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SVIZZERAAllevamento intensivo, depositate oltre 100mila firme

17.09.19 - 14:11
L'iniziativa prevede un'aggiunta all'articolo 80 sulla protezione degli animali della Costituzione federale per vietare l'allevamento industriale
Keystone (archivio)
In Svizzera il 50% degli animali non è mai all'aperto fino al giorno della macellazione. Fra i polli oltre l'80% non vede mai un prato nel corso della vita.
In Svizzera il 50% degli animali non è mai all'aperto fino al giorno della macellazione. Fra i polli oltre l'80% non vede mai un prato nel corso della vita.
Allevamento intensivo, depositate oltre 100mila firme
L'iniziativa prevede un'aggiunta all'articolo 80 sulla protezione degli animali della Costituzione federale per vietare l'allevamento industriale

BERNA - L'iniziativa popolare "No all'allevamento intensivo in Svizzera", che ha raccolto oltre 100'000 firme autenticate, è stata depositata oggi alla Cancelleria federale. Oltre che da organizzazioni ambientaliste è sostenuta anche da politici di vario schieramento.

L'iniziativa prevede un'aggiunta all'articolo 80 sulla protezione degli animali della Costituzione federale, in modo da vietare l'allevamento intensivo, ossia industriale, «finalizzato alla produzione più efficiente possibile di prodotti animali, nell'ambito del quale il benessere degli animali è leso sistematicamente».

La Confederazione stabilisce i criteri per il ricovero e la cura degli animali, compresi l'accesso all'esterno, la macellazione e il numero massimo per stalla. Anche le importazioni sarebbero sottoposte agli stessi criteri. Il termine transitorio per le disposizioni d'esecuzione è fissato a 25 anni al massimo.

Per l'occasione la responsabile della campagna Meret Schneider ha affermato che in Svizzera il 50% degli animali non è mai all'aperto fino al giorno della macellazione. Fra i polli oltre l'80% non vede mai un prato nel corso della vita e raggiunge il peso da macello al 30.mo giorno di età.

Vera Weber ha inoltre parlato degli «effetti catastrofici sull'ambiente e il clima». Per la produzione dell'enorme quantità di prodotti di origine animale ogni anno vengono importati 1,2 milioni di tonnellate di mangime - ha precisato. A tale fine In Brasile vengono bruciati molti ettari di foresta pluviale, causando la distruzione irreversibile di risorse rinnovabili.

Tra i promotori dell'iniziativa, lanciata il 12 giugno 2018, ci sono la presidente della Fondazione Franz Weber, Greenpeace, ma anche politici di vari orientamenti, come il consigliere agli stati Daniel Jositsch (PS/ZH), il consigliere nazionale Bastien Girod (Verdi/ZH) e il granconsigliere bernese Stefan Hofer dell'UDC nonché rappresentanti degli agricoltori come KAGfreiland e Bio Suisse.

La reazione dell'USC: «Iniziativa inutile» - L'Unione svizzera dei contadini (USC) ritiene «inutile» l'iniziativa contro l'allevamento intensivo consegnata oggi alla Cancelleria federale, poiché - sottolinea in un comunicato - nell'agricoltura elvetica le norme in materia di benessere degli animali sono severe e il numero massimo di capi per azienda impedisce qualsiasi forma di allevamento industriale di massa. Ad esempio, per le galline ovaiole è ammesso un massimo di 18'000 animali adulti e per i suini da ingrasso un massimo di 1500. I consumatori - nota l'USC - possono anche promuovere l'allevamento in gruppi ancora più piccoli acquistando prodotti da produzione biologica o dall'allevamento all'aperto KAG. Per queste fattorie sono consentiti al massimo due pollai con 2000 animali ognuno.

L'iniziativa - aggiunge l'USC - prevede inoltre che la Confederazione emani anche norme per l'importazione. L'organizzazione contadina ritiene però che tali requisiti non possano essere applicati perché incompatibili con le direttive dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO). In breve: l'iniziativa inoltrata oggi non presenta alcun valore aggiunto né per il benessere degli animali in generale, né per i consumatori né per le famiglie di agricoltori.

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