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SVIZZERALascia il Consiglio federale Kaspar Villiger, l'uomo che ha salvato il segreto bancario

16.09.03 - 12:04
Kaspar Villiger - Foto Ti-Press
Lascia il Consiglio federale Kaspar Villiger, l'uomo che ha salvato il segreto bancario

BERNA - Con quasi quindici anni di militanza nel governo svizzero, il radicale lucernese 62enne - e' nato il 5 febbraio 1941 - Kaspar Villiger lascia il Consiglio federale senza essere riuscito a realizzare cio' che piu' gli stava a cuore: il risanamento delle finanze federali. E' pero' riuscito a difendere con successo il segreto bancario. Ha pure raccolto successi durante la sua permanenza nel Dipartimento della difesa (DDPS). Lo slittamento della sua partenza, annunciata ufficialmente da oltre un anno, non gli ha permesso di chiudere i conti in pareggio. Scegliendo uno stile discreto, il ministro delle finanze Villiger, ingegnere di formazione ed ex fabbricante di sigari e biciclette, ha sempre goduto di grande popolarita'. Il piu' anziano consigliere federale in carica sara' ricordato piu' come il grande tesoriere che ha sempre predicato il rigore finanziario, che non quale capo della Difesa. Di se' ha sempre offerto l'immagine di uomo onesto e corretto. Tuttavia, nonostante gli sforzi, lascia le Finanze con un buco ancora piu' grande di quello ereditato dal suo predecessore, il socialista Otto Stich.

La sua elezione in Consiglio federale il 1 febbraio 1989, quattro giorni prima del suo 48.esimo compleanno, e' avvenuta in circostanze particolari. La radicale zurighese Elisabeth Kopp, a causa di una telefonata galeotta al marito, era stata costretta ad abbandonare la testa del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP). Per restaurare la fiducia, i radicali si erano rivolti all'allora consigliere agli Stati Kaspar Villiger. Cosi', la cattolica Lucerna, feudo democratico-cristiano, sarebbe stata rappresentata nel governo federale da un radicale protestante. Negli otto anni trascorsi al Dipartimento federale delle Finanze (DFF), a parte qualche miglioramento puntuale, l'indebitamento dello Stato e' aumentato di quasi 35 miliardi di franchi per raggiungere quota 122 miliardi alla fine del 2002. Villiger si e' difeso affermando che questo deterioramento e' dovuto prima di tutto a cambiamenti contabili, ma non ha nascosto che il deficit per il 2004 superera' i 3,5 miliardi di franchi. Strenuo fautore del freno all'indebitamento, plebiscitato dal popolo, proprio per farlo rispettare Villiger si e' visto costretto ad escogitare in tutta fretta un programma di risanamento con un miglioramento di 3,3 miliardi entro il 2006. Alcuni osservatori sostengono che il lucernese non se ne e' andato al momento giusto: se fosse partito alla fine del 2000 avrebbe potuto vantarsi di aver conseguito in quell'anno una maggiore entrata di 4,5 miliardi.

Villiger si e' invece battuto con successo per il mantenimento del segreto bancario. Nonostante le pressioni internazionali, il ministro delle Finanze non ha mai 'mollato l'osso', nemmeno quando la Svizzera era sospettata, con questo mezzo, di favorire il terrorismo. In giugno la sua tenacia e' stata ricompensata con il progetto d'accordo tra Svizzera e Unione europea (UE) sulla fiscalita' del risparmio che preserva il segreto bancario. Villiger ha dovuto affrontare vari momenti difficili. Nel 2001 ha dovuto incassare una serie di critiche per il modo con cui ha gestito la lotta contro il riciclaggio di denaro. Lo stesso anno e' stato al centro dalla bufera Swissair. Dapprima reticente a tirar fuori i soldi pubblici, si e' poi convinto ad allentare i cordoni della borsa. In ogni caso, la nuova compagnia aerea Swiss continua a essere una spina nel fianco del ministro delle finanze. Nel 2002, il ministro delle Finanze e' stato poi smentito dal popolo che ha respinto il faticoso compromesso sull'utilizzazione delle riserve d'oro in esubero della Banca nazionale svizzera (BNS) e sull'istituzione della Fondazione ''Svizzera solidale''. La prossima campagna di votazione sara' condotta dal suo successore. Vi sono infatti grosse probabilità che la stessa riguardi il pacchetto di sgravi fiscali che Kaspar Villiger ha voluto concedere alle famiglie e ai proprietari immobiliari. Questo progetto, esteso dalle Camere, e' minacciato da un referendum cantonale.

Prima di assumere le Finanze, Kaspar Villiger ha trascorso quasi sette anni al DDPS. Durante questo 'passaggio obbligato' ha elaborato 'Esercito 95', la riforma che ha preceduto quella di 'Esercito XXI' lanciata da Adolf Ogi e difesa dal suo successore Samuel Schmid. Con il grado di capitano, ha preso la direzione del Dipartimento della Difesa lasciatagli da Arnold Koller, che ha assunto la guida del DFGP, dopo le dimissioni di Elisabeth Kopp. La sua permanenza alla Difesa non e' tuttavia cominciata con i migliori auspici. Dapprima ha dovuto fronteggiare 'l'affaire' delle organizzazioni segrete P 26 e P 27, nonche' la commissione parlamentare d'inchiesta sul suo dipartimento. Nel novembre del 1989 ha poi dovuto far fronte all'iniziativa popolare per una Svizzera senza esercito. Il popolo gli dato ragione, anche se il 35% di voti favorevoli all'iniziativa hanno scosso il settore militare. Altra vittoria nel giugno del 1993, quando il sovrano ha bocciato l'iniziativa popolare lanciata contro l'acquisto degli aerei da combattimento FA-18. Kaspar Villiger ha risposto a questi attacchi con la citata riforma 'Esercito 95' e con una riorganizzazione del suo dipartimento. Nel 1994 si e' visto costretto a cedere di fronte alla volonta' popolare: il suo progetto di formare un battaglione di caschi blu svizzeri e' uscito sconfitto dalle urne.

Due avvenimenti importanti hanno contraddistinto gli altrettanti anni in cui e' stato presidente della Confederazione. Nel 1995 si è distinto per aver presentato le scuse al popolo ebraico a causa della politica d'asilo elvetica durante la Seconda Guerra mondiale e del timbro 'J' nei passaporti degli ebrei. Nel secondo anno di presidenza, nel 2002, Villiger ha pronunciato il discorso d'adesione della Svizzera all'ONU davanti all'assemblea generale a New York. Ironia della sorte: in occasione del primo scrutinio sull'adesione alle Nazioni Unite, nel 1986, il radicale lucernese era tra gli oppositori. Aveva poi cambiato posizione in occasione della seconda, decisiva votazione.


 

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