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GINEVRAFrode elettorale: non ci sono prove

13.05.19 - 19:05
Non sembra esserci alcun rischio di compromissione per l'imminente votazione. Neanche i risultati degli scrutini passati paiono aver subito manovre fraudolente
Keystone - foto d'archivio
Frode elettorale: non ci sono prove
Non sembra esserci alcun rischio di compromissione per l'imminente votazione. Neanche i risultati degli scrutini passati paiono aver subito manovre fraudolente

GINEVRA - Pare sgonfiarsi il caso legato a una presunta frode elettorale in seno al Servizio delle votazioni ed elezioni (SVE) di Ginevra. Il procuratore generale Olivier Jornot ha dichiarato oggi che al momento non è emersa nessuna prova in questo senso, né indizi in merito a una possibile corruzione.

La settimana scorsa è stato reso noto che due dipendenti dello SVE hanno denunciato il comportamento a loro dire scorretto da parte di un collega, un uomo sulla trentina. I media hanno parlato di numerose manomissioni e il PLR ginevrino ha chiesto l'invio di osservatori da parte di Berna per lo scrutinio del prossimo fine settimana, quando, oltre a due oggetti federali, i cittadini saranno chiamati alle urne su nove temi cantonali, alcuni assai controversi.

Secondo Jornot però, in base agli elementi disponibili a questo stadio delle indagini, non sembra esserci alcun rischio di compromissione per l'imminente votazione. Neanche i risultati degli scrutini passati paiono aver subito manovre fraudolente.

Colpi di scena non da escludere - L'inchiesta prosegue, ha sottolineato Jornot davanti ai media, aggiungendo che numerose persone devono ancora essere sentite. "Delle svolte non sono mai da escludere", ha tenuto a precisare. L'uomo al centro dei sospetti di frode, che lavora come ausiliario presso il servizio ginevrino che si occupa delle votazioni e respinge ogni addebito, è stato confrontato per nove ore alla sua principale accusatrice, una collega che come lui viene impiegata su chiamata. Entrambi sono nella squadra incaricata di prendere in consegna il materiale del voto per corrispondenza.

Il Ministero pubblico ha ritenuto che quanto emerso a suo carico sia insufficiente e ha dunque liberato l'uomo venerdì, dopo una notte trascorsa in detenzione. Questi ha tuttavia il divieto di recarsi nei locali dove lavora e non ha il diritto di entrare in contatto con gli altri dipendenti.

Clima teso all'interno dello SVE - Stando a Jornot, ora bisogna anche capire «come ci possano essere state denunce su fatti tanto gravi». Dai primi elementi in mano agli inquirenti salta all'occhio che la vera e propria accusatrice in questo presunto scandalo è una sola, mentre la seconda si è riferita costantemente alla collega. Il procuratore generale ha osservato una clima ostile tra i due principali protagonisti della vicenda e, in generale, ha definito «pesante» l'ambiente interno allo SVE.

Jornot ha etichettato le denunce dell'accusatrice come «fluttuanti». Per di più uno dei punti controversi, ovvero il fatto che la donna abbia atteso anni prima di farsi avanti, è rimasto oscuro. La collaboratrice non ha infatti fornito una risposta convincente.

Processo non applicato con rigore - Se i sospetti di frode sembrano allo stato attuale afflosciarsi, Jornot ha evidenziato apparenti malfunzionamenti all'interno del Servizio delle votazioni ed elezioni ginevrino. «In un ambito così sensibile, il processo in vigore non è sempre applicato con il rigore che ci si attende», ha rimarcato. Una certa disorganizzazione è stata portata a galla dalla perquisizione effettuata giovedì.

Una ventina di buste aperte e altre 80 chiuse provenienti dagli svizzeri all'estero, così come schede strappate nel cestino, sono state rinvenute nell'ufficio del sospettato. Questi avrebbe dato spiegazioni sommarie per giustificare ciò e in passato avrebbe di sua spontanea volontà allarmato i superiori in relazione ai problemi organizzativi dello SVE.

«È semplice disputa personale» - Dopo la procura, è stato il governo cantonale a presentarsi davanti ai giornalisti. «Il solo titolo possibile nei media domani è che l'integrità del processo elettorale è garantita», ha affermato con sollievo il presidente Antonio Hodgers.

Le istituzioni funzionano, ha proseguito, deplorando la deriva mediatica e politica della vicenda. A suo dire, il tutto si riassume in un alterco all'interno del servizio, una semplice disputa fra colleghi. «Non è successo niente», ha riassunto il presidente del Consiglio di Stato. «Non vi è alcun pericolo per lo scrutinio in corso», ha dichiarato la ministra delle finanze Nathalie Fontanet.

Non sono mancate le polemiche con i media. Hodgers ha sottolineato che già giovedì sera, giorno in cui l'esecutivo era stato informato dell'inchiesta in corso, aveva annunciato che non vi erano prove di frode, ma era stato ignorato dalla stampa. «Parlando di fatti non ancora dimostrati avreste dovuto usare il condizionale», ha aggiunto infastidito.

Interrogati con insistenza sull'organizzazione dello SVE, i membri del governo non hanno voluto sbilanciarsi. «Se ci sono state altre problematiche, bisognerà investigare in futuro», ha risposto alle sollecitazioni Fontanet. Non sono idoneo a valutare il funzionamento del servizio e neanche «il procuratore generale ha competenze in materia di gestione», ha detto Hodgers, che ha comunque ammesso come il legame di parentela tra il sospettato e una donna che fa parte dei quadri dello SVE non sia appropriato.

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