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SVIZZERAL'uscita da Schengen e Dublino? «Potrebbe costarci caro»

22.02.18 - 13:57
Uno studio indica conseguenze nefaste per l'economia svizzera, soprattutto nel settore turistico: «Si rischia una perdita di reddito di oltre 10 miliardi di franchi, ovvero il 3.7% del pil»
Keystone
L'uscita da Schengen e Dublino? «Potrebbe costarci caro»
Uno studio indica conseguenze nefaste per l'economia svizzera, soprattutto nel settore turistico: «Si rischia una perdita di reddito di oltre 10 miliardi di franchi, ovvero il 3.7% del pil»

 L'uscita dagli accordi di Schengen e Dublino avrebbe ripercussioni negative per l'economia svizzera. Un tale passo potrebbe in effetti causare una perdita di reddito massima di oltre 10 miliardi di franchi, l'equivalente del 3,7% del prodotto interno lordo (pil).

Le cifre sono riportate in uno studio elaborato su incarico dalla società di consulenza e ricerca Ecoplan, i cui risultati sono confluiti in un rapporto adottato dal Consiglio federale in adempimento a un postulato del gruppo socialista. Il bilancio - pubblicato oggi - che viene stilato della partecipazione di Berna ai suddetti bilaterali è molto positivo.

Entro il 2030, a seconda delle varianti analizzate, un abbandono costerebbe tra i 4,7 e i 10,7 miliardi di franchi, per un calo del pil compreso fra l'1,6 e il 3,7%. Anche il commercio con l'estero diminuirebbe, con le esportazioni che ne risentirebbero maggiormente rispetto alle importazioni. Sarebbero messe a dura prova le aree urbane di confine (Ticino, Basilea, Ginevra), così come le mete di villeggiatura, per esempio la regione della Jungfrau o Zermatt (VS).

Queste infatti dipendono in gran parte dalle visite di turisti provenienti da Stati con obbligo di visto: senza quello Schengen, i viaggiatori dovrebbero richiedere un visto supplementare per recarsi nella Confederazione, indebolendo l'insieme della piazza elvetica. Inoltre, nel caso in cui dovesse cadere l'associazione a Schengen/Dublino, i Paesi limitrofi sarebbero chiamati a svolgere controlli doganali sistematici al nuovo confine esterno con la Svizzera, fatto che comporterebbe un sensibile incremento dei tempi d'attesa e delle colonne ai valichi.

Il rapporto fa riferimento al periodo 2012-2016. Nell'ambito di Schengen, l'associazione della Svizzera ha determinato in media spese di circa 53 milioni di franchi all'anno per gli enti pubblici. La somma è stata soprattutto impiegata per l'esercizio e lo sviluppo del sistema d'informazione negli ambiti della cooperazione di polizia (SIS) e dei visti (VIS), così come per la partecipazione all'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex) e al Fondo europeo per le frontiere esterne (FFE).

Nell'ambito dell'asilo invece, l'accordo Dublino permette alla Confederazioni di ottenere risparmi giudicati notevoli dal governo. Essi derivano dal fatto che Berna trasferisce un numero nettamente più elevato di richiedenti asilo ad altri Stati di quanti ne debba accogliere. L'importo ammontava a circa 270 milioni all'anno. Sottraendo i costi indotti da Schengen, i due bilaterali hanno permesso alla Svizzera di economizzare attorno ai 220 milioni ogni dodici mesi tra il 2012 e il 2016.

Con un addio a Schengen/Dublino, non sarebbe inoltre più possibile accedere alle banche dati, importanti dispositivi nella lotta contro la criminalità transfrontaliera. Lo scambio automatico di informazioni del quale il nostro Paese approfitta attualmente (più di 15'000 segnalazioni all'anno) andrebbe a sua volta perso. I costi supplementari necessari per colmare queste notevoli lacune che si creerebbero nella sicurezza interna potrebbero elevarsi a quasi mezzo miliardo.

Nel rapporto si evidenzia pure come i vantaggi della situazione attuale non siano solo puramente monetari. L'attraversamento praticamente senza impedimenti dei confini ha indotto un intenso fenomeno di agglomerazione tra le regioni urbane di frontiera. Ciò ha comportato la nascita di vere e proprie realtà sociali ed economiche bi e trinazionali in aree metropolitane come quelle di Basilea e Ginevra.

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COMMENTI
 

centauro 6 anni fa su tio
Mi sembra che quando non esisteva l'accordo di Schengen la gente si spostava ugualmente e andava a fare spese nei Paesi confinanti e mangiare Sushi senza problemi!!! o no?

Jujuju 6 anni fa su tio
Certo facciamone altre di cavolate... non tiriamoci zappe sui piedi. Vogliamo chiedere un visto per andare a Milano, Como o Varese?

matteo2006 6 anni fa su tio
Risposta a Jujuju
Vedrai che se i ticinesi iniziano a non andare più a ponte tresa a fare la spesa, o a como a mangiare sushi perchè "troppo complicato" faranno in fretta a ripristinare una situazione simile e non saremo noi a doverlo fare ma i nostri vicini quando i commercianti andranno in rivolta a Roma perchè vedranno che nelle casse dei loro negozi, supermercati e ristoranti inizieranno a mancare diverse migliaia di euro provenienti dai consumatori ticinesi. Ci fasciamo la testa pensando che da certi accordi ci guadagniamo solo noi e ci perdiamo solo noi dimenticando che l'italia, la germania e la francia grazie agli svizzeri che vanno oltre frontiera hanno il loro bel guadagno.

lo spiaggiato 6 anni fa su tio
Risposta a matteo2006
Aha aha aha , figurati se Roma (o Bruxelles) farà caso ai commercianti di Lavena o Cannobbio... :-)))))

lo spiaggiato 6 anni fa su tio
Ci mancherebbe che uscissimo da Schengen... uno dei migliori accordi approvati dal popolo...

Tarok 6 anni fa su tio
uhh senza schengen e dublino mi cadrà il parrucchino!

Zico 6 anni fa su tio
praticamente la fine del mondo... mandiacagher

MIM 6 anni fa su tio
I visti turistici possono essere tranquillamente rilasciati dalle agenzie di viaggio.

interceptors 6 anni fa su tio
Il solito terrorismo che ormai non crede più nessuno....

Equalizer 6 anni fa su tio
Qualcuno spieghi a questi fenomeni che le aree come il Ticino sono già messe a dura prova, proprio da quando sono iniziati i bilaterali.
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