Ne è convinto il giurista Hansheiri Inderkum, che ne riconosce però la formulazione eccessivamente pungente
ZURIGO - Il testo dell'iniziativa per l'autodeterminazione (IAD) è magari formulato in modo un po' pungente, ma nella sostanza va nella giusta direzione: ne è convinto il giurista ed ex presidente del Consiglio degli stati Hansheiri Inderkum (PPD), che ha fatto parte della commissione che negli anni '90 ha elaborato la nuova Costituzione federale.
«La IAD vuole ancorare nella Costituzione la prassi tenuta per anni dalle autorità federali nell'ambito del rapporto fra il diritto nazionale e le normative internazionali», afferma Inderkum in un'intervista pubblicata oggi dalla Weltwoche. L'idea di fondo è corretta: non tutto il diritto internazionale può avere preminenza sulla Costituzione.
«L'enorme resistenza che ha suscitato nella campagna di votazione è completamente esagerata», sostiene l'ex parlamentare urano, che ha seduto nel CSt per 16 anni, dal 1995 al 2011, l'ultimo come presidente. È vero che il testo presenta alcune incertezze: ma le iniziative popolari sono astratte, solo così possono essere poi applicate in modo ragionevole. «E sicuramente la regolamentazione che la IAD propone è più chiara dell'attuale situazione giuridica», osserva il 71enne. Oggi infatti secondo Inderkum non si sa più quale sia il rapporto fra disposizioni internazionali e nazionali, né a chi dare la precedenza in caso di conflitti.
A suo avviso dire che in caso di sì popolare il prossimo 25 novembre si mette in pericolo centinaia di accordi internazionali «è solo un'affermazione populistica che rimane nel regno della fantasia». I casi di conflitto sarebbero solo eccezionali.
Il dottore in giurisprudenza spiega che nell'elaborare la nuova Costituzione si era optato per non decidere sul punto in questione, lasciando che fosse il Tribunale federale (TF) a fissare la prassi. Allora la corte seguiva la cosiddetta dottrina Schubert, secondo la quale il diritto internazionale ha in linea di principio la preminenza, ma il legislatore elvetico può deviare da questo principio. Anche il Consiglio federale difendeva la stessa linea.
«Purtroppo adesso non è più così, la situazione è cambiata. Il TF negli ultimi anni ha completamente eroso la prassi Schubert. Deploro profondamente questa evoluzione», sottolinea Inderkum.
Secondo il giurista una buona soluzione sarebbe stata quella di ancorare la prassi Schubert nella Costituzione, attraverso un controprogetto meno incisivo dell'iniziativa: vi sono stati sforzi in tal senso in seno al Consiglio degli stati.
Per Inderkum se ora l'iniziativa UDC dovesse essere respinta in modo molto netto il TF potrebbe sentirsi rafforzato nella sua posizione favorevole alla preminenza del diritto internazionale. «Determinate cerchie politiche potrebbero sfruttare la situazione», fa notare il politico PPD. Inoltre sarebbe difficile vedere il parlamento tentare nuovamente di definire i rapporti fra il diritto svizzero e quello internazionale.