In Ticino un centinaio di persone ogni anno finiscono in coma. E per chi si ritrova a lungo tra la vita e la morte mancano spazi sanitari in grado di ospitarli. Da chi opera in questo settore arriva una chiara richiesta d’aiuto: “Sono necessari posti letto, perchè la richiesta è maggiore dell’offerta”. E in Ticino le strutture sanitarie sono in grado di fare risposte adeguate alle esigenze di chi finisce in coma o in uno stato vegetativo?
La lista d’attesa per stare in coma
La Casa per anziani di Paradiso ha una decina di pazienti che “vivono” in questo stato. Il personale medico con cui abbiamo parlato non può fare a meno di evidenziare la mancanza di posti. “Da noi c’è la lista d’attesa. Non siamo in grado di far fronte a tutte le richieste che arrivano, e spesso ci propongono casi perfino da oltre Gottardo di persone in stato comatoso o con forte disabilità”.
Paradiso, Cevio, la clinica Varini di Orselina. Tutte realtà che si ritrovano a dover affrontare il problema della carenza dei posti letto. “E’ molto difficile che i familiari del paziente possano domiciliare chi resta fortemente disabile e siano in grado, attraverso cure a domicilio, di farsi carico del malato. La maggior parte di loro resta nelle nostre strutture fino alla morte”, ci dicono da Paradiso.
Anche in coma sono persone e non oggetti
Tra le difficoltà che il personale medico e infermieristico è costretto ad affrontare, c’è quello relativo al tipo di cure da prestare. “Uno dei miei impegni è che ci sia per i pazienti una situazione di cure ottimali, sia da un punto di vista clinico che umano” ci dice Fabio Conti.
“Bisogna sforzarsi di considerarli come persone, e non oggetti o semplici numeri” ci dicono coloro che lavorano quotidianamente in questi ambiti. “Meritano carezze, parole dolci, perché sono persone che sebbene in coma riescono a percepire determinati messaggi, anche se ciò è scientificamente molto difficile da dimostrare”. Un compito non certo facile, soprattutto quando non si ha mai un feedback che questo tipo di comportamento possa essere recepito dal malato. “Per noi non è una professione – ci dicono quelli della casa per anziani di Paradiso – ma una vera e propria missione, una missione fatta di totale dedizione nei confronti del malato. E’ un lavoro molto difficile, possibile solo con l’aiuto e la collaborazione dei familiari”.
I familiari, chi resta e chi fugge