Nella sua qualità di Stato membro di Schengen la Svizzera ha soppresso i controlli sistematici al confine. Ha tuttavia continuato a eseguire controlli dogali e d'identità
BERNA - Alla Svizzera, nella sua veste di Stato di Schengen, non convincono le richieste del ministro degli interni tedesco Horst Seehofer (CSU) di aumentare i controlli alla frontiera e di respingere i migranti al confine.
«Dal punto di vista elvetico si tratta di un'illusione il pensare che con più controlli si possa bloccare completamente la migrazione irregolare», ha dichiarato all'agenzia tedesca DPA un portavoce della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
«Misure nazionali e unilaterali non risolvono i problemi, ma li spostano soltanto sugli Stati confinanti», ha aggiunto il portavoce. Seehofer sta chiedendo da settimane, senza trovare l'appoggio del partito della cancelliera Angela Merkel (CDU), che a partire dal primo di luglio i richiedenti asilo registrati in un altro Paese dell'Unione europea, debbano essere riaccompagnati al confine tedesco.
Dal canto suo la Confederazione, nei primi cinque mesi dell'anno, alla sua frontiera meridionale, ha proceduto al respingimento di 2556 migranti e alla loro riconsegna al primo Paese in cui si erano registrati. Nella sua qualità di Stato membro di Schengen la Svizzera ha soppresso i controlli sistematici al confine. Ha tuttavia continuato a eseguire controlli dogali e d'identità, poiché non è membro dell'unione doganale dell'UE. Le guardie di confine sono inoltre munite di droni ed elicotteri per individuare i migranti illegali.