È stata lanciata oggi a Ginevra un'iniziativa cantonale legislativa ispirata a quella di Neuchâtel. Di diverso c'è però l'importo orario minimo, maggiorato di tre franchi
GINEVRA - La Comunità ginevrina di azione sindacale (CGAS) ha annunciato oggi il lancio di una iniziativa cantonale legislativa per un salario minimo di 23 franchi all'ora. I sindacati sono appoggiati dai partiti di sinistra.
«Intendiamo raccogliere le 5227 firme necessarie entro la fine del mese» e depositarle il primo maggio, ha detto alla stampa il presidente della CGAS Alessandro Pelizzari.
Per elaborare il testo i sindacati ginevrini si sono ampiamente ispirati alla legge neocastellana. Il salario minimo è calcolato sulla base dei redditi da AVS e AI. A Neuchâtel, si arriva a 20 franchi all'ora, mentre a Ginevra a 23 franchi.
Tale meccanismo è stato avallato il 21 luglio del 2017 da una sentenza del Tribunale federale (TF) che, respingendo i ricorsi di padronato e organizzazioni economiche, ha fatto di Neuchâtel il primo cantone in Svizzera a disporre di una legge che fissa una busta paga minima, ha ricordato Davide De Filippo del Sindacato interprofessionale dei lavoratori (SIT).
Secondo gli iniziativisti una retribuzione minima di un po' più di 4000 franchi mensili è uno strumento che consentirà di lottare contro le cause della povertà a Ginevra. Circa 30'000 persone, ossia un decimo dei salariati e in maggioranza donne, vedrebbero aumentare il loro stipendio, a volte significativamente.
Attualmente queste persone ricevono anche meno di 3500 franchi al mese e dipendono dagli aiuti sociali per pagare l'affitto e l'assicurazione malattia. I resoconti delle spese pubbliche lo attestano, ha sottolineato Davide De Filippo.
A suo parere l'introduzione di un salario minimo può essere solo positiva. Il sistema spinge verso l'alto l'insieme delle remunerazioni, al fine di mantenere una differenza tra personale qualificato e non, e rilancia i consumi grazie ad un maggiore potere di acquisto. Inoltre si attenua il divario di paga tra uomini e donne.
D'altro canto - aggiunge De Filippo - l'iniziativa ha il vantaggio di imputare la responsabilità dei bassi salari al padronato e non di accusare gli stranieri o i frontalieri di esserne all'origine.
Oltre che Neuchâtel, il 22 novembre scorso anche il canton Giura, dopo quattro anni di discussioni, ha varato una legge sul salario minimo che prevede una retribuzione di almeno 20 franchi l'ora.