In particolare per quanto riguarda i bilaterali: «Si potrà procedere anche senza l'accordo quadro»
BERNA - L'Unione europea sembra ammorbidire i toni riguardo alle relazioni con la Svizzera, in particolare per quanto concerne gli accordi bilaterali: il commissario europeo all'Allargamento, Johannes Hahn, ha affermato stasera ai microfoni della radio svizzerotedesca SRF che un aggiornamento delle intese già esistenti dovrebbe essere possibile senza che l'accordo quadro tra Berna e Bruxelles venga concretizzato.
Finora la Commissione europea ha sempre sostenuto che in futuro non vi sarebbero stati aggiornamenti degli accordi già in vigore tra Svizzera e Ue senza la conclusione dell'intesa istituzionale. Ora, interpellato dall'emittente radiofonica per il programma d'informazione "Echo der Zeit", Hahn ha ammorbidito considerevolmente i toni.
Tra i dossier che dovranno essere rinfrescati vi è ad esempio quello della nuova regolamentazione europea riguardante l'aumento della sicurezza dei pazienti, che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio. Il Parlamento ha adattato la legislazione svizzera con una procedura rapida, ma questa modifica potrà essere effettiva solo se l'Ue accetterà di aggiornare l'accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità (MRA).
Bruxelles sta finalizzando le direttive: una volta concluso questo passo potrà discuterne con la Svizzera, ha indicato Hahn. Non si tratterebbe di negoziati, ma l'Ue mostrerebbe ai "suoi amici svizzeri" le possibilità. "Se va bene per loro, allora dovrebbe andare bene anche per noi", ha affermato Il commissario europeo.
Oggi l'MRA garantisce ai produttori elvetici di dispositivi medici un accesso equo al mercato dell'Ue. Senza un aggiornamento, l'esportazione di dispositivi medici quali bende, apparecchiature diagnostiche o impianti sarebbe possibile solo tramite un rappresentante autorizzato.
Toni più morbidi anche per quanto riguarda il programma quadro di ricerca "Horizon Europe": Hahn ha affermato che nulla è ancora stato deciso ma se il regolamento dei paesi terzi, che si applica anche alla Svizzera, rimanesse in vigore nella sua forma attuale, l'Ue potrebbe limitare l'accesso della Svizzera al suo programma di ricerca, ma non sarebbe costretta.
Il commissario ha aggiunto che dal punto di vista di Bruxelles, i partner dell'Ue potranno in futuro partecipare ai programmi di ricerca comunitari perchè l'Unione europea stessa ne trae profitto: ciò, ha sottolineato, non ha nulla a che vedere con l'accordo quadro.
Tuttavia, paesi come Svizzera, Israele e, in futuro, anche Gran Bretagna, beneficerebbero in modo sproporzionato dei fondi per la ricerca, ha detto Hahn. L'approccio nei negoziati futuri sarà quindi quello per cui un paese i cui ricercatori ricevono fondi dall'Ue deve contribuire nella stessa misura alle casse comunitarie. Finora, ha aggiunto il commissario, i ricercatori elvetici che partecipano a "Horizon 2020" hanno ricevuto più finanziamenti di quanto la Svizzera abbia pagato. La Confederazione dovrà quindi in futuro stanziare più denaro a questo scopo di quanto fatto finora.
Per quanto riguarda l'accordo quadro, Hahn si è mostrato più morbido: non c'è sollecitazione e non c'è bisogno di "sviluppare una pressione temporale" a questo proposito, ha detto. La Commissione Ue accetta che la Svizzera voglia attendere il voto sulla libera circolazione delle persone nel maggio 2020.
Toccherà alla Confederazione far sapere quando sarà pronta ad affrontare nuovamente il dossier. Tuttavia, non ci saranno nuovi negoziati: l'Ue ha già tracciato i suoi confini e le pietre miliari posizionate non possono più essere spostate. La palla è ora nel campo degli "amici svizzeri", ha aggiunto Hahn.
Ancora lo scorso giugno la Commissione Ue aveva esercitato pressioni sulla Svizzera e, a causa della "mancanza di progressi" nell'accordo quadro istituzionale, aveva lasciato che l'equivalenza borsistica scadesse il primo di luglio.
Ieri Johannes Hahn ha incontrato a Zurigo il consigliere federale Ignazio Cassis, che - stando a un comunicato del Dipartimento degli affari esteri (DFAE) - lo ha informato sullo stato dei lavori relativi all'accordo quadro. I due politici hanno inoltre convenuto di "incontrarsi al più presto per uno scambio più approfondito".