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TICINOArmida Demarta: "Le lobby soffocano la cultura ticinese"

19.05.06 - 07:29
Armida Demarta - direttrice e organizzazione di Poestate, nonché animatrice RTSI - punta il dito contro le lobby che soffocano la cultura in Ticino.
Ti Press
Armida Demarta: "Le lobby soffocano la cultura ticinese"
Armida Demarta - direttrice e organizzazione di Poestate, nonché animatrice RTSI - punta il dito contro le lobby che soffocano la cultura in Ticino.
LUGANO - Ennesima edizione di POESTATE. Ci presenta il cartellone di quest'anno?
"POESTATE, festival di poesia e laboratorio culturale, a Lugano dal 1997, torna in cartellone anche quest’anno mantenendo la sua caratteristica che si articola attraverso varie espressioni e contaminazioni artistiche e culturali. Un progetto culturale che comprende visioni e proposte anche tra loro opposte, cogliendone gli aspetti comunicanti creando occasioni di continuità e contatti culturali. Poeti, scrittori, musicisti, giornalisti, artisti, operatori sociali, intellettuali, dal classico all’avanguardia, letture, declamazioni, conferenze, tavole rotonde, musica, esposizioni, performance, incontri. Il programma lo trovate su
".

La manifestazione è in salute?

"Potrebbe stare decisamente molto meglio se non vi fossero tutte queste gestioni disintegranti dei poteri forti che operano anche nel settore culturale. POESTATE, è il primo festival di poesia e laboratorio culturale del Canton Ticino. Ho creato POESTATE nel 1997 a Lugano, e nonostante le grosse difficoltà sono andata avanti, anche grazie al prezioso sostegno da parte di chi ha creduto in questo progetto straordinario che è POESTATE, negli anni entrato nella rosa dei festival senza essere sostenuto dai poteri forti; è forte la sua colonna portante, dunque va avanti. Dovrebbero fare così in molti: non mollare, a costo di sacrifici e immensa perseveranza, tenacia e determinazione".

Poteri forti?

"Certamente. Sono ovunque. Tutti sanno chi sono. Quei poteri forti muovono le fila anche dei grandi festival e di numerosi eventi culturali di grande portata, dando loro grossi contributi finanziari, centinaia di migliaia di franchi o addirittura milioni di franchi, dando loro forti sostegni mediatici con produzioni radio-televisive e stampa locale con una massiccia promozione dell'evento. Si piazzano come dei pachidermi nel calendario degli eventi, ostacolando non poco la crescita dei piccoli festival, in tutti i sensi, fino a farli collassare. Tutto questo modo di gestire la cultura mette in grossa difficoltà chi opera nel settore culturale con pochi biglietti da mille per portare avanti validi progetti culturali, compiendo degli sforzi enormi, a volte giganteschi, pur di far crescere un progetto, una manifestazione, un festival. Eppure ci sarebbe spazio per tutti e soldi per tutti. Ma anche in questo, chi troppo, e chi troppo poco! Basta pensare un attimo quanti festival e quante manifestazioni culturali sono nate e poi sono sparite nel nulla, o quante manifestazioni sono attualmente in grosse difficoltà e messe all’angoluccio".

Il progetto POESTATE però va avanti...

"Si, POESTATE resiste, resistenza pura! Con tenacia, determinazione e instancabile perseveranza. Sempre ottimi programmi e con un’apertura a 360°, senza pregiudizi o preconcetti di sorta, e senza impanature politiche di parte. Ad ogni edizione il progetto iniziale è tagliato per problemi finanziari, in più il tipico asfittico settarismo ticinese non permette quell’armonizzazione culturale partecipativa e collaborativa. Occorre però andare avanti nonostante le difficoltà, anche se si parte con un'idea, con un progetto, e poi strada facendo si taglia, si trasforma, si lima, si snatura. Sono queste strategie molto sottili attuate dai poteri forti che operano per i grandi festival, sfiancano i piccoli festival fino a farli mollare o a farli sparire dai cartelloni, o metterli in un cantuccio. Anche il mondo finanziario delle banche purtroppo sostiene solo l'affarismo politico culturale che dipende dalle lobby politiche, dalle lobby culturali e dalle lobby dei media, con giri finanziari giganteschi e con relazioni a circuito chiuso, tutto questo, ripeto, a danno delle piccole manifestazioni".

Insomma, un problema diffuso...

"Esatto. Sono molti quelli che, come me, non dovrebbero mollare, ma resistere e andare avanti, nonostante le difficoltà, puntare il progetto con instancabile perseveranza e determinazione, e andare avanti, perché solo così riusciremo prima o poi a creare un progetto culturale che comprende ogni livello. Così ho mantenuto in vita POESTATE, e le porte sbattute in faccia non sono di certo mancate. Anni di lavoro incessante, fatto di incontri, di bozze, di progetti, di contatti, di studi, di ricerca, e di grandi edizioni che non hanno avuto attenzione mediatica e sostegno finanziario che invece meritavano, nel rispetto del progetto, nel rispetto di grandi ospiti, nel rispetto di temi importanti che sono passati a POESTATE. Grandi sforzi e grandi sacrifici, anche di tempo libero e di soldi, tutto per mantenere vivo questo progetto e laboratorio culturale straordinario che è POESTATE. Per fortuna strada facendo ho incontrato delle persone che mi hanno dato una gran mano, chi lavorando dietro le quinte, chi partecipando in programma, chi sostenendo con piccoli contributi, anche loro lavorando credendo nel progetto e con spirito di sacrificio e di mutuo appoggio, compresa la Città di Lugano. Ringrazio tutti. E il prossimo anno per POESTATE 1997-2007 avrò modo di ringraziare tutti coloro che hanno veramente contribuito a costruire questo festival".

Insomma chiedi una distribuzione più equa dei soldi destinati alla cultura...
"Non solo soldi ma anche una giusta impostazione della gestione globale dell’offerta culturale. La mia è una critica che vuole essere assolutamente costruttiva e vuole rimettere al centro la discussione cultura. Inoltre vorrei stimolare molte persone che operano in questo settore a non demordere e a farsi avanti. L'investimento culturale non è merce che si pesa al mercato della cultura, del tipo - grande festival, uguale fare cultura-. La cultura non si pesa al chilo. Ci sono nicchie "minori" dal valore inestimabile in ricchezza culturale e ci sono nicchie "maggiori" che portano successo di pubblico ma possono anche portare impoverimento culturale nel grande circo dell'affarismo culturale. I grandi festival, i grandi eventi non dovrebbero schiacciare i piccoli festival, bensì dovrebbero aiutarli a crescere, e insieme lavorare per un progetto partecipativo globale per un'offerta culturale a 360°. Basta vedere come i media caratterizzano gli eventi e si capisce come si muove il meccanismo: non sono di servizio pubblico, ma sono al servizio di grossi clientelismi e di sponsor, in tutti sensi".

La gestione della cultura nella Città di Lugano fa discutere. Spesso sulla stampa domenicale piovono le critiche. Lei cosa ci può dire?

"Lugano non ha un progetto culturale! Tutto qui. Non permette e non consente una progettualità globale semplicemente perché ha impostato una serie di progetti trattati come merce distinguendo operativamente in classi di serie A e di serie B. Non hanno idea di quanti canali hanno atrofizzato invece di valorizzarli e conglobarli. Avere una commisione di saggi non significa avere un progetto culturale, mettere in piedi progetti museali, non significa avere un progetto culturale. Così tutto si riduce a puro business culturale. Indeboliscono e svalorizzano anziché valorizzare e rinforzare. Occorre rinforzare e stimolare le potenziali risorse, ridistribuire le ricchezze finanziarie e le ricchezze culturali nei vari canali, sorreggere nel contempo un progetto culturale complessivo e globale. Esiste anche un sottobosco culturale che ha un potenziale incredibile e non va assolutamente emarginato, basta saperlo comprendere e valorizzarlo, invece la città lo emargina, così come esiste un settore d'avanguardia o popolare. Basta saper gestire tutti i canali nel rispetto della loro integrità culturale, idem per quanto concerne la proposta di turismo culturale o congressuale. Urge saper mettere insieme le proposte con un progetto culturale che purtroppo manca. Ma per fare questo ci vogliono anche le persone giuste e capaci. Ci sono canali culturali diversi ai vari diversi livelli che possono essere benissimo conglobati e armonizzati, invece la nostra gestione tende a disarmonizzare e a isolare i canali, ghettizzandoli, quindi il meccanismo si inceppa e fa fatica. Qualche anno fa sono stata la prima persona a Lugano a chiedere di creare una commissione della cultura e mi sono battuta per creare un progetto culturale ma non mi hanno ascoltato, numerosi anche gli interventi, le proposte e gli stimoli da parte mia, ma non sono serviti a nulla o a ben poco, hanno lavorato sull’appalto culturale invece di lavorare sul progetto culturale.

Per il futuro culturale di questa città e del cantone urge fermarsi un attimo per decidere di impostare un vero grande progetto culturale a 360°, spoliticizzare e ricostruire su nuove basi per valorizzare al meglio e al massimo il suo grande potenziale e le sue preziose risorse in ogni canale, dalla proposta alternativa all’evento di grande portata. Questo è il nocciolo della questione, Lugano non ha un progetto culturale, il Cantone non ha un progetto culturale, si limitano a fare della cultura dell'affarismo culturale a sostegno di appalti culturali milionari, basta vedere i milioni che girano in grandi festival o in progetti affaristico culturali. Non ci si domanda come mai i soldi ci sono, a milioni per alcuni progetti, e i soldi non ci sono mai, o troppo pochi, per altri progetti ? È così a Lugano ed è così in tutto il Canton Ticino. Questa classe dirigente, vuoi politica e vuoi manageriale, comunque collegata da clientelismi vari, sta devastando il settore culturale, il settore dei media, il settore del turismo, ed altri settori. Ma possiamo ancora fare qualcosa per riparare il danno, nessuno scontro e nessun attacco, semplicemente far capire che è tempo di lavorare in maniera diversa e con forze nuove".

Riassumendo...

"Lugano ha un potenziale straordinario, così come tutto il Cantone Ticino, solo che non sanno sfruttare al meglio potenziale e risorse, si rifugiano nell'apparenza superficiale con una progettualità apparentemente forte ma in effetti è molto debole, scarsa, e ricca di difetti, ma fanno grandi affari…. Sono convinta che si potrebbe valorizzare al meglio e al massimo tutto il potenziale a nostra disposizione, e potenziare al massimo tutte le preziose e straordinarie risorse che abbiamo".

Armida non salva nessuno?

"Salviamoci insieme con un approccio di mutuo appoggio senza pregiudizi e senza preconcetti cercando di creare una forza rigenerante per liberare il Ticino da questa morsa opprimente che ha politicizzato e clientelizzato tutto. Per quanto concerne la cultura a Lugano non possiamo che rimetterci all’attenzione del sindaco Giorgio Giudici che è in grado di capire, di percepire e di comprendere questa analisi, con tanto di sfaccettature e di segnali, grazie alla sua caratura di livello superiore, ha dimostrato in più occasioni di non snobbare le persone che arrivano dal basso o non mette in strada chi non la pensa come lui, facendolo con sensibilità e intelligente comprensione, senza arroganza e senza prepotenza, questo gli va riconosciuto nonostante i numerosi attacchi che sovente lo prendono di mira. La città di Lugano fa molto, si sforza pure, ma potrebbe fare molto di più e molto meglio. Mi auguro che questa critica molto costruttiva possa portare riflessione e azione con fatti concreti. Sono sicura che si potrebbe lavorare molto meglio sia a Lugano sia in tutto il cantone a vantaggio della cultura e di molti altri settori".

Secondo lei cosa si dovrebbe fare per migliorare la situazione?

Si potrebbe fare molto, ma cosa vuole, ormai siamo dentro una spirale di declino generale. Con tutto l'ottimismo e la buona volontà che uno può avere bisogna però essere molto realisti, e nella realtà attuale delle cose, la traccia andrebbe ricomposta per creare nuove dinamiche, ricostruendoci sopra con forze nuove, e con vecchie forze ma che riesaminano il loro operato migliorando l’economia contestuale progettuale. Questo sistema purtroppo fa fuori, ha fatto fuori, o mette fuori o in difficoltà, persone capaci e competenti, di buon livello, e in giro ve ne sono molte mi creda, tutto per piazzare quel meccanismo perverso, quel giro che si mescola inesorabilmente alla politica, alle lobby, agli affari, ai clientelismi, alle famiglie, agli amici degli amici che contano, e questo sistema, pur di piazzarsi, sta valorizzando esclusivamente il sistema affaristico, oltre a piazzare il livello mediocre che trionfa spacciandosi per alto livello, basta vedere la classe dirigente che ci ritroviamo, non conta la capacità ma conta la raccomandazione, e questo tocca diversi settori importanti, contaminandoli. Bisognerebbe sbloccare al più presto questa dinamica perversa ormai ristagnante a danno del sistema globale, come bisognerebbe ricreare una classe dirigente e una classe politica capace, e non fantoccio, capace e non raccomandata per puro scambismo di favoritismi posizionali. In ogni caso sono dell'opinione che si possono trovare dei punti di sblocco e di snodo con costruttiva progettualità, ovviamente se si continua a fare solo dell'affarismo culturale o del mercantismo politico culturale non si fa altro che impoverire e indebolire una visione globale compromettendo il progetto globale nel suo insieme che comprende diversi settori.

A conclusione un invito a tutti i blogghisti di Tio a partecipare al palco libero di POESTATE per la serata conclusiva del 3 giugno. Vi aspetto".

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