LUGANO - Le prime pagine dei quotidiani ticinesi sono oggi interamente dedicate alle elezioni federali di ieri. Pagine intere di risultati, commenti, analisi, ed editoriali.
Si parte dal PLRT "che è riuscito ancora una volta a salvare il terzo seggio", e per il quale "il calo di 3.4 punti è un ulteriore segnale d’allarme da prendere molto sul serio", per passare poi al PPD "ha contenuto le perdite (-1.9 punti) e può compiacersi della buona prova del partito nazionale".
Nella sua analisi non manca il PS "che con una caduta di 7.2 punti (compensato solo in misura assai ridotta dall’avanzata dei Verdi) testimonia delle loro difficoltà nel sostanziare l’ambizione di offrirsi quale contraltare alla sempre conclamata minaccia delle destre".
Impossibile non mettere in evidenzia l'avanzata della Lega "che smentisce ancora una volta chi la dava inesorabilmente sul viale del tramonto già prima delle cantonali e che attribuiva il successo di aprile unicamente all’«effetto Borradori".
"In generale - conclude Dillena - in una lettura destra- sinistra, se la bilancia complessiva di questa tornata elettorale pende chiaramente anche al sud della Alpi a favore della prima, la tendenza è temperata, oltre che dalla mancanza di effetti pratici, dal risultato del primo turno per gli Stati. Una contesa, quest’ultima, assai più personalizzata e quindi meno assimilabile a successi e insuccessi dei partiti, ma i cui esiti sembrano pendere più a sinistra che a destra. Se la graduatoria vede nell’ordine Marty, Lombardi e Cavalli, il primo e il terzo raccolgono insieme più voti di Lombardi e dei candidati leghista e UDC sommati. Una situazione probabilmente destinata a riequilibrarsi col secondo turno, che rimane comunque una partita aperta e non permette quindi a nessuno dei concorrenti al secondo seggio di dormine sonni tranquilli".
Su laRegioneTicino, il direttore Matteo Caratti intitola il suo editoriale "Stessi volti, ma il vento soffia a destra" ed esprime timore per l'aria che tira da oltreGottardo: "La cruda aria che tira a destra oltre San Gottardo, premiando l’Udc di Blocher e Maurer e punendo in particolare i socialisti e il Prd di Fulvio Pelli, ha varcato le Alpi. Detto in supersintesi: la Lega sale, il Ps inciampa e alcuni gelidi spifferi – la mancata elezione di Giovanni Merlini, i brividi per Chiara Simoneschi- Cortesi – si sono fatti sentire anche all’interno dei partiti di centro".
E di clima pesante Caratti nel parl anche a proposito del PLR: "Clima nuovamente pesante per contro in casa Plr (...). Solo i prossimi giorni ci diranno se la mancata rielezione del presidente Merlini al Nazionale – che avrebbe comunque dovuto scalzare un uscente e che ha avuto il coraggio di accettare una lista di battaglia – è destinata a generare scosse simili a quelle subite ad aprile dal Ppd. Il voto di ieri mostra infatti che da una certa parte di liberali ( ceresiani in particolare) è giunta l’attesa rigatura del loro presidente".
E in clonclusione: "Guardando alla contesa agli Stati è difficile sperare nelle alternative. Fuori discussione la rielezione di Dick Marty; mentre il testa a testa fra Lombardi e Cavalli dimostra sì che i problemi personali del turbo-senatore uscente pesano, ma non bastano per voltare pagina".
Il Giornale del Popolo propone ben due editoriali. Il primo a firma di Moreno Bernasconi "Socialisti bloccati. Udc scalta" avanza una riflessione sull'avanzata dell'Udc "L’ulteriore avanzata dell’UDC di Blocher esprime secondo noi due esigenze di una parte consistente di svizzeri con cui bisognerà fare i conti. La prima è condivisa seppur in modo meno estremo anche da una parte dei liberali e del PPD: l’esigenza di adottare un progetto politico che liberi risorse per l’economia, risparmi sull’apparato statale e riformi il Welfare. La seconda è quella di affrontare la mondializzazione ( con tutto ciò che implica dal punto di vista economico ma anche dalle migrazioni) mettendo in secondo piano la solidarietà e la cooperazione multilaterale e difendendo anzitutto e se necessario con il pugno di ferro gli interessi della Svizzera e degli svizzeri. La scaltrezza con cui l’UDC riesce ormai a catalizzare ( incurante di ricorrere a slogan xenofobi) i timori della mondializzazione è evidente. Resta da chiedersi se la prima esigenza non sia contraddittoria rispetto alla seconda, ma probabilmente anche qui è il sistema svizzero che permette nel contempo al popolo di rafforzare l’UDC in occasione delle elezioni federali per poi votare quasi sempre le soluzioni pragmatiche propugnate dal governo e dai partiti di centro. Per questo motivo, in un parlamento orientato più a destra come quello che esce dalle urne, spetta ai partiti moderati in grado di conciliare liberalismo e solidarietà fare da ago della bilancia ( insieme essi pesano ancora più dell’UDC)".
Il secondo editoriale è firmato da Gianmaria Puesterla e con il titolo "Una partita ancora da giocare" analizza i risultati partito per partito.