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BERNAEducazione e ricerca, il governo vince su tutta la linea

09.06.16 - 13:47
Sono 26 i miliardi stanziati per la promozione dell'educazione, della ricerca e dell'innovazione per gli anni 2017-2020 decisi dal Consiglio nazionale
Educazione e ricerca, il governo vince su tutta la linea
Sono 26 i miliardi stanziati per la promozione dell'educazione, della ricerca e dell'innovazione per gli anni 2017-2020 decisi dal Consiglio nazionale

BERNA - La promozione dell'educazione, della ricerca e dell'innovazione (ERI) dovrebbe ricevere 26 miliardi di franchi per il periodo 2017-2020. Dopo una lunga discussione, il Consiglio Nazionale si è allineato completamente con il progetto governativo respingendo i tagli proposti dall'UDC e gli aumenti auspicati dalla commissione preparatoria.

Il credito chiesto dall'esecutivo rappresenta un aumento annuo del 2% rispetto al periodo precedente. Quattro sono le priorità: sostegno alla formazione professionale superiore, incoraggiamento alla la carriera scientifica, promozione della formazione dei medici e all'innovazione in Svizzera.

Per la Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Nazionale (CSEC-N) i 26 miliardi proposti dal governo non sono però sufficienti per raggiungere tutti gli obiettivi. La CSEC-N ha così chiesto 950 milioni supplementari per tornare al tasso di crescita del 3,2% proposto in un primo tempo dal Consiglio federale.

Da parte sua, l'UDC ha chiesto un taglio di quasi 990 milioni rispetto alla proposta governativa. "Il partito è convinto dell'importanza del settore dell'educazione e della ricerca, ma non è disposto a favorirlo a scapito di altri settori", ha sostenuto Aline Glauser (UDC/VD). "Ci battiamo per il rigore budgetario", ha aggiunto.

Le proposte democentriste di ridurre il credito ERI sono però tutte state bocciate. Il partito si è allora associato alla maggioranza di PLR e PPD e ha sostenuto la proposta difesa dal Consiglio federale. Queste formazioni politiche hanno definito la soluzione governativa "un buon compromesso" visto il deterioramento delle finanze federali.

La ricerca e l'innovazione rimangono un settore prioritario, ma deve anch'esso contribuire al programma di risparmio. Le spese continueranno comunque ad aumentare rispetto al credito quadro precedente, è stato ricordato in aula.

Il credito per il periodo 2013-2016 era di 23,8 miliardi di franchi, ha rammentato Johann Schneider-Ammann. Con circa 26 miliardi per i quattro prossimi anni, vi saranno mezzi supplementari a fronte di un rincaro quasi nullo, nonché un maggiore margine di manovra. Gli ambienti interessati sono stati associati alla correzione verso il basso del credito iniziale e si sono mostrati comprensivi con gli imperativi finanziari, ha assicurato il ministro della formazione e della ricerca.

I tentativi dello schieramento rosso-verde - sostenuti da PBD, PVL e da alcuni liberali-radicali e popolari-democratici - di far passare la variante proposta dalla commissione sono dunque falliti.

"La Camera sta per prendere decisioni irresponsabili per il Paese", ha deplorato Jean-François Steiert (PS/FR). A suo avviso, i compiti supplementari per il mondo accademico e scientifico nonché l'aumento del numero degli studenti necessiterebbero un aumento annuo del 3,9%. Potrebbero essere realizzati anche con un +3,2%, ma con meno mezzi ciò risulterà impossibile, ha aggiunto il friburghese.

"La Svizzera guida la classifica dei Paesi europei in materia di formazione, ricerca e innovazione, e deve rimanerlo", ha sostenuto Christine Bulliard (PPD/FR) a nome della commissione chiedendo, invano, di approvato la proposta della CSEC-N.

Per quanto attiene alla distribuzione dei principali crediti, i due Politecnici federali riceveranno 10,18 miliardi di franchi, la formazione professionale 3,63 miliardi, le Università 2,75 miliardi, le Scuole universitarie professionali 2,15 miliardi. Ulteriori 4,15 miliardi andranno al Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS), 946 milioni alla Commissione per la tecnologia e l'innovazione (CTI) a 761 milioni sono destinati alla cooperazione internazionale nel campo della ricerca e l'innovazione.

Da notare, infine, che la Camera ha anche approvato una revisione della Legge sui politecnici federali che consentirà alle due sedi di Zurigo e Losanna di fissare più liberamente le tasse di studio ed estendere le restrizioni per le ammissioni. Gli studenti che non sono domiciliati in Svizzera o che vi si trasferiscono per studiare potrebbero pagare tre volte di più rispetto agli studenti già residenti nella Confederazione.

La sinistra si è battuta contro questa "selezione finanziaria". "I criteri di ammissione non devono essere legati al solo portafogli degli studenti, ma alle loro competenze", ha sostenuto Mathias Reynard (PS/VS).

"Il principio di sottoporre ad una diversa tassazione i figli dei contribuenti domiciliati in Svizzera e che qui lavorano e pagano le imposte rispetto ad altri che vengono dall'estero non ci sembra così strampalato", ha replicato Fathi Derder (PLR/VD) ricordando che è una pratica già in vigore in altri Paesi.

Il dossier va ora al Consiglio degli Stati.

 

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