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BERNASorveglianza delle comunicazioni, "no" a conservare dati in Svizzera

16.03.16 - 09:56
La Posta e le imprese di telecomunicazioni non saranno obbligate a conservare in Svizzera i dati marginali delle conversazioni
Sorveglianza delle comunicazioni, "no" a conservare dati in Svizzera
La Posta e le imprese di telecomunicazioni non saranno obbligate a conservare in Svizzera i dati marginali delle conversazioni

BERNA - La Posta e le imprese di telecomunicazioni non saranno obbligate a conservare in Svizzera i dati marginali delle conversazioni. Lo hanno deciso oggi il Consiglio degli Stati, tacitamente, e il Nazionale, con 151 voti contro 28 e 13 astenuti, approvando le proposte della Conferenza di conciliazione. Il dossier è pronto per le votazioni finali

La Conferenza di conciliazione ha dunque sposato la versione fin qui difesa dalla Camera dei Cantoni che ha sempre sostenuto l'inapplicabilità di questa richiesta definita anche protezionistica. Tutte le imprese attive in Svizzera sono tenute a rispettare la legislazione elvetica indipendentemente da dove conservano i dati, aveva spiegato il relatore della commissione Stefan Engler (PPD/GR).

Il Nazionale ha invece per ben tre volte ribadito la necessità di conservare queste informazioni - mittente, destinatario, data, punto di partenza, ma non il contenuto della conversazione - in Svizzera per evitare che siano custodite in Paesi dove la legislazione sulla protezione dei dati è meno severa. Confrontata alla proposta della Conferenza di conciliazione - che se respinta avrebbe comportato l'affossamento dell'intero progetto - la Camera del popolo ha ceduto.

"Sarebbe irresponsabile affossare l'intero progetto unicamente a causa di questa divergenza", ha affermato Karl Vogler (PPD/OW) invitando i colleghi a considerare il testo nel suo insieme. A nulla sono quindi valse le promesse - formulate lunedì - del consigliere nazionale Franz Grüter (UDC/LU) di lanciare il referendum qualora il Nazionale rinunciasse allo stoccaggio dei dati in Svizzera. Grüter è peraltro presidente di una società specializzata nella conservazione di dati informatici con sede a Lupfig (AG).

Grazie alla decisione odierna, la sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni potrà così essere adeguata alle tecnologie moderne, specie Internet, per rimanere al passo con criminali sempre più agguerriti. Le autorità giudiziarie potranno ad esempio impiegare programmi informatici "spia".

Potranno essere utilizzati sia i GovWare che i cosiddetti IMSI-catcher. Potranno anche essere controllate le comunicazioni che utilizzano un protocollo VoIP come Skype.

Le perquisizioni online non saranno invece ammesse. Ciò significa che non sarà permesso usare GovWare che raccolgono informazioni sul disco fisso del computer. E neppure programmi che attivano webcam e microfoni.

La legge si applicherà inoltre soltanto alla sorveglianza di presunti autori di reati penali gravi, per i quali sarebbe ammissibile anche un'indagine sotto copertura: assassini, crimini mafiosi, finanziari o a carattere pedofilo. Non sarà possibile la sorveglianza a titolo preventivo, questa pratica è infatti regolata dalla Legge sulle attività informative adottata dal Parlamento in settembre.

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