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SVIZZERA«Armi anche ai Paesi in guerra»

20.08.18 - 17:57
Per la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale tale adeguamento non cozza con la neutralità e la tradizione umanitaria della Svizzera
Keystone
«Armi anche ai Paesi in guerra»
Per la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale tale adeguamento non cozza con la neutralità e la tradizione umanitaria della Svizzera

BERNA - I criteri per la vendita di armi all'estero vanno allentati per preservare l'industria bellica elvetica, la quale patisce al momento una diminuzione delle vendite. È con questo argomento che la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N) si dice favorevole ad autorizzare l’export di materiale bellico in Paesi implicati in un conflitto armato interno. Per la commissione, tale adeguamento non cozza con la neutralità e la tradizione umanitaria della Svizzera.

La questione della modifica dell'ordinanza sul materiale bellico prevista dal Consiglio federale è stata sottoposta alla CPS-N per un parere. Nei mesi scorsi, diverse prese di posizione, a sinistra e non solo dello spettro politico, hanno criticato le intenzioni del governo.

Il problema ha spaccato anche la commissione, che per 13 voti a 8 e 3 astensioni si è detta a favore della posizione governativa. Per 13 voti a 12, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, la CPS-N ha respinto le proposte che, attraverso mozioni di commissione, miravano a incaricare il Consiglio federale di lanciare una consultazione sulla questione e di rinunciare del tutto alla modifica di ordinanza.

Per la maggioranza della CPS-N, l'autorizzazione ad esportare materiale bellico dovrebbe essere concessa eccezionalmente «se non vi è motivo di supporre che il materiale bellico da esportare sarà impiegato nel conflitto». Infine, la durata di validità delle autorizzazioni rilasciate dovrà essere prorogata.

Per la CPS-N, la modifica proposta rispetta il principio sancito dalla legge sul materiale bellico, secondo il quale la Svizzera deve mantenere una capacità industriale adeguata alle esigenze della sua difesa nazionale.

La situazione economica in questo settore è inoltre tesa e le esportazioni in calo, ciò che mette in pericolo il know-how e i posti di lavoro. La maggioranza ha sostenuto inoltre che tale adeguamento dell'ordinanza «rappresenta soltanto un limitato adattamento delle condizioni alla prassi in vigore in altri Paesi europei paragonabili». «La prassi elvetica in materia di autorizzazione all'esportazione rimane più restrittiva», si specifica.

Tali adattamenti sono secondo la CPS-N compatibili con gli obblighi della Svizzera derivanti dal diritto internazionale - in particolare anche con il diritto della neutralità - i principi della sua politica estera e la sua tradizione umanitaria.

Per una minoranza della CPS-N, il mantenimento della base tecnologica e industriale per preservare la difesa nazionale è un argomento specioso, tanto più che già ora gran parte del materiale militare viene comperato all'estero.

Non è nemmeno possibile appurare con esattezza che il materiale di guerra esportato in Paesi coinvolti in un conflitto interno non sarà utilizzato in battaglia, dato che non vi è la possibilità di effettuare i necessari controlli. Per la minoranza è in gioco, se fossero allentate le autorizzazioni per le esportazioni ne patirebbe la reputazione del Paese.

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COMMENTI
 

foccalabindella 5 anni fa su tio
mi sembra giusto. Prima mandiamo le armi in paesi già devastati da guerre e poi chiudiamo le frontiere oppure di lamentiamo che ci sono le persone che scappano dai loro paesi e li blocchiamo alle frontiere oppure li ospitiamo in luoghi fatiscenti. Ma comunque probabilmente sono io che non ci capisco molto... le nostre sono armi neutrali, che uccidono in modo neutro (?), non compromettono la nostra posizione di nazione neutrale... (sigh).... e per i soldi, siamo disposti a contribuire a conflitti e morte.... della serie: tanto, se non lo facciamo noi, lo fanno gli altri.... complimenti... :-(

foccalabindella 5 anni fa su tio
Risposta a foccalabindella
dimenticavo.... è grazie al Signor Cassis che con la sua posizione ha aiutato a prendere questa decisione

tartux 5 anni fa su tio
Diciamolo giusto la cosa che non gli cozza sono i mucchi di quattrini che guadagnerebbero vendendo a nazioni in conflitto.

lo spiaggiato 5 anni fa su tio
I prodotti si vendono a chi li usa e ne ha bisogno... Mi sembra giusto... :-)))))
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