Dopo aver partecipato ad una seduta col ministro degli esteri Ignazio Cassis, Filippo Lombardi parla di uno «stallo» sostanziale nelle trattative con Bruxelles
BERNA - Sarebbe bene che la politica la smettesse di strumentalizzare gli attuali negoziati tra la Svizzera e l'UE su un futuro accordo istituzionale in vista delle elezioni federali del 2019. Parola del Consigliere agli Stati Filippo Lombardi (PPD/TI), contattato da Keystone-Ats al ritorno da Cologny (GE), dove in veste di presidente della Commissione di politica estera (CPE) ha partecipato ad una seduta col ministro degli esteri Ignazio Cassis.
Le poche parole spese dal comunicato diffuso al termine dell'incontro rispecchiano l'attuale situazione di stallo nelle trattative con Bruxelles, ha dichiarato il "senatore" ticinese.
Ci sono stati progressi in alcuni ambiti, ma vi sono difficoltà in altri. È il caso delle misure di accompagnamento alla libera circolazione volte a proteggere i salari dei lavoratori indigeni. In particolare si è discusso della regola degli otto giorni, che obbliga le società estere a notificare alle autorità elvetiche l'invio di distaccati e a versare una cauzione. L'Ue vorrebbe ottenere dalla Svizzera concessioni su questo fronte.
A tale proposito, Lombardi si è detto dispiaciuto che i sindacati abbiano deciso di non partecipare alle discussioni col consigliere federale Johann Schneider-Ammann, il padronato e i Cantoni per cercare una soluzione.
A questa problematica, si è aggiunta anche la questione di chi paga la disoccupazione ai frontalieri: al momento è lo Stato di residenza, ma l'Ue vorrebbe invece che fosse il paese il cui il lavoratore è attivo. Ciò causerebbe un onere ben più importante per la Confederazione.
Secondo Lombardi, ora non resta che attendere l'esito delle discussioni interne e ciò che deciderà di fare il Consiglio federale in settembre, quando dovrà prendere una decisione. A suo parere, però, la finestra di opportunità per negoziare con l'Europa prima delle votazioni che si terranno al suo interno nel 2019, come anche in Svizzera, si sta a poco a poco "chiudendo".
«Per questo non mi pare il caso che la politica metta il bastone tra le ruote del Consiglio federale», ha sottolineato Lombardi. Di recente, diversi presidenti di partito si sono chiesti se non fosse meglio interrompere le trattative con Bruxelles, viste le difficoltà attuali.