Per Niklaus Oberhalzer oltre al Ministero pubblico si dovrebbe consultare anche un avvocato indipendente
BERNA - I giudici dei provvedimenti coercitivi approvano quasi tutte le richieste di sorveglianza segreta nei confronti di persone sospette. Secondo una ricerca condotta in 18 cantoni dalla televisione svizzerotedesca SRF, solo nel 2017 la quota si è attestata al 97%. Un giudice federale chiede ora nuove regole.
Il Ministero pubblico non dovrebbe essere l'unico ad aver voce in capitolo per quanto riguarda le misure di sorveglianze segrete. Si dovrebbe consultare anche un avvocato indipendente, indica il giudice federale Niklaus Oberhalzer alla SRF, per anni giudice dei provvedimenti coercitivi nel canton San Gallo.
Nel sistema attuale, precisa, il giudice non ascolta entrambe le parti nell'ambito di misure segrete - ad esempio sorveglianza telefonica o cavalli di Troia nei computer - ma solo gli inquirenti. D'altro canto, l'accusato non può dire nulla a riguardo, proprio perchè si tratta di misure segrete, aggiunge Oberhalzer.
Il giudice federale suggerisce di ricorrere a un avvocato indipendente, senza che l'accusato venga informato. Ciò dovrebbe garantire i suoi diritti e rispetterebbe un principio che si applica sempre nelle procedure penali: ovvero che entrambe le parti devono essere ascoltate.
Secondo Jürg Zinglé, presidente del Tribunale dei provvedimenti coercitivi di Berna, l'impressione che i giudici acconsentano a tutte le richieste è falsa. La Procura interviene solo in casi di sospetti urgenti e i giudici esaminano le richieste di vigilanza per accertare l'esistenza di una base giuridica e determinare la proporzionalità della misura.