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BERNAParlamento, il sistema di incentivazione del clima e dell'energia non convince

31.01.17 - 13:37
Parlamento, il sistema di incentivazione del clima e dell'energia non convince

BERNA - Il sistema di incentivazione nel settore del clima e dell'energia non convince la Commissione dell'ambiente, della pianificazione del territorio e dell'energia del Consiglio nazionale che lo respinge all'unanimità.

Con 24 voti senza opposizione essa propone infatti al plenum di non entrare in materia. Si dice invece favorevole alla ratifica dell'Accordo di Parigi sul clima.

Mediante il disegno su un articolo costituzionale concernente le tasse sul clima e sull'elettricità il governo intende realizzare la seconda tappa della strategia energetica 2050, ovvero la transizione da un sistema di promozione a un sistema di incentivazione. La maggioranza della Commissione non nega l'utilità dell'incentivazione, ma ritiene che gli strumenti proposti siano "insufficienti, troppo poco differenziati ed inefficaci se si considera la situazione che vige attualmente sul mercato", si legge i n una nota del Servizi del parlamento.

Per una parte della Commissione il progetto è addirittura dannoso per l’economia svizzera e rischia di nuocere alla piazza economica nazionale. Vista l’attuale situazione di mercato e le difficoltà con cui devono misurarsi i produttori svizzeri di energia, la Commissione concorda sulla necessità di trovare rapidamente soluzioni sostenibili in grado di dare risposta ai problemi sul breve e sul lungo periodo.

Si tratta dunque di dare immediatamente avvio ai lavori per individuare un modello che risponda alle esigenze del mercato elettrico e di adottare, in sede parlamentare, e più precisamente nel quadro delle deliberazioni sulla nuova legge sul CO2 che il Consiglio federale dovrebbe presentare alle Camere entro la fine dell'anno, prime importanti decisioni a favore della protezione del clima.

Con 15 voti contro 8 e 2 astensioni, la Commissione si è pronunciata a favore della ratifica da parte del Consiglio federale dell'Accordo di Parigi sul clima, dopo il 2020. La Commissione ha inoltre approvato con 13 voti contro 12 l'obiettivo della Svizzera di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 50% rispetto al 1990 entro il 2030.

La maggioranza della Commissione ritiene che la decisione della Svizzera di darsi un obiettivo così ambizioso in vista dell'adesione rappresenti un segnale forte e testimoni l'importanza di un intervento immediato per evitare danni ancora più grandi all'ambiente e per scongiurare gravi conflitti dovuti appunto ai cambiamenti climatici.

Una minoranza propone di non entrare in materia poiché ritiene che la Svizzera possa comunque adottare misure a protezione del clima e che dunque l'Accordo sia inutile. Vi sono infine membri della Commissione favorevoli alla ratifica dell'Accordo che auspicano un obiettivo di riduzione delle emissioni del 40 rispettivamente del 60%. La portata delle misure da attuare in Svizzera e all'estero per raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni nel quadro dell'Accordo di Parigi non è ancora definita ma verrà sancita nella legge sul CO2 totalmente riveduta.

Ai lavori della commissione, presieduta dal consigliere nazionale Stefan Müller-Altermatt (PPD/SO), hanno partecipato anche la presidente della Confederazione Doris Leuthard e il consigliere federale Ueli Maurer.

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