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BERNASvizzera post Covid, si torna a parlare di immigrazione limitata

22.06.20 - 12:51
L'iniziativa UDC torna ad essere argomento di discussione. E subito il dibattito si infiamma
Tipress
Fonte ATS
Svizzera post Covid, si torna a parlare di immigrazione limitata
L'iniziativa UDC torna ad essere argomento di discussione. E subito il dibattito si infiamma
Sull'argomento si andrà a votare il prossimo 27 settembre.

BERNA - Fermata dalla pandemia, la campagna contro l'iniziativa UDC "Per un'immigrazione moderata (Iniziativa per la limitazione)" è stata rilanciata stamane dalla ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter, spalleggiata dai rappresentanti del padronato e dei sindacati. La votazione popolare, inizialmente prevista per il 17 maggio, si terrà il 27 settembre.

La consigliera federale era già comparsa davanti ai media l'11 febbraio per presentare le argomentazioni del governo. Qualche settimana più tardi, l'attività politica era stata però paralizzata dalle misure sanitarie introdotte per contrastare il nuovo coronavirus.

È in gioco l'approccio bilaterale tra la Svizzera e l'Unione europea, ha sottolineato la ministra, ricordando come l'accordo sulla libera circolazione delle persone sia strettamente legato ad altre sei intese tra Berna e Bruxelles.

«Le aziende hanno bisogno di stabilità» - L'economia svizzera è in buona salute grazie alla via bilaterale, ha affermato, aggiungendo che ora, dopo la crisi del coronavirus, l'obiettivo comune è rilanciarla. Le aziende hanno bisogno di stabilità, non di esperimenti rischiosi, ha messo in guardia Keller-Sutter.

Il Consiglio federale vuole limitare l'immigrazione allo stretto indispensabile e già oggi promuove e sostiene il potenziale di forza lavoro presente in Svizzera con tutta una serie di misure, ha poi ricordato.

Come detto, il governo non è il solo a respingere l'iniziativa. In Parlamento, tutti i partiti, tranne l'UDC, sono contrari. Ad opporsi ci sono anche i sindacati e i datori di lavoro.

È sbagliato affermare che la fine della libera circolazione delle persone porterà a una riduzione della disoccupazione nel nostro Paese, ha rilevato Hans-Ulrich Bigler, direttore dell'Unione svizzera delle arti e dei mestieri (USAM). Le PMI sono infatti fortemente toccate dalla carenza di lavoratori qualificati e l'iniziativa minaccia di tagliarle fuori da un'importante bacino di reclutamento di questo tipo di manodopera.

«Bilateralismo vuol dire spinta economica» - La crisi del coronavirus ha dimostrato che senza gli specialisti europei che lavorano in Svizzera, il sistema sanitario elvetico avrebbe raggiunto rapidamente i suoi limiti, ha da parte sua affermato Valentin Vogt, presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori (USI), aggiungendo che "l'approccio bilaterale ha dato alla Svizzera una spinta economica".

I sindacati ritengono che l'iniziativa sia finalizzata all'abolizione delle misure di accompagnamento. Il suo vero scopo non è quello di limitare l'immigrazione: si tratta di deregolamentare il mercato del lavoro e mettere sotto pressione i salari, ha spiegato il consigliere nazionale Pierre-Yves Maillard (PS/VD), presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS).

Le misure di accompagnamento dovrebbero essere rinegoziate, ha ricordato il presidente di Travail.Suisse, Adrian Wüthrich, sottolineando come l'iniziativa rappresenti un pericolo per i posti di lavoro. Una sua accettazione, ha rilevato, ostacolerebbe la ripresa economica dalla crisi del coronavirus.

L'iniziativa per la limitazione esige che la Svizzera regoli in maniera autonoma l'immigrazione degli stranieri. Impedisce inoltre ogni nuovo trattato di obbligo internazionale per la libera circolazione.

Se l'iniziativa venisse accettata dal popolo, le autorità avrebbero un anno per negoziare la fine dell'accordo con Bruxelles. Se non si dovesse trovare una soluzione, il Consiglio federale dovrebbe uscire dall'intesa nel mese successivo, col rischio di far cadere l'insieme degli accordi bilaterali.

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