Il consigliere nazionale UDC Gregor Rutz vuole abolire la tassa radio-tv per le imprese. Ma tale mossa rischierebbe di penalizzare i cittadini
BERNA - Con il canone per tutti, l’importo che si paga annualmente per la radio e la televisione è sceso a 365 franchi. Insomma, un franco al giorno, come aveva sottolineato a più riprese l’allora consigliera federale Doris Leuthard. Ma ora il canone potrebbe tornare a oltre quattrocento franchi. È il rischio che si corre se la tassa viene abolita per le imprese, come sottolineano le associazioni in difesa dei consumatori.
Oggi la Commissione delle telecomunicazioni degli Stati si chinerà infatti sull’iniziativa parlamentare avanzata dal consigliere nazionale UDC Gregor Rutz, che chiede appunto di abolire il canone radio-tv per le imprese. Attualmente quelle con una cifra d’affari superiore ai 500’000 franchi sono infatti chiamati a pagarlo in base ai risultati, ma almeno 365 franchi. Una «doppia imposizione» a cui Rutz vuole dare un taglio.
Ma le associazioni dei consumatori mettono in guardia: con l’ok della commissione, la fattura Serafe rischia di aumentare per le economie domestiche. André Bähler, responsabile del comparto politica ed economia presso la Fondazione per la protezione dei consumatori, parla di un incremento di 50 franchi. «Persone con reddito basso e beneficiari dell’assistenza dovrebbero continuare a pagare il canone, mentre aziende come Nestlé e UBS sarebbero esonerate». E Bähler sottolinea che già ora il 75% delle imprese non sottostà alla tassa radio-tv, poiché la loro cifra d’affari è inferiore ai 500’000 franchi. Insomma, la tassa viene pagata soprattutto dai privati.
Gregor Rutz assicura, comunque, che la sua iniziativa non intende pesare sui cittadini. Anzi: il consigliere nazionale ritiene che all’interno della SRG SSR ci sia ancora margine per risparmiare. «Con la nuova direzione dell’azienda, il dialogo è diventato più facile. E la volontà di risparmiare non manca».