LUGANO - Si anima il dibattito attorno alla decisione del Municipio di Lugano di abbattere lo stabile popolare di via Vignola e via Beltramina progettato dall'architetto Rino Tami, per far posto a una palazzina di sei piani.
"Lo stabile da demolire - si legge nell'interpellanza - porta la firma prestigiosa dell’architetto Rino Tami e risale ai primi anni del secondo dopoguerra. Fa parte di un complesso di tre edifici di edilizia popolare (fra le vie Beltramina, Pelloni e Vignola). Sono tutti edifici allungati e di quattro piani, frutto di un’iniziativa sociale del Vescovo di Lugano (tramite la fondazione Pro Familia), che delimitano una sorprendente, ampia e tranquilla corte a prato, di forma rettangolare, dove giocano i bambini. Gli altri due edifici sono opere dell’architetto Antonini (quello su via Beltramina) e di Camenish/Carloni (quello su via Pelloni). È un insediamento di grande pregio per il quartiere popolare di Molino Nuovo, già compromesso in ampia misura da uno sviluppo dissennato che lo ha banalizzato".
Insomma per i socialisti a questo punto il problema "non è solamente luganese, ma è anche un problema ticinese, sul quale le autorità cantonali sono chiamate ad agire" e fanno appello alla legge cantonale sulla protezione dei beni culturali del 1997, legge che prevede nelle norme transitorie che, entro 10 anni , i Comuni istituiscano la protezione dei beni culturali immobili con gli strumenti pianificatori previsti dalla legge e che il Consiglio di Stato ne predisponga l’inventarizzazione.
Preoccupazioni e perplessità che hanno spinto i deputati socialisti a chiedere "quali principi e criteri urbanistici e architettonici hanno indotto il Municipio di Lugano a rilasciare il permesso di demolizione dello stabile Tami di Via Vignola 19-21-23 e la licenza di costruire al suo posto una palazzina di 6 piani, che deturperà irrimediabilmente l’insediamento popolare, con la corte a prato, fra le vie Beltramina, Pelloni e Vignola", e cosa intende fare il Consiglio di Stato "per impedire un tale scempio".
Viene chiesto inoltre se il Cantone è a conoscenza di altre demolizioni di edifici del ‘900 di rilevanza architettonica che siano già state autorizzati o in procinto di esserlo a livello comunale, qual è stato il seguito dato alle conclusioni del rapporto Brenni-Ferrari della Commissione della gestione del 2002 in merito al volume di sussidi cantonali per il recupero di beni culturali in pericolo, e in merito alla modifica della chiave di ripartizione degli investimenti nei vari comparti. E ancora: "A che punto sono i Comuni, a termine di legge decennale scaduto a fine 2007, rispetto all’obbligo di istituire la protezione dei beni immobili? A che punto è il Consiglio di Stato, a termine di legge decennale scaduto a fine 2007, rispetto all’obbligo di inventarizzazione dei beni culturali? Intende conferire alla Commissione dei beni culturali e alle istituzioni culturali che collaborano alla tutela dei beni culturali una facoltà di ricorso contro le decisioni edilizie che comportano la distruzione di beni culturali immobili, visto anche i ritardi dei Comuni e del Cantone nell’applicazione della legge beni culturali a 10 anni di distanza dal suo varo?"