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TicinoIl difficile viaggio di Turi, dall’orfanotrofio al successo

11.08.04 - 11:11
Il difficile viaggio di Turi, dall’orfanotrofio al successo

O gni essere umano può ritrovarsi, per sua sfortuna, a vivere l’infanzia e l’adolescenza – i periodi fondamentali nell’esistenza di ognuno – nel luogo sbagliato e al momento sbagliato. Riuscire a uscire da questa spirale negativa non è mai facile, ma quando qualcuno ci riesce si ha l’impressione di avere a che fare con una persona più « forte » delle altre, che proprio a causa delle terribili prove che ha dovuto sopportare è in grado di capire più in profondità quali siano i problemi del mondo che lo circonda.

L’oggi 79enne Arthur Honegger, protagonista della docufiction 

Turi 

di Lotty Wohlwend e Renato Müller presentata ieri nell’ambito dei Cineasti del Presente, viene da lontano, da molto lontano ed è riuscito ad arrivare in alto, molto in alto tenendo conto del fatto che è figlio illegittimo di una minorenne, che non ha mai conosciuto la madre e che ha passato i primi 18 anni della propria vita tra orfanotrofi ed istituti di rieducazione per minori senza mai trovare nessuno che fosse in grado di infondergli la benché minima dose di fiducia in se stesso o che, perlomeno, si degnasse di ascoltarlo per cercare di capire le tempeste interiori che lo scuotevano e lo portavano ad infrangere le rigide regole che non ha mai compreso. Dopo aver rischiato di rimanere bracciante agricolo per tutta la vita, Honegger 

2002 

2004 

passa da un mestiere all’altro ma – dopo aver fondato una famiglia ed aver trovato un minimo di tranquillità – inizia a darsi da fare nel campo del giornalismo diventando dapprima corrispondente e poi capo- redattore del Blick, prima di scoprirsi scrittore di successo all’età di 50 anni e, già in età da pensione, parlamentare socialista al Gran Consiglio di San Gallo. Il film di Lotty Wohlwend ha una struttura piuttosto grezza e utilizza in modo un po’ troppo confuso diversi tipi di materiali ( una lunga intervista al protagonista, numerosi spezzoni di cinegiornali e di tv, alcune scene ricostituite con attori, ecc.)

per cercare di mettere a fuoco tutti gli aspetti della densa esistenza di « Turi » , ma ha soprattutto il pregio di denunciare i metodi estremamente duri che venivano utilizzati nella Svizzera di 60 anni fa nei confronti dei giovani che si ritrovavano in una situazione « irregolare » in istituzioni come il Villaggio Pestalozzi. Il carisma di Honegger – che alla fine del film scopre per la prima volta il volto della madre – fa il resto. 

A. M.  CdT

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