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SVIZZERA«L'obbligo di annuncio dei posti vacanti funziona bene»

09.08.18 - 09:52
Il direttore della divisione lavoro presso la Segreteria di Stato dell'economia Boris Zürcher ha commentato i dati diffusi oggi
Keystone
«L'obbligo di annuncio dei posti vacanti funziona bene»
Il direttore della divisione lavoro presso la Segreteria di Stato dell'economia Boris Zürcher ha commentato i dati diffusi oggi

BERNA - In vigore dal primo luglio, l'obbligo imposto ai datori di lavoro di annunciare gli impieghi vacanti per professioni con disoccupazione oltre l'8% sta funzionando bene: lo afferma Boris Zürcher, direttore della divisione lavoro presso la Segreteria di Stato dell'economia (Seco), commentando i dati diffusi oggi dai suoi funzionari.

La novità - frutto dell'applicazione annacquata del mandato costituzionale sull'immigrazione di massa, che in realtà prevedeva di imporre contingenti alla manodopera straniera - ha portato a una sensibile crescita dei posti vacanti annunciati agli uffici regionali di collocamento (URC), saliti a 30'004 - di cui 14'284 sottostavano effettivamente al dovere di segnalazione - contro i 13'150 di giugno.

«L'obbligo di annuncio è partito bene», ha affermato Zürcher nella conferenza telefonica con i giornalisti. «Il numero delle notifiche ha superato le nostre aspettative». Rallegrante è a suo avviso il fatto che vi siano anche circa 2000 annunci in più concernenti ambiti che non sottostanno all'imposizione.

La Seco non è comunque ancora in grado di dire quanto siano efficaci le nuove misure: non si sa quanti dei posti vacanti segnalati siano stati occupati grazi all'opera degli URC. «Faremo un'analisi dettagliata solo quando avremo raccolto esperienza con il nuovo sistema sull'arco di 12 mesi», ha sottolineato Zürcher.

L'obbligo di notifica concerne solo professioni con disoccupazione di almeno l'8%. Attualmente queste sono 19 e vanno dall'aiuto agricolo all'attore, passando per esempio da magazzinieri, betonieri e cementieri, nonché personale di servizio.

Il dovere di segnalazione rappresenta quella che è stata chiamata "preferenza indigena light", decisa dal parlamento dopo lunghe discussioni e polemiche per applicare l'articolo 121a della Costituzione (frutto dell'iniziativa popolare UDC sull'immigrazione di massa) senza intaccare la libera circolazione delle persone prevista dagli accordi bilaterali con l'Unione europea.

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