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SVIZZERAL'Iva ridotta per i ristoranti è "antisociale"

21.08.14 - 10:34
Il comitato contrario all'iniziativa popolare di Gastrosuisse prevede, in caso di approvazione, perdite milionarie per le casse della Confederazione
L'Iva ridotta per i ristoranti è "antisociale"
Il comitato contrario all'iniziativa popolare di Gastrosuisse prevede, in caso di approvazione, perdite milionarie per le casse della Confederazione

BERNA - Un'Iva ridotta per i ristoranti causerebbe perdite milionarie alla casse della Confederazione, non porterebbe alcun vantaggio tangibile ai clienti e obbligherebbe la Confederazione ad aumentare il tasso di Iva minimo per i commestibili al fine di compensare le minori entrate, penalizzando in questo modo i bassi redditi. È quanto sostenuto stamane da un comitato formato da associazioni professionali e in difesa dei consumatori che ha invitato popolo e cantoni a respingere, il prossimo 28 di settembre, l'iniziativa popolare di Gastrosuisse.

I ristoratori chiedono lo stesso tasso d'imposizione praticato per i "take-away" e gli alimentari venduti nei negozi, ossia il 2,5% invece dell'8%.

Stando ai membri del comitato "Iniziativa Iva, NO! Pagare di più per mangiare a casa?", nel quale figura un nutrito gruppo di consiglieri nazionali e agli Stati di tutti i partiti (ma non l'UDC), gli esercenti non sono obbligati a ripercuotere i vantaggi derivanti da un tasso inferiore ai dipendenti, per esempio con un aumento dei salari, o ai clienti, mediante una riduzione dei prezzi.

Esperienze all'estero, come in Francia, hanno dimostrato che un taglio anche sostanzioso dell'Iva - dal 19,6% al 5,5% - non si è tradotto in una diminuzione sensibile dei prezzi al cliente. "Anzi, il governo ha dovuto ritoccare il tasso verso l'alto per compensare parte dei mancati introiti fiscali", ha affermato la consigliera nazionale Ruth Humbel (PPD/AG).

Per la deputata democristiana è innegabile che il settore della ristorazione si trovi in una fase di grandi cambiamenti: sempre più persone infatti preferisce un pasto veloce. "Tuttavia, non è abbassando l'Iva che i ristoranti torneranno a riempirsi", ha sottolineato la Humbel. Inoltre, ha puntualizzato, "anche i ristoratori possono vendere piatti da asporto, se lo vogliono".

Per Prisca Birrer-Heimo (PS/LU), consigliera nazionale e presidente della fondazione svizzerotedesca per la protezione di consumatori (SKS), diversamente da quanto dichiarato da Gastrosuisse, i mancati introiti fiscali - 750 milioni di franchi - per le casse federali dovranno venir compensati, come prevede il meccanismo del freno all'indebitamento, con un aumento del tasso di Iva minimo attuale dal 2,5% al 3,8% (lo stesso praticato agli alberghi, n.d.r). "Insomma, per fare un favore ai ristoratori, le famiglie e i bassi redditi dovranno pagare di più per nutrirsi", ha puntualizzato.

Per il "senatore" Robert Cramer (Verdi/GE), l'iniziativa di Gastrosuisse rappresenta né più né meno una sovvenzione per i ristoratori, che non porta alcun vantaggio alle famiglie. "Nutrirsi è una necessità, mentre andare al ristorante è un piacere che il singolo si offre", ha sottolineato il consigliere agli stati ecologista.

Secondo il presidente dell'associazione dei panettieri-confettieri svizzeri, Kaspar Sutter, un aumento dell'Iva farebbe salire il prezzo del pane, alimento che viene al primo posto nelle preferenze degli Svizzeri. "La nostra categoria - ha aggiunto - ha reagito alle modificate abitudini alimentari della popolazione offrendo piatti da asporto, insalate o simili, che garantiscono un nutrimento sano ed equilibrato".

L'esistenza di un tasso di Iva diverso per ristoranti e take-away, a parere di Sutter, non è ingiusta ma riflette semplicemente prestazioni diverse. "Mangiare un piatto di spaghetti a casa, in ufficio o al ristorante non è la stessa cosa", ha dichiarato. È normale che le prestazioni di un ristorante, che offre un valore aggiunto supplementare, vengano sottoposte a un'Iva maggiorata.

Ats

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