Seppur riconosciuti colpevoli, numerosi stupratori non finiscono dietro le sbarre. Ora il Consiglio federale intende inasprire la legge
ZURIGO - L’anno scorso in Svizzera 527 uomini sono stati accusati di stupro. Si tratta della cifra più alta degli ultimi dieci anni. Da un’analisi delle statistiche, nel 2017 uno stupratore su cinque è stato condannato a una pena detentiva sospesa con la condizionale (che gli evita il carcere), cavandosela con il solo pagamento di una pena pecuniaria.
La consigliera nazionale Udc Andrea Geissbühler reputa tutto ciò «intollerabile»: «Non possono esistere pene detentive sospese condizionalmente per stupro», dice. Per i reati sessuali sarebbe per cui opportuno, secondo Geissbühler, inasprire le condanne. Così come, nel contempo, sempre secondo la consigliera nazionale, andrebbero inasprite le pene per le false accuse.
Il fatto che gli stupratori non vadano in carcere dovrebbe in ogni caso appartenere al passato: il Consiglio federale intende portare la pena minima a 24 mesi di reclusione, di cui almeno sei da espiare. Le condanne sospese condizionalmente verrebbero quindi rimosse.
Inoltre, il Consiglio federale intende ridefinire il reato: anche gli uomini dovrebbero poter essere considerati vittime, visto che anche “altri tipi di atti sessuali” dovrebbero essere definiti stupro, non solo la penetrazione vaginale.
Secondo la portavoce di Amnesty International Alexandra Karle, tale estensione può andare bene, ma visto che lo stupro presuppone tuttora l’uso della forza, per la legge la vittima deve essere comunque in grado di giustificare per quale motivo non abbia opposto resistenza. Alcuni stupratori perpetrano una pressione psicologica sulle loro vittime, impedendo alle stesse di reagire. «Il fatto che la legge richieda tutto questo, per timore molte donne non denunciano i loro stupratori. E maturano, per di più, forti sensi di colpa per non essersi opposte alle violenze».