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SVIZZERAUn compromesso per riformare la previdenza professionale

02.07.19 - 12:49
Datori di lavoro e sindacati hanno trovato un'intesa: ridurre al 6% l'aliquota di conversione e migliorare il piano pensionistico per i redditi più bassi
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Le parti sociali hanno anche concordato un supplemento delle rendite.
Le parti sociali hanno anche concordato un supplemento delle rendite.
Un compromesso per riformare la previdenza professionale
Datori di lavoro e sindacati hanno trovato un'intesa: ridurre al 6% l'aliquota di conversione e migliorare il piano pensionistico per i redditi più bassi

BERNA - I datori di lavoro e i sindacati si sono accordati su una riforma della previdenza professionale (LPP). Secondo loro, l'aliquota di conversione della LPP va ridotta al 6%. In compenso, sarà migliorato il piano pensionistico dei lavoratori a basso reddito.

L'Unione svizzera degli imprenditori (USI) e l'Unione sindacale svizzera (USS) hanno informato oggi a Berna riguardo alla soluzione che propongono. Dopo il fallimento alle urne nel 2017 dell'ultima riforma, il Consiglio federale aveva incaricato le parti sociali di negoziare un compromesso. Anche nel testo respinto dalla popolazione era prevista la riduzione del tasso minimo di conversione. La compensazione prevista allora, ovvero l'aumento delle rendite AVS di 70 franchi, non aveva convinto.

Nel frattempo il Consiglio federale ha cominciato a lavorare a una nuova riforma, che intende presentare prossimamente al Parlamento. Parallelamente i partner sociali hanno proposto oggi di ridurre l'aliquota di conversione minima della LPP dal 6,8 al 6%, il che porterebbe a un abbassamento della rendita del 12%.

Da anni le casse pensioni chiedono questa riforma poiché le rendite non possono essere coperte con l'attuale avere di vecchiaia LPP. Ogni anno, dalla parte non obbligatoria devono essere dedotti diversi miliardi di franchi.

Donne ne approfittano - I sindacati si sono battuti e sono riusciti a contrastare due volte la riduzione del tasso minimo di conversione alle urne. Ora, hanno accettato questa misura, grazie ai numerosi miglioramenti apportati alla situazione dei lavoratori a tempo parziale, di quelli a basso reddito e in particolare delle donne.

Un altro elemento importante proposto è il dimezzamento della deduzione di coordinamento, che determina il salario assicurato, affermano le parti sociali. Questa riduzione si traduce in un aumento del guadagno assicurato. A lungo termine i salariati a tempo parziale saranno meglio coperti dalla LPP.

Inoltre, si intende adeguare i contributi salariali per il secondo pilastro: essi ammonterebbero così al 9% del salario soggetto alla LPP per le persone tra i 25 e i 44 anni e al 14% a partire dai 45 anni. Ciò dovrebbe migliorare l'occupazione dei lavoratori più anziani, in quanto i contributi di questi ultimi sarebbero notevolmente ridotti. Attualmente, i contributi per la fascia di età 45-54 anni ammontano al 15% e per i più anziani al 18%.

Supplemento rendite - Le parti sociali hanno anche concordato un supplemento delle rendite. I futuri beneficiari del secondo pilastro riceverebbero un importo fisso per persona, finanziato in modo solidale.

Tale aggiunta verrebbe versata mediante un contributo salariale dello 0,5% del reddito soggetto all'AVS fino a un reddito annuo di 853'200 franchi. Ciò dovrebbe consentire a mantenere i livelli delle rendite per la generazione di transizione e a migliorare immediatamente le rendite per i lavoratori a basso e medio reddito nonché per i salariati a tempo parziale.

Queste misure sono state approvate dall'USI, dall'USS e da Travail.Suisse. Secondo loro, scegliendo di combinare misure relative ai contributi e altre legate alle prestazioni i costi aggiuntivi del compromesso rimangono complessivamente proporzionati. La proposta offre un buon rapporto costi-prestazioni ed è quindi abbordabile per le piccole e medie imprese (PMI), precisano.

Spetta ora al Consiglio federale decidere se sottoporre o meno questo compromesso al Parlamento. L'ultima parola dovrebbe essere quella della popolazione. L'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), l'organizzazione mantello per le PMI, non sostiene la proposta. Le parti sociali favorevoli sperano che la riforma possa essere attuata entro il 2022.

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