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SVIZZERABurqa, il controprogetto entusiasma poco

18.10.18 - 15:01
Per ragioni tattiche potrebbe però essere comunque appoggiato dal Parlamento
Keystone
Burqa, il controprogetto entusiasma poco
Per ragioni tattiche potrebbe però essere comunque appoggiato dal Parlamento

BERNA - Il controprogetto del Consiglio federale alla cosiddetta iniziativa anti burqa ha suscitato poco entusiasmo in consultazione, anche se, per ragioni tattiche, potrebbe spuntarla in Parlamento: sinistra, destra moderata e Cantoni giudicano superfluo legiferare in materia ma paiono appoggiarlo, seppur con riserve. Per l'UDC, invece, le controproposte sono troppo fiacche.

Il controprogetto indiretto, messo in consultazione in giugno fino ad oggi, si propone di controbattere a livello legislativo l'iniziativa popolare "Sì al divieto di dissimulare il proprio viso", lanciata dal Comitato di Egerkingen che già aveva promosso l'iniziativa contro i minareti e di cui fanno parte principalmente esponenti dell'UDC. Un testo depositato il 15 settembre 2017 con oltre 105'000 firme valide. Esso non menziona il velo integrale, simbolo dell'islam radicale, che è però all'origine dell'iniziativa, e prevede eccezioni solo per «motivi inerenti alla salute, alla sicurezza, alle condizioni climatiche e alle usanze locali».

Il governo non vuole andare così lontano e preferisce lasciare ai Cantoni la facoltà di decidere autonomamente in materia, introducendo comunque "misure mirate" laddove ha competenza legislativa, dichiarando per esempio punibile penalmente chi obbliga una donna a coprirsi il viso. Il Consiglio federale stabilisce inoltre le condizioni alle quali, nell'ambito dei contatti con le autorità, occorre scoprire il viso e le sanzioni che il rifiuto comporta.

L'UDC respinge senza mezzi termini il controprogetto, che giudica molto limitato e che a suo avviso non tiene minimamente conto dell'iniziativa. Il volto - afferma - è una parte centrale dell'identità e deve essere obbligatoriamente visibile pubblicamente. Le soluzioni puramente cantonali non bastano: i turisti, in particolare, non hanno idea dei confini cantonali, figurarsi dei regolamenti cantonali. A suo avviso, il Consiglio federale, per motivi politici, tenta semplicemente di nascondersi dietro la sovranità dei cantoni. Sarebbe stato più onesto raccomandare il no all'iniziativa tout court.

Il PLR approva in linea di massima l'idea del controprogetto ma con diverse riserve. In generale, il partito rifiuta un divieto totale dei veli integrali islamici burqa e niqab a livello nazionale, trovando la questione di competenza cantonale, e dubita peraltro della necessità di legiferare, trattandosi di un fenomeno marginale per non dire inesistente in Svizzera. A suo avviso, inoltre, uno Stato liberale non deve imporre codici d'abbigliamento, a meno che l'interesse pubblico non lo richieda. Per il PLR, il divieto totale di nascondere il viso non si giustifica neppure nei confronti degli hooligan, spesso citati in questo contesto, poiché anche in tale ambito i Cantoni sono competenti e hanno spesso già preso misure. A suo avviso, non è neppure necessario completare il codice penale, perché ogni forma di coazione è già punibile oggi.

I Verdi liberali sostengono invece senza riserve il controprogetto, che rinuncia a divieti generalizzati, e applaudono in particolare alla tolleranza zero riguardo al porto forzato del velo.

Il PPD giudica a sua volta che vada nella giusta direzione. In particolare, approva l'idea di iscrivere esplicitamente nel codice penale che nessuna persona può costringerne un'altra a nascondere il proprio volto. Reputa pure sensato regolamentare la questione a livello legislativo e non costituzionale, come vorrebbe l'iniziativa.

Il PS trova opportuno contrapporre all'iniziativa un controprogetto e approva la fissazione nella legge dell'obbligo di mostrare il viso soltanto in situazioni che possono presentare reali difficoltà, ossia quando le autorità devono procedere a una identificazione visiva. Sottolinea tuttavia che indossare simboli religiosi nelle istituzioni pubbliche non è un gran problema in Svizzera: i conflitti si risolvono per lo più da soli. Per questa ragione, è giusto che il regolamento proposto dal Consiglio federale sia moderato.

Per i Verdi, al contrario, è sproporzionato e inutile, perché il quadro legale per punire chiunque obblighi una donna a nascondere il viso già esiste. Per il partito ecologista, sia l'iniziativa sia il controprogetto non contribuiscono in nulla alla parità e al rispetto dei diritti delle donne musulmane. Al contrario: alimentano ulteriormente i pregiudizi verso la popolazione islamica, e a scapito delle donne. Presentando un controprogetto il Consiglio federale riconosce un bisogno di agire dove non ce n'è bisogno denunciano i Verdi.

Per la Conferenza dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP) creare una base legale per limitare la dissimulazione del volto va troppo lontano. La Conferenza afferma di non essere a conoscenza di problemi sporadici riguardanti donne con il burqa o il niqab. Dal punto di vista della politica di sicurezza, un divieto non apporta nulla ai regolamenti cantonali esistenti, aggiunge la CDDGP. Se nonostante le riserve, un regolamento fosse adottato a livello federale, la Conferenza auspica un intervento il più moderato possibile.

La Commissione federale per le questioni femminili (CFQF) giudica superfluo e sproporzionato un divieto generale di dissimulare il viso: sottolinea l'importanza di proibire simile pratica nelle scuole, ma la questione è chiaramente competenza dei cantoni, sostiene.

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