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JEAN-LUC BIDEAU« Il cinema svizzero non sta bene ma c’è però un cuore che batte »

12.08.03 - 07:39
Membro della giuria, l’artista parla con affetto di Locarno. In nessun caso, afferma, deve perdere la sua particolarità: scoprire nuovo cinema e nuovi talenti.
« Il cinema svizzero non sta bene ma c’è però un cuore che batte »
Membro della giuria, l’artista parla con affetto di Locarno. In nessun caso, afferma, deve perdere la sua particolarità: scoprire nuovo cinema e nuovi talenti.

Ci riceve all Hotel Reber. Camicia stile tropicale, accogliente, gradevolissimo, sempre pronto alla battuta. Si congeda da una giovane collega della RSI e ci dice: « Alors, on commence? » .

Detto fatto. La prima domanda, di rigore, sulla salute del cinema svizzero. « Lo stato di salute del cinema svizzero ci dice non è buono, ma sta andando lentamente verso la guarigione. C è comunque un cuore che batte. Come quello del giovane realizzatore Jean- Stéphane Bron. Il documentario Le Génie Helvétique è un buon lavoro e fra qualche anno Bron sarà nel Concorso. È un uomo di qualità. È uno dei cineasti svizzeri che ha un avvenire sicuro davanti a lui » . Certo che i tempi di Goretta, Tanner, Schmid, Suter sono lontani.

« Certo, ma non c è tempo per la nostalgia. Occorre aprirsi a giovani creatori. In Svizzera ci vogliono sempre delle rivoluzioni affinché nascano dei registi. A cavallo del Sessantotto sono emersi i cineasti che abbiamo citato. Ci vuole sempre un evento forte che faccia scattare il genio creativo » . Jean- Luc Bideau ma la Svizzera fa abbastanza per il suo cinema? « No, non fa abbastanza. Ma penso che nessun Paese faccia abbastanza per la cultura. D altra parte credo sia sbagliato sovvenzionare tutto. Occorre davvero che la gente prenda dei rischi. Poiché maggiori sono le sovvenzioni, minori sono i rischi. La formula di promozione migliore è un accurato mix tra la cultura sovvenzionata e quella privata. Va anche detto, tuttavia, che quando Swissair esplode, non si discute, lo Stato paga. Quando Expo. 02 esplode, non si discute, lo Stato paga ancora. Ma quando si tratta di cultura, generalmente, gli aiuti stentano ad arrivare. In un Paese sottolinea l attore svizzero non si deve mai dimenticare la cultura, neppure in una situazione di crisi. Occorre tuttavia lasciare ai privati un margine di manovra affinché anche loro si assumano delle responsabilità. Ne sono covinto: più si prendono dei rischi, più la qualità dei film sarà migliore » . Vulcanico, come sempre, Jean- Luc Bideau lamenta la macanza di un vero dibattito culturale in Svizzera.

« Non si ha mai tempo di dibattere della cultura perché si pensa sempre che sia un affare marginale. Si parla di châlets, di parchi da proteggere, ma mai abbastanza di cinema e teatro. Eppure un paese senza cultura e un paese morto » . E a Locarno che aria si respira? « Si respira un’aria cordiale, accogliente, fraterna. Molto diversa da quella di Cannes, dove avevo un film in concorso. Qui c’è uno spirito che non si trova da nessun’altra parte. Lo scopo del Festival di Locarno deve rimanere quello di scoprire giovani autori, come fu per Khiarostami. Se non sarà più il caso, allora sarà inquietante. Spero che queste 19 pellicole in concorso ci portino nuove scopere » .


E i suoi progetti cinematografici, Jean- Luc Bideau? « Sono molto contento perché farò un film svizzero, un bel poliziesco, con il giovane realizzatore François Christophe Marzal e prodotto da Patricia Plattner.

di  FRANÇOISE GEHRING

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