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TAVOLA ROTONDAFestival come tribuna politica “Glorificata” Carla Del Ponte

07.08.06 - 09:54
Festival come tribuna politica “Glorificata” Carla Del Ponte
Organizzata dal DFAE, la tavola rotonda con i procuratori di Bosnia e Croazia si è trasformata in un terreno di scontro per il solito dibattito tra idealismo e pragmatismo

C’eravamo tanto illusi: l’uscita di scena della Bignardi, l’arrivo di Mai­re, l’improvvisa sparizione del calde­rone terzomondista “Human rights”, dei “pardini all’amicizia” agli amici de­gli amici, delle tavole rotonde con la Bonino... E invece no, bionda per bionda, eccola lì la politica (è sempre la stessa politica) che rientra dalla por­ta di servizio del Festival (con le fattez­ze un po’ burbere di Carla Del Ponte) dopo che era stata gentilmente ac­compagnata all’uscita. Irene Bignar­di gongola seduta tra il pubblico in pri­ma fila e Maire cita e ringrazia con ac­condiscendenza chi l’ha preceduto... Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, domenica mattina al Forum, dove con la scusa del “cinema” si finisce per tirar fuori dall’armadio argomenti quasi caduti in prescrizione come la guerra dei Balcani. Il dibattito si trascina stancamente, con la Del Ponte che (statistiche alla mano) rinfaccia ai procuratori pubblici di Bosnia e Croazia (assente il serbo per malattia...) di non aver collaborato da subito nella ricerca dei colpevoli, e loro rispondono che sì, magari all’inizio, ma adesso c’è la volontà politica per farlo, eccetera eccetera. La tavolata sembra apparentemente rianimarsi quando Dick Marty, paladino dei diritti umani a pioggia e senza condizioni, inizia a spezzare lance a favore della “sua” Corte Penale Internazionale (che manca tuttora del pieno appoggio di Stati Uniti, Israele e Cina), per poi dire che se i serbi sono ancora considerati i cattivi è solo colpa dei giornalisti, che sarebbe meglio parlare del Libano, della Cia in Europa, e che politica e giustizia comunque non andrebbero mai mescolate. Ecco che allora la Del Ponte si dichiara d’accordo in teoria, ma al momento di lavorare davvero – afferma – «è impossibile ottenere risultati giuridici senza passare dal piano della politica» (con chiaro riferimento alla proposta, più volte attuata dall’Aja, di scambiare la cattura di criminali di guerra con l’apertura delle trattative per l’entrata nell’UE: baratto già sfruttato per esempio dalla Croazia). Si va avanti così, con lo slancio idealista di Marty e la Del Ponte che (sotto sotto) richiama alla nuda realtà dei fatti. A un certo punto, alla sinistra del tavolo, qualche amico di famiglia alza uno striscione con «Bush e Olmert: criminali di guerra». Dov’è finito il cinema? Nascosto in qualche sala, e noi andiamo a cercarlo... (P. MON)
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