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ZURIGOCredit Suisse: Dougan ammette comportamenti scorretti a Senato USA

26.02.14 - 18:14
Credit Suisse: Dougan ammette comportamenti scorretti a Senato USA
ZURIGO - Il presidente della direzione di Credit Suisse Brady Dougan, deponendo davanti alla sottocommissione permanente d'inchiesta del Senato americano assieme a tre collaboratori, ha ammesso oggi comportamenti scorretti da parte di alcuni dipendenti dell'istituto attivi in Svizzera in relazione a clienti americani che hanno evaso il fisco. Il management non ne era però al corrente.

"Vogliamo in primo luogo osservare che Credit Suisse riconosce come realtà storica il fatto che le leggi svizzere sulla protezione dell'identità dei clienti potessero prestare il fianco ad abusi e sono state anche sfruttate in tal senso", ha affermato Dougan. In particolare è chiaro che diversi clienti statunitensi di banche elvetiche hanno intravvisto nel segreto bancario svizzero una via per nascondere il fatto che non tutti i loro redditi erano stati dichiarati alle autorità fiscali locali e quindi tassati.

"È anche chiaro, e ce ne rammarichiamo profondamente, che alcuni bancari di Credit Suisse stazionati in Svizzera sembrano aver aiutato i loro clienti americani a nascondere redditi e patrimoni", ha aggiunto. Sebbene per le banche elvetiche non sia stato né sia ora illegale accettare denaro da americani, ha ancora dichiarato il CEO, è comunque assolutamente inaccettabile il fatto che impiegati attivi in Svizzera abbiano aiutato contribuenti statunitensi a eludere il fisco. "Nonostante il comportamento scorretto dei dipendenti abbia violato i nostri principi e non fosse noto al management, ce ne assumiamo la responsabilità e deploriamo profondamente le attività di tali collaboratori".

Dougan, così come il capogiurista della banca Romeo Cerutti e i due responsabili della divisione Private Banking & Wealth Management, Hans-Ulrich Meister e Robert Shafir, hanno anche elencato i correttivi finora adottati. Da quando la sottocommissione ha segnalato nel 2008 gli abusi del segreto bancario svizzero il Credit Suisse ha avviato misure attive per assicurarsi che solo clienti statunitensi che provano di essere in regola con le leggi fiscali americane possano essere clienti della banca. L'istituto si è inoltre è rifiutata di accogliere quelli "fuggiti" da UBS.

Credit Suisse ha pure fornito tutte le informazioni possibili nel rispetto della legislazione elvetica e ha dato apertamente il suo sostegno alla convenzione FATCA con gli USA sulla trasmissione di dati bancari. Cerutti ha pure ricordato che l'accordo rivisto sulla doppia imposizione è già stato ratificato dal parlamento elvetico nel 2010, ma non ancora dal Senato americano. Esso permetterebbe di consegnare molte più informazioni.

Stando a un rapporto di 181 pagine della sottocommissione presentato ieri dal senatore democratico Carl Levin, che da anni lotta contro i paradisi fiscali ed è un grande critico del segreto bancario elvetico, e dal collega repubblicano nonché ex candidato alla Casa Bianca John McCain, documento che funge da base per l'audizione guidata proprio da Levin, Credit Suisse avrebbe aiutato attivamente contribuenti americani a eludere il fisco del loro paese. Nei tempi d'oro degli affari offshore la banca avrebbe servito oltre 22'000 clienti statunitensi con un patrimonio complessivo di circa 12 miliardi di franchi, di cui tra l'85 e il 95% non è stato tassato, sostiene il rapporto. Cifre smentite dai rappresentanti della banca.

Per attirare clienti americani Credit Suisse ha agito in maniera altrettanto spudorata di UBS, è stato ancora affermato. In parte i bancari sono entrati negli Stati Uniti con un visto turistico, anche se erano giunti nel paese per motivi professionali. Sono stati organizzati eventi e regalati biglietti per manifestazioni in modo da conquistare nuova clientela. Inoltre spesso sono stati condotti affari nella filiale dell'aeroporto di Zurigo, così che i clienti americani - il rapporto parla di oltre 10'000 - non fossero nemmeno costretti a lasciare lo scalo.

ATS
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