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SVIZZERAIndustria bellica, no all'iniziativa per il divieto di finanziamento

14.09.18 - 16:05
È il pensiero del Consiglio federale, che respinge l'iniziativa senza controprogetto
Keystone
Industria bellica, no all'iniziativa per il divieto di finanziamento
È il pensiero del Consiglio federale, che respinge l'iniziativa senza controprogetto

BERNA - Il Consiglio federale respinge, senza controprogetto, l'iniziativa popolare del Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) «Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico».

Per l'esecutivo, la proposta di modifica costituzionale limita troppo la libertà di manovra della Banca nazionale svizzera (BNS), delle fondazioni e degli istituti previdenziali, danneggiando nel contempo il settore finanziario, l'industria meccanico-metallurgico e dell'elettricità. In gioco ci sono molti posti di lavoro.

L'iniziativa, depositata il 21 giugno scorso e forte di 104'612 adesioni, vuole vietare alla BNS e alle Casse pensione di investire nelle imprese che realizzano oltre il 5 per cento del loro giro d'affari annuo con la fabbricazione di materiale bellico. Inoltre, la Confederazione dovrebbe esigere determinate condizioni da banche e assicurazioni. Sostengono l'iniziativa i giovani Verdi, il PS e una quarantina di organizzazioni.

Tra i finanziamenti vietati figurano, per esempio, la concessione di crediti, mutui e donazioni oppure la partecipazione e l'acquisto di titoli e quote di prodotti finanziari quali investimenti collettivi di capitale o prodotti strutturati.

Secondo una nota governativa odierna, l'attuazione dell'iniziativa avrebbe conseguenze economiche negative, in particolar modo per la BNS, le fondazioni e gli istituti previdenziali svizzeri. A seconda della configurazione concreta del divieto, colpirebbe anche e soprattutto il settore finanziario elvetico e l'industria meccanico-metallurgica.

Anche il fatto di escludere l'industria d'armamento dai finanziamenti delle banche svizzere non è nell'interesse di Berna, spiega la nota. I produttori svizzeri di materiale bellico dovrebbero finanziarsi rivolgendosi a banche straniere, con costi di capitale maggiorati.

La piazza economica svizzera perderebbe attrattiva e, a seconda delle circostanze, questo potrebbe comportare un esodo di attività commerciali e posti di lavoro all'estero.

Ciò indebolirebbe la sicurezza per l'approvvigionamento dell'esercito perché così aumenterebbe la dipendenza unilaterale dai Paesi esteri per i progetti d'acquisto. Per garantire la propria sicurezza la Svizzera necessita di una base industriale autonoma nel settore dell'armamento.

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