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SVIZZERALibero scambio, l'assenza del referendum divide i partiti

02.04.19 - 14:45
Il Consiglio federale vuole che la prassi sugli accordi senza impegni significativi sia confermata da una base legale
Keystone (archivio)
L'UDC e il PS sono contrari al progetto di legge in consultazione sino ad oggi
L'UDC e il PS sono contrari al progetto di legge in consultazione sino ad oggi
Libero scambio, l'assenza del referendum divide i partiti
Il Consiglio federale vuole che la prassi sugli accordi senza impegni significativi sia confermata da una base legale

BERNA - Il Consiglio federale vuole far approvare dal Parlamento solo accordi di libero scambio che non prevedono modifiche significative rispetto a un'intesa precedente. Il fatto che la decisione non sarebbe più oggetto di referendum non piace a tutti i partiti. L'UDC e il PS sono contrari al progetto di legge in consultazione sino ad oggi.

Attualmente, la prassi conferisce già all'Assemblea federale il diritto di approvare accordi internazionali paragonabili a quelli conclusi precedentemente. Se tale condizione è soddisfatta, simili intese non sono soggette a referendum facoltativo. I trattati internazionali, invece, sono soggetti a referendum se contengono importanti disposizioni di diritto o la cui attuazione richiede l'adozione di leggi federali.

Ora il Consiglio federale vuole che la prassi relativa agli accordi senza nuovi impegni significativi per la Svizzera sia confermata da una base legale. L'idea è di semplificare al massimo la negoziazione di accordi di libero scambio e le loro conseguenti modifiche.

Diritti del popolo - L'UDC non è per nulla d'accordo con il progetto posto in consultazione dal governo. Per i democentristi, è inconcepibile che accordi internazionali, anche senza importanti disposizioni di diritto, non vengano sottoposti a referendum facoltativo. Il popolo deve avere la possibilità di dire se non vuole un'intesa con un determinato Paese, anche se è essa identica alla precedente.

Per il PS, l'argomentazione del Consiglio federale secondo cui il referendum facoltativo nuocerebbe alla conclusione di nuovi accordi è quanto meno bizzarra. L'apertura di nuovi negoziati non ha nulla a che vedere con la procedura di approvazione. Secondo i socialisti, "la democrazia costa sempre del tempo".

Il PS sostiene inoltre che non esiste un "accordo standard". Rispetto ai trattati negoziati negli anni 1990, la densità delle regolamentazioni è aumentata e gli accordi interferiscono sempre di più con la legislazione nazionale.

Semplificazione benvenuta - Dal canto loro il PLR, il PPD e i Verdi liberali sono favorevoli alla semplificazione auspicata dal Consiglio federale. A loro avviso, il controllo democratico esercitato dal Parlamento è sufficiente.

La prassi finora in vigore ha dato buone prove non soltanto per accordi di libero scambio ma anche per convenzioni di doppia imposizione fiscale, di protezione degli investimenti e sulla sicurezza sociale. Tali modifiche di legge sono sottoposte a referendum, precisa il PPD.

Tuttavia, la questione della costituzionalità della proposta resta aperta, ammette il PLR. Occorrerà in particolare chiarire ciò che si intende per modifica "relativamente poco importante" di un trattato. La Costituzione autorizza di non passare per il referendum soltanto per modifiche per nulla importanti. Dal canto loro i Verdi hanno rinunciato a prendere posizione, così come l'Unione svizzera degli imprenditori e la Conferenza dei governi cantonali (CdC).

Diffidenza nei confronti del libero scambio - Tra le altre associazioni che hanno partecipato alla consultazione, l'Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) respinge il progetto. L'Usam non si oppone al libero scambio, ma intende conservare le fondamenta delle istituzioni politiche.

L'organizzazione sindacale Travail.Suisse teme, dal canto suo, che con il pretesto di preservare la piazza economica svizzera, si utilizzino argomenti giuridici per soffocare la crescente opposizione della società civile agli accordi di libero scambio.

Per quanto riguarda gli ambienti agricoli, essi respingono la proposta governativa, che vedono come un sinonimo di restrizione dei diritti popolari. L'Unione svizzera dei contadini (USC) sottolinea la portata sempre maggiore degli accordi di libero scambio sulle loro attività.

Infine, per l'Associazione svizzera per un settore agroalimentare forte (ASSAF) occorre rispettare l'articolo costituzionale sulla sicurezza alimentare. Quest'ultimo si concentra sullo sviluppo sostenibile delle relazioni commerciali transfrontaliere. La base democratica deve avere voce in capitolo.

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