Cerca e trova immobili

TICINOMPS: "No agli articoli costituzionali sulla formazione"

02.05.06 - 11:46
L'MPS prende posizione sulla votazione federale del prossimo 21 maggio.
Ti Press
MPS: "No agli articoli costituzionali sulla formazione"
L'MPS prende posizione sulla votazione federale del prossimo 21 maggio.
BELLINZONA - Il prossimo 21 maggio i cittadini e le cittadine saranno chiamati ad esprimersi sulla modifica di alcuni articoli della costituzione federale relativi alla formazione. Nelle proposte di modifica votate dal Parlamento vengono toccati diversi settori della formazione: quello primario e secondario (dalla scuola dell’infanzia alla scuola media), quello dell’apprendistato, quello delle alte scuole professionali e quello universitario.

"Le modifiche proposte - si legge in una presa di posizione odierna dell'MPS - si muovono dal principio e dalla necessità (che nessuno in linea di principio contesta) di procedere ad un’armonizzazione degli ordinamenti e dei contenuti della formazione oggi in gran parte organizzati su base cantonale nel quadro di regolamentazioni-quadro nazionali (ordinanze federali, concordati intercantonali, ecc.).
Gli articoli costituzionali posti in votazione rappresentano un passaggio decisivo nel quadro degli obiettivi che governo e Parlamento federale si sono fissati. La loro accettazione verrà seguita da progetti concreti di armonizzazione dei quali già si conoscono, per alcuni settori, gli elementi fondamentali: pensiamo in modo particolare al progetto Harmos, già in fase di realizzazione, teso a riorganizzare - in forma armonizzata - l’insegnamento primario e secondario. L’MPS invita, il 21 maggio prossimo, a rifiutare la modifica degli articoli della Costituzione federale consacrati alla formazione. La necessità di uniformare i sistemi scolastici cantonali è, lo ripetiamo, un’evidente necessità. Ma l’armonizzazione proposta dalle autorità federali è un’armonizzazione “al ribasso”, che invece di migliorare il sistema d’insegnamento attuale, rafforza l’offensiva neoliberale in corso contro la scuola pubblica, offensiva guidata dalla fondazione Avenir Suisse (la “fabbrica d’idee” del padronato elvetico), nel quadro delle controriforme che mirano a subordinare la formazione agli imperativi della concorrenza e della redditività capitalistiche".


Per l'MPS si armonizza "al ribasso"

"È sufficiente dare un’occhiata a ciò che cambierebbe nel nostro cantone - sostiene ancora l'MPS - per capire la logica “al ribasso” con cui si è concepita l’armonizzazione proposta.
Il progetto di concordato “HarmoS”, complementare ai nuovi articoli costituzionali in votazione, prevede un ciclo elementare della durata di 8 anni, da frequentare a partire dai 4 anni d’età compiuti; ad esso seguirebbe un ciclo secondario I (le nostre attuali scuole medie) di 3 anni per chi accederà poi al settore delle scuole professionali, ridotto a soli 2 anni per chi invece accederà alle scuole di maturità.
Le conseguenze sono facilmente elencabili: una parte dei bambini che oggi in Ticino frequentano la scuola dell’infanzia, coloro che hanno meno di 4 anni compiuti, rischiano di rimanere a casa; l’attuale scuola media ticinese – che, con tutti i suoi limiti, è il positivo frutto delle spinte alla democratizzazione degli studi dei decenni passati – verrebbe meno, sostituita da un ciclo scolastico “di passaggio” della durata di 2 o 3 anni. In particolare, fatto ai nostri occhi particolarmente grave, verrà anticipata alla fine del secondo anno la separazione tra gli allievi che continueranno gli studi e coloro che invece si indirizzeranno subito verso il mercato del lavoro; nei fatti la durata degli studi, per chi vorrà accedere alla maturità, verrà ridotta di un anno".

Per l'MPS si "riduce la formazione all’acquisizione di "prestazioni"

"“HarmoS” - secondo l'MPS - favorisce l’introduzione dei cosiddetti «standard di prestazione», utili alla definizione quantitativa del livello di formazione a cui gli allievi ai vari gradi dovrebbero accedere. La qualità di una scuola sarà insomma sempre meno letta attraverso la sua capacità di trasmettere i saperi necessari ad elevare il grado di emancipazione civile, intellettuale e culturale della persona (parametri, questi, difficilmente, quantificabili), ma – sotto la pressione delle esigenze delle imprese e del mercato del lavoro – attraverso il livello di “competenze” e di “prestazioni”, facilmente quantificabili, che essa riuscirà a trasmettere ai propri studenti".

Si favorirebbe "lo sviluppo di una logica di concorrenza a livello della scolarità obbligatoria"

L’introduzione degli «standard di prestazione», secondo l'MPS, "è funzionale all’assunzione di quello che il progetto “HarmoS” chiama «un sistema di monitoraggio nazionale dell’educazione», grazie al quale poter confrontare le “prestazioni” dei sistemi educativi cantonali e quelle dei singoli istituti. In questo modo le autorità riusciranno ad indirizzare le istituzioni scolastiche a una vera e propria logica di competizione. Non è difficile intravedere la formazione in futuro di scuole etichettate “di serie A” e di scuole considerate invece “di serie B”, in base agli standard raggiunti. È scontato che le scuole di serie B saranno quello frequentate in maggioranza da allievi provenienti dalle fasce meno abbienti della società".

Liberalizzazione del «mercato» delle Alte scuole?

L’articolo costituzionale 63a, per l'MPS, "permetterebbe alla Confederazione, parallelamente al sostegno alle Alte scuole cantonali, di versare contributi «ad altre istituzioni del campo delle Alte scuole». La Confederazione e i cantoni dovrebbero inoltre garantire «l’uguaglianza di trattamento delle istituzioni che assumo compiti della stessa natura». Queste nuove disposizioni aprono la porta al finanziamento da parte dello Stato di istituti di formazione privati, proprio nel momento in cui si riducono passo dopo passo le risorse destinate alle scuole pubbliche".

Verso una logica antidemocratica?

"Una delle modifiche costituzionali proposte - precisa ancora l'MPS - permetterà a organi intercantonali (nello specifico alla Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione) d’imporre modifiche decisive al sistema scolastico, sia in materia di ordinamento e strutture scolastiche che in materia di contenuti della formazione, senza che ciò passi attraverso un dibattito democratico e senza la possibilità di opporvi un referendum. Con l’approvazione di alcuni degli articoli in votazione di fatto la Confederazione potrà sai legiferare qualora i cantoni non trovino un accordo o potrà rendere obbligatorio per tutti un accordo concluso tra un numero ristretto di cantoni. Con la scusa di voler mettere un freno a presunte conseguenze di un federalismo esasperato in realtà, rafforzando tendenze omai in atto da qualche anno non solo nel campo dell’educazione, vengono meno principi di democrazia e partecipazione fondamentali. Un numero limitato di cantoni (forti sia dal punto di vista demografico che economico) potranno di fatto “legiferare” e chiedere alla Confederazione di far valere le loro decisioni anche per gli altri. Gli spazi per una reale dialettica democratica tra esperienze, culture ed esigenze dei diversi cantoni e delle diverse regioni vengono di fatto cancellati".

L’MPS invita dunque "a votare NO alla liberalizzazione e alla standardizzazione neoliberale della formazione. È necessario introdurre un’altra uniformità, basata sul diritto alla formazione di qualità per tutti e tutte e sulla garanzia di un finanziamento pubblico sufficiente per assicurarla. Il sistema di formazione deve costituire un pilastro decisivo per un rilancio in grande stile del servizio pubblico nel nostro paese. Sottometterlo alla logica della ricerca del massimo profitto, sotto la pressione del mondo delle imprese, è una scelta che va esattamente nella direzione opposta".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE