Cerca e trova immobili

Ticino"Signs": Nel segno di M. Night Shyamalan

10.08.02 - 10:58
Il regista de « Il sesto senso » non tradisce il suo stile nel nuovo « Signs »
"Signs": Nel segno di M. Night Shyamalan
Il regista de « Il sesto senso » non tradisce il suo stile nel nuovo « Signs »

Fabrizio Coli 


Bucks County, Pennsylvania. Campi di grano, America rurale. L’ex reverendo Graham Hess ( che ha il volto di Mel Gibson) sta vivendo momenti difficili. Sua moglie è morta in un incidente da pochi mesi. Insieme al fratello Merrill ( Joaquin Phoenix, il perfido Commodo de Il Gladiatore) e ai suoi due figli Morgan e Bo ( Rory Culkin e Abigail Breslin), cerca di ricostruirsi una vita normale. Era già difficile prima, figuriamoci quando attorno alla sua fattoria scopre dei giganteschi e incomprensibili disegni tracciati nei campi di grano. Il fenomeno è preoccupante e interessa tutte le parti del pianeta. Visitatori dallo spazio stanno arrivando e le loro intenzioni non sembrano amichevoli. Ben presto Graham e i suoi si ritroveranno assediati in casa propria come ne La notte dei morti viventi di Romero a fronteggiare una minaccia che sembra uscita da La guerra dei mondi...
In pillole, questa è la trama di Signs, il nuovo film del regista M.
Night Shyamalan, ieri a Locarno in prima visione europea.
L’elemento fantastico presente nelle pellicole dell’autore de Il sesto senso e di Unbreakable ha sempre veicolato altri temi, più profondamente connaturati con ciò che ci rende umani. Mai come in Signs però, la storia « sovrannaturale » è un pretesto per parlar d’altro. Più che attorno agli alieni e alle loro motivazioni ( che rimarranno nebulose), il film ruota invece decisamente attorno al tema della perdita- ritrovamento della fede del Reverendo Graham ( unico appunto in tal senso riguarda l’ultima scena, ridondante e banalmente esplicita). Siamo di fronte a un classico conflitto interiore ( la nostra vita ha un senso? C’è una regia dietro a ciò che ci capita o si tratta di una serie di casualità? Possiamo prendercela con una forza superiore e/ o pregarla nel momento del bisogno?). Un conflitto raccontato in maniera originale attraverso dialoghi efficaci – conditi stavolta anche da una discreta dose d’ironia – e soprattutto tramite tutti gli elementi stilistici già presenti negli ultimi due film del 31. enne regista ( che come sempre si ritaglia anche una piccola parte come attore). Ritroviamo dunque l’attenzione visiva per gli oggetti quotidiani ( porte e maniglie devono ossessionare Shyamalan), per immagini riflesse, e, naturalmente verso i bambini che stavolta sono due e come sempre recitano bene. Il rischio è quello di copiare se stessi. Ma questo stile – ormai un vero e proprio marchio di fabbrica

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE