Secondo il consigliere federale Ignazio Cassis l'intesa nei negoziati potrebbe essere raggiunta entro la fine dell'anno. Forse già nelle prossime settimane
BERNA - La conclusione nei negoziati tra la Svizzera e l'Ue sull'accordo istituzionale sarebbe vicina. Parola del Consigliere federale Ignazio Cassis alla Commissione di politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-S). Secondo il suo presidente, Filippo Lombardi (PPD/TI), potrebbe anche essere solo una questione di settimane e ciò benché rimangano ancora in sospeso questioni delicate.
Stando al senatore ticinese, raggiunto da Keystone-ATS, il Consiglio federale mantiene la speranza che si possa giungere a un'intesa entro la fine dell'anno e forse già nelle prossime settimane.
I problemi in sospeso tra i negoziatori sono sempre gli stessi: le misure di accompagnamento, la direttiva europea sulla cittadinanza - dossier sul quale secondo Lombardi l'Ue sarebbe pronta a non insistere - e gli aiuti statali.
Se non ci fosse la questione del riconoscimento sine die dell'equivalenza della Borsa svizzera entro fine anno (ora solo per quest'anno, n.d.r), che Bruxelles fa dipendere dalla conclusione di un accordo istituzionale, la Svizzera di per sé non avrebbe fretta di chiudere le trattative, ha dichiarato Lombardi.
Le questioni ancora aperte con Bruxelles potrebbero essere riprese dopo le elezioni europee, l'insediamento di una nuova commissione e le elezioni federali di ottobre, ossia nel 2020. «A metterci fretta è stata l'Ue quando ha creato un legame, secondo noi discriminatorio, tra l'equivalenza della Borsa e la conclusione di un'intesa prima del 2019».
Secondo Lombardi è difficile prevedere quali conseguenze avrebbe una mancata equivalenza per i nostri operatori borsistici: «C'è anche chi dice che non sarebbe un dramma», ha dichiarato il consigliere agli Stati del PPD.
Ad ogni modo, per favorire la distensione tra i partner, abbiamo deciso di accogliere come commissione il miliardo di coesione all'Ue, ha puntualizzato Lombardi, dossier sul quale gli Stati saranno chiamati a pronunciarsi in dicembre.
Spetterà poi al Nazionale, in marzo, dire la sua. Se per primavera, la situazione non dovesse essersi sbloccata, penso già di sapere come voterebbe la maggioranza, ha sottolineato il "senatore" leventinese.