte a questo tipo di documentario. La risposta è arrivata repentina: vedere gli eventi del G8 in un succedersi fluido di immagini, su un grande schermo che permette di calare lo spettatore dentro una realtà, in maniera diversa rispetto a quella impressionante già vista nei telegiornali.
Un ruolo fondamentale in questo progetto l’ha svolto colui che ha montato tutto il materiale, Osvaldo Verri, un cineasta che era presente a Genova durante gli scontri. A lui abbiamo rivolto alcune domande.

Come è nata l'idea di portare a un Festival una raccolta di video che riguardano gli scontri del G8?
"I video - precisa Osvaldo Verri - non riguardano solo gli scontri, ma tutti e quattro i giorni del forum. L'idea di portarli a Locarno è nata dall'interessamento della Bignardi. Noi abbiamo apprezzato la sua idea, ci siamo parlati ed abbiamo accettato la sua proposta."

Qual è il significato o il messaggio di questa operazione?
"Di messaggi particolari non ce ne sono. Il significato? Abbiamo voluto raccontare dall'interno, noi gente che lavoriamo con l'immagine da tanti anni, alcune delle mille anime di questo movimento anti-global."

Con quale criterio avete selezionato i filmati?
"Dato che il tempo era molto poco i filmati li abbiamo selezionati solo con un criterio temporale. Per cui si parte con il mercoledì sera, e i concerti di Manu Chao e 99 Posse, e si finisce con il sabato notte e i fatti della scuola Diaz. Il criterio è quindi quello di un video-diario scandito dagli orari e dai luoghi delle riprese."

Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate nel mettere insieme tutto il materiale?
"Il poco tempo, ma soprattutto il riuscire a reperire tutto il materiale. Non siamo ancora riusciti, a tutt'oggi, a ricevere tutto il materiale girato. Di immagini ce n'erano tante a Milano, ma pure in Spagna e altrove. E tanto materiale è andato perduto."

Il montaggio, come dicevano i registi dell'espressionismo russo, può essere uno strumento della deformazione della realtà. Non teme che possano arrivare delle accuse in questo senso?
"Si, possono anche arrivarci delle accuse, ma noi, dei nostri filmati, tutti quelli che ci sembravano significativi li abbiamo assemblati. E questo senza cambiare l'audio e senza neppure fare dei montaggi veloci, tecniche che si prestano a deformare la realtà. Al contrario abbiamo cercato di lasciare dei piani sequenza abbastanza lunghi che raccontassero i diversi luoghi, alla stessa ora. Per cui capita che noi mostriamo quello che succede, contemporaneamente, in più luoghi: l'assalto al carcere di Marassi dei Blocchi Neri, le Tute Bianche che si scontrano con la polizia e i pacifisti in un altro luogo. Per quanto ci si voglia criticare quello che abbiamo ripreso è quello che è accaduto. Certo che non abbiamo le riprese dei fatti accaduti all'interno della zona rossa. Ma questo è dovuto ad una nostra precisa scelta: quella di raccontare la creatività delle varie anime del movimento. E li eravamo."

Il documentario che avete realizzato cosa mostra in più rispetto alle cose che abbiamo visto in TV?
"Si vedranno immagini meno truculente di quelle viste in televisione. Questo perché la tv ha la necessità di spettacolarizzare in pochi secondi i fatti, così da alzare gli indici d'ascolto. Noi fortunatamente avevamo più tempo a disposizione. Si vedranno anche le scene cruente, ma non solo. Anche le persone che si muovevano all'interno dei cortei, oppure le scene di festa pacifica e giocosa del primo giorno che le televisioni hanno volutamente tralasciato. In quelle immagini c'è pochissima tensione, c'è gente che balla e che suona. Un grosso happening, insomma. Quello che doveva essere la manifestazione di Genova per quattro giorni e che invece s'è visto solo il primo."

Qual è il filmato, tra tutti quelli scelti, che l'ha colpita maggiormente?
"A parte quelli degli scontri che, beh, io ero li quindi me li sono vissuti e non è che rivederli in video fosse una grande novità, mi hanno colpito di più le immagini del giovedì sera; quelle del gruppo dei Pink che hanno organizzato una festa creativa itinerante per le strade di Genova."

Gli effetti degli scontri del G8 si ripercuotono ancora oggi, a distanza di settimane, sulla situazione politica italiana. Il Governo sta pensando se rifiutare o spostare la giornata della FAO. Qual è il suo pensiero in merito?
"Non ho grosse opinioni da dare perché, come potrete immaginare, mi sono chiuso in sala di montaggio per tutti i giorni seguenti il forum e non ho nemmeno potuto leggere i giornali. Quello che posso dire, d'istinto - conclude Verri - è che ora c'è una grande paura, da parte del governo italiano, nel dare uno sguardo internazionale a quanto successo in Italia."

Inutile negare che l’interesse per la proiezione di questo filmato è atteso non solo da tutta la stampa presente al festival di Locarno, ma anche da tutti gli spettatori. Domenica 12 agosto alle 12.00 il cinema Rex verrà preso d’assalto. Ci pensa la direttrice del Festival a gettare acqua sul fuoco e a sottolineare che si sta facendo molto rumore per nulla. “Molti resteranno delusi - evidenzia la Bignardi - perché sono convinti di vedere il segreto che i mass media hanno voluto tenere nascosto. Nulla di tutto ciò”.

di Joe Pieracci/Sal Feo
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